sabato 24 novembre 2012

Fozza, Saru, ca cc'ià fai.

Altre tre belle sorprese di Rosario Crocetta:
1) 7 donne in un Giunta di 12 componenti;
2) tra esse una ventinovenne;
3) dopo Franco Battiato, anche il prof. Zichichi.

Per Andrea


Il 20 novembre un ragazzino di 15 anni si è suicidato.
È capitolato davanti alle derisioni, alle offese, all'isolamento dei suoi coetanei perché era o appariva gay.
Anche coloro che lo hanno fatto soffrire fino al punto di indurlo a scegliere la morte erano ragazzini di 15 anni.
La nostra Festa del Libro si differisce da tutte le altre che si svolgono in Italia perché è rivolta ai quindicenni: gli adulti regalano il loro libri perché siano donati in regalo ai ragazzi di questa età. Una forma di investimento per costruire un futuro più colto, più gentile, meglio attrezzato per comprendere il prossimo, un futuro liberato dalla rozzezza, dalla grettezza, dalla stupidità dell’idea della differenza tra “superiori” e “inferiori”.
Non avrebbe senso donare un libro senza sperare che serva anche a questo.
Per questa ragione la Festa di quest’anno sarà dedicata ad Andrea. Per potere parlare del diritto di ognuno di vivere come desidera e della disperata imbecillità di chi vorrebbe impedirlo.

venerdì 16 novembre 2012

BUON GIORNO, BELLA ITALIA PRESENZA ROSA GARANTITE NEI CONSIGLI E NELLE GIUNTE


 

La Camera ha approvato definitivamente il testo della legge, già approvata in Senato, che assicura il riequilibrio per una pari opportunità di genere in consigli e giunte degli enti locali, nei consigli regionali e nelle commissioni di concorsi pubblici.

Il testo prevede, tra l'altro, per i comuni sopra i 15mila abitanti, la decadenza delle liste che non rispettano le quote rosa oltre che la 'par condicio rosa' per le presenze in tv in campagna elettorale.

In tutti i comuni in cui si voterà nel 2013 compresa Roma, si voterà con la doppia preferenza e le giunte dovranno essere costituite con le nuove norme paritarie.
Una splendida giornata per l’Italia e la democrazia Grazie al meccanismo della doppia preferenza di genere e al limite dei 2/3 per la presenza di uno dei due generi, la presenza delle donne non sarà più un’eccezione ma diventerà la normalità".

mercoledì 14 novembre 2012

Un amore senza tempo



Avevo una donna,
era un angelo senza le ali
che teneva caldo il mio cuore
ma ora è volata via
ma non sono triste...
so che sta aspettandomi
e nel frattempo
sto imparando canzoni nuove
da cantare ancora insieme
in un nuovo inno all’amore.

Questa struggente poesia è stata scritta da Rosario Marzo nel 2002, tre anni dopo la “partenza” della sua amata Pinuccia.
Ne ha scritte tante altre su di lei e altre continua a scriverne. Se ne avrete l’opportunità leggetele tutte. In questo libro ne troverete cinquanta.
Vi stupirete di scoprire che il motivo prevalente è proprio questo: la fiducia che la rivedrà, l’ansia di essere all’altezza, a momento dell’incontro.
Egli le si rivolge, le parla, dialoga con lei, le racconta gli accadimenti quotidiani, tutti stravolti, adesso che non c’è lei.
E col pensiero la segue, e vuole sapere come trascorre il tempo, se è sempre vicina a Lui, se anche là la campagna è bella come quella iblea, se anche là il sole illumina e riscalda,se anche là si canta per amore e le farfalle danzano per gli innamorati.
E le chiede sempre “perché?”. Perché è accaduto, perché non siamo ancora insieme, perché Lui scelse lei? Si chiede mille volte, come Orfeo, cosa può fare per andarla a trovare e riportarla nel mondo dei vivi, cosa potrà fare per raggiungerla e fermarsi con lei. Ha un solo pensiero: tornare con lei e se perché questo accada dovesse essere necessario oltrepassare lui il confine, andrebbe felice dal suo amore.
Ogni cosa che vede, ogni sensazione che prova, ogni suono che sente per lui sono ponti ideali che lo avvicinano al suo amore, motivi di ricordi, legami e giustificazioni nei confronti della vita di prima.
Chi resta solo canta la solitudine, l’assenza della persona cara, ma Rosario parla di una presenza, di un amore sempre vivo.
E il suo canto è molto religioso, rispettoso nella volontà di Dio e fiducioso in un nuovo inizio nell’altro mondo.
Egli piange per la lontananza, ma sa che un giorno la raggiungerà. E nel frattempo conserva tutto come se lei dovesse tornare da un momento all’altro.
Di notte non dorme rassegnato o stanco, ma veglia sui ricordi, perché tutto sia pronto nell’eventualità che lei anche solo per un attimo possa tornare, veglia perché non vuole farsi trovare non in attesa.
Rosario è un vero e raffinato poeta. Piange per Pinuccia e compiange se stesso, ma nessuno tra chi lo ascolta rimane solo spettatore. Nessuno può fare a meno di rimanere commosso, di sentirsi vicino a loro due, nessuno rimane indifferente. Ma nessuno, dopo averlo letto, rimane triste e sconsolato. Perché questo esempio d’amore immortale, questi sentimenti, questo “vivere per sempre” attraverso l’altro ci conforta e ci consola.

Comu ‘na fogghia sicca
ca u vientu stuzzinia
vaiu curriennu notti e iuornu
sempri circannu a tia.

Un amore così grande segna la vita dei protagonisti e sconfigge la morte.

Guglielmo Tocco

sabato 20 ottobre 2012

San Giuseppe Giusto, grandi risultati



In due giorni, mercoledì e venerdì, davanti a noi che ci battiamo  per il  recupero di San Giuseppe Giusto si è aperta un’autostrada.
E noi saremo bravi a percorrerla fino alla meta ad alta velocità.
In primo luogo: la pulizia. Con gli aiuti di cui parlerò più avanti, da quello che un giorno fu il sagrato della chiesa, un’area di meno di cento metri quadrati, abbiamo tolto due autocarri e un motocarro di spazzatura e materiale inerte. Andateci adesso. Vi dovrete asciugare gli occhi umidi di commozione e potrete respirare a pieni polmoni l’aria fine di Ciricò senza timore di prendere una malattia. Qualcosa resta ancora da fare e la faremo presto, ma intanto il decoro e la dignità l’abbiamo ripristinato.
In secondo luogo: i mecenati. Un abbraccio forte ed un applauso va a due persone che si sono sobbarcate complessivamente ma separatamente almeno un migliaio di euro di spese di operai e trasporto detriti e spazzatura fino alla discarica: il sig. Riccardo Di Salvo di Carlentini e il sig. Giuseppe Bastante di Floridia. Il primo, dell’entourage dell’assessore regionale ai Beni Culturali Amleto Trigilio, venuto a conoscenza del nostro sogno ha voluto, di tasca propria, fare un regalo a Lentini e Carlentini e mercoledì scorso, 17 ottobre, ha mandato tre operai e un autocarro a togliere una buona parte di sterro, rifiuti e detriti, informandomi solo ad operazione avvenuta.
Il secondo è un imprenditore di Floridia, candidato alle elezioni regionali che, informato del nostro sogno dall’assessore provinciale Vito Brunetto e dal consigliere provinciale Francesco Saggio, ha scelto di spendere le somme che aveva destinato alla sua campagna elettorale su Lentini in un’operazione utile, romantica, da vero “buon politico”. Ha portato due operai e se stesso (in molti possiamo testimoniare che personalmente ha lavorato più di ogni altro operaio). Il lavoro di pulizia è stato pressoché completato venerdì 19.
In terzo luogo: le grandi alleanze. Di Brunetto e Saggio ho appena parlato, del prof. Paolo Giansiracusa, presidente provinciale dell’Archeo Club, storico dell’arte, direttore dell’accademia delle Belle Arti di Siracusa, autore, tra l’altro del prezioso volume “Le chiese del Siracusano e anche lui candidato all’Ars, ho parlato due settimane fa, dell’assessore Nuccia Tronco e dell’on. Mario Bosco ho parlato all’inizio i questa avventura. Oggi ho il piacere di annunciare l’entrata in campo dell’Archeo Club di Lentini. Ieri alcuni suoi componenti, la signora Teresa Ranno D’amico, la signora Maria Nigro Tornello e il prof. Gaetano Sferrazzo, capitanati dalla inesauribile e incontenibile preside Maria Arisco, sono venuti a trovarci ed hanno lavorato sodo per ore a fianco degli operai e dei nostri volontari (Rosaria Privitera Saggio, Alfredo Martinese Francesco Panarello) contribuendo sensibilmente alla pulizia del sito. Questa presenza preziosa ed esemplare ci fa molto ben sperare perché è noto a tutti che se anche l’Archeo Club adotterà San Giuseppe Giusto, la sua salvezza è garantita.
Pazienza se ancora le istituzioni e i “grandi politici” continuano a non manifestare il minimo interesse per questo monumento di interesse storico, artistico e archeologico. Ce la caveremo benissimo da soli, noi cittadini.

mercoledì 17 ottobre 2012

La piazza di De Chirico


http://www.lanotizia.tv/index_tg_detail.asp?id=1799
 
La piazza di De Chirico

Un mio amico su face book ha scritto “in cosa può essermi utile un politico che viene a chiedermi il voto?”
La domando mi ha fatto gelare il sangue nelle vene, in quelle poche parole è rappresentata tutta la drammaticità del momento che viviamo. E tutti i pericoli per la democrazia e per il futuro.
Immaginate la scena come fosse una foto o un quadro. In questo agghiacciante deserto esistono solo, il cosiddetto politico e l’elettore. Alle spalle del c.d. politico non c’è il luogo-simbolo del governo (Palazzo delle Aquile o Palazzo dei Normanni) e neppure il simbolo di un partito in cui egli possa riconoscersi o da cui possa trarre idee, ideali, etica (ideali ed etica sono quasi diventate parolacce, ormai le bocche si riempiono con parole più semplici, di uso comune e che contengono il concetto del limite di tempo e di intervento: “il progetto” o al massimo “il programma”)-No, egli è solo e il suo impegno massimo, almeno come è percepito dall’elettore, è quello di risolvere problemi individuali. Problemi di singole persone risolte da singole persone.
In questa immaginaria piazza deserta, di dechirichiana memoria, di fronte al “politico” c’è l’elettore. Anche lui solo, senza nessuno dietro o attorno. Tutto assente: bisogni collettivi, legami, istanze alte (istruzione, sanità, sviluppo. civiltà, libertà), niente, tutto scomparso. Rimangono solo il politico-mediatore e l’elettore che si illude di contrattare di vendere il suo voto al prezzo più alto, in un rapporto diretto, a due.
Se non conoscessi l’amico che ha posto quella domanda, penso che liquiderei la questione con qualche acida battuta.
Ma lo conosco molto bene e posso assicurare che si tratta di professionista giovane, colto, intelligente.
È probabile che egli non parli di se stesso ma, provocatoriamente, voglia rappresentare una scena ricorrente che non condivide.
Ciò, comunque, non attenuerebbe i motivi di preoccupazione
So bene che non tutti gli elettori pensano solo a cosa possono ricavare dal proprio voto e altrettanto bene so che non tutti i candidati sono come quello che ho descritto io.
Ma so anche che la scena descritta non è rara, anzi.
Allora cosa fare? Mi sembra banale dirlo, ma credo che questo piano inclinato possa raddrizzarsi solo attraverso la “rivoluzione dell’elettore”. L’elettore deve ricominciare a chiedere molto di più, interventi di interesse generale, non le mollichine per la sua vita privata, deve sentirsi responsabile anche lui del destino della sua terra, deve sapere scegliere ma anche pretendere che gli eletti siano bravi, siano espressione di un ideale, siano onesti.
In questi giorni si parla molto di evasori fiscali. Eco, l’elettore che vota solo per gli interessi suoi paragonabile all’evasore fiscale: pensa a se stesso e danneggia gli altri.



martedì 9 ottobre 2012

Una lenta e noiosa campagna elettorale


http://www.lanotizia.tv/index_tg_detail.asp?id=1785

Una lenta e noiosa campagna elettorale

La campagna elettorale scorre lenta e noiosa.
Stancamente ci avviamo verso le elezioni regionali.
Viste dall’angolazione degli elettori tutto è uguale alle altre volte.
I candidati presidenti sono stati scelti dalle segreterie nazionali e regionali dei partiti e, pur di accrescere le loro possibilità di vittoria sono disponibili ad allearsi anche con ch fino al giorno prima additavano come il diavolo.
I due che hanno maggiori possibilità di vincere, Crocetta e Musumeci, non sono espressione di grandi partiti, ma da essi sono usati come bandiere.
Evidentemente nelle loro fila, non avevano personalità forti e attraenti da candidare.
Crocetta e Musumeci sono persone degne, oneste, all’altezza di svolgere u compito difficile, ma entrambi sono a sovranità limitata. Entrambi dovranno dar conto, concordare, pattuire con partiti “pesanti” che non sono neanche i loro partiti.
Naturale che non ci sia fascino.
Come sempre la mobilitazione più vistosa e diffusa è quelli per le elezioni dei deputati.
Ma qui la legge elettorale ci gioca un brutto tiro: tutto si risolve in una competizione provinciale. Noi della provincia di Siracusa voteremo per eleggere sei deputati della nostra provincia, così faranno gli elettori di ogni provincia. L’obbiettivo è quello di avere una presenza garantita nel territorio, ed è giusto, ma nella realtà si penalizza fortemente la qualità e il rinnovamento.
Per non farla lunga, nella nostra provincia tutti e sei gli uscenti si sono ricandidati. È chiaro che chi è stato deputato per una o due legislature si presenta ai nastri di partenza con più visibilità, più seguito e più disponibilità economica di chi si candida per la prima volta e quindi ha molte più probabilità di farcela.
Chissà, forse limitando ad una o al massimo due le legislature forse ci sarebbe maggiore possibilità di vedere in campo qualche sconosciuto di valore.
Ma il guaio più grande è che in questa lotta all’ultimo sangue tra partiti, gruppi di potere, personaggi più o meno aggressivi c’è pochissimo spazio per chi può offrire doti, diciamo così, non aggressive come la competenza, l’indipendenza del pensiero, la specializzazione.
Io ho un amico che è un esperto, una vera autorità, nel campo dei beni artistici e culturali.
I beni artistici e culturali in Sicilia non sono piccola cosa, non sono solo bellezza ed identità. Né sono godimento per chi ha tempo da perdere. Sono tanti e così importanti che se curati e sfruttati con un minimo di competenza potrebbero costituire una fonte di ricchezza e di lavoro straordinari.
Il mio amico si è candidato all’ARS, per mettere a disposizione della nostra Regione la sua competenza, la sua altissima professionalità.
Ma potrà essere votato solo dagli elettori di questa provincia. Dovrà competere  con prima con la “politica”, (una volta si diceva “il primato della politica”), poi con i partiti che scelgono e sostengono i loro candidati secondo criteri di distribuzione e di rapporti di forza interni, in terzo luogo con candidati disposti a spendere una fortuna per imporsi. Infine, con il nemico peggiore: l’elettore. L’elettore classico, dico, quello che si ritiene “sperto” quello che “tanto son tutti uguali”.
Questi non si accorgono (o fingono di non accorgersi) quanto differenza c’è tra chi è di destra e chi è di sinistra, tra chi imbratta i muri e chi non lo fa, tra chi si gioca anche la famiglia per essere eletto e chi semplicemente si propone, tra chi parla di tutto senza sapere niente e chi almeno in un campo è specializzato.
Vacci a parlare con questi. Questi, siccome “son tutti uguali”, spesso capita che hanno già scelto a chi vendere il proprio voto per un piatto di lenticchie. E il 29 diranno “visto che non cambia niente?”.

mercoledì 3 ottobre 2012

Un gioiello ritrovato


http://www.lanotizia.tv/index_tg_detail.asp?id=1782

Un gioiello ritrovato

Siamo partiti, pieni entusiasmo, per togliere dall’oblio e riportare al presente, tra di noi, una chiesetta che faceva parte del panorama dell’anima. Man mano che stiamo lavorando stiamo scoprendo che la Chiesetta di San Giuseppe Giusto è un gioiello il cui valore non può più essere commisurato solo ai beni della nostra città, ma può definirsi assoluto, sia sotto il profilo artistico che sotto il profilo storico.
Ieri abbiamo avuto una consulenza insperata, quella del prof. Paolo Giansiracusa, direttore e docente dell’Accademia delle Belle Arti di Siracusa, conferenziere notissimo anche a Lentini, critico storico dell’arte, autore di molti testi, tra cui “Le chiese della provincia di Siracusa”, Il professore ha rilevato che la chiesa contiene stratificazioni sovrapposte che vanno dal periodo greco (c’è un pozzo di manifattura greca) a quello bizantino (l’altare sicuramente) ai primi secoli dello scorso millennio (l’intervento dei templari citato dal Sebastiano Pisano Baudo) al 1700 (la facciata ricostruita dopo il terremoto del 1693).
Se fino ad ora l’interesse era solo lentinese adesso tutte le istituzioni devono drizzare le orecchie: il Comune di Carlentini, la provincia Regionale di Siracusa, la Soprintendenza ai Beni Culturali, l’Assessorato Regionale, perché adesso non è in ballo solo la memoria dei lentinesi (che a me comunque, non sembrava cos da poco) ma un pezzo del patrimonio artistico-storico-archeologico siciliano.
E se per i lentinesi prima si trattava di un interesse sentimentale ed identitario, adesso si tratta di potere fruire e valorizzare un bene di grandissimo valore. I nostri antenati questo lo sapevano o quanto meno lo intuivano; la via che conduce al sito, cioè la via dell’ospedale, fino ai primi del ‘900 si chiamava via San Giuseppe Giusto. Solo dopo la costruzione dell’ospedale cambiò nome. Adesso che l’ospedale non c’è più sarebbe cosa buona e utile ridare alla via il suo vecchio nome. Sarebbe la prova tangibile che  lentinesi di questo secolo hanno capito l’importanza di quella chiesa e vogliono riconoscergli il valore e l’importanza storica che merita.
Soprattutto sarebbe la prova che a questo paese piuttosto povero non vogliono negare qualcosa che è suo ed è di grande valore. Una città è affascinante non solo per le cose che mostra, ma anche per quelle che racconta. In questo periodo siamo piuttosto depressi, ma se riuscissimo a capire questo importante segreto, Lentini sarebbe una delle piccole città più affascinanti d’Italia.
Pensate alla storia dei greci e di Gorgia, alla presenza di Iacopo e Riccardo, dei Templari, del Biviere, della centrale idroelettrica, della nascita della zona commerciale della stazione, dell’epopea dei giampuliroti, delle lotte bracciantili ed ora a tutti i segreti di San Giuseppe Giusto. Tutte storie poco note a noi stessi e sottovalutate da chi le conosce ma che, se sapute raccontare, possono cambiare l’immagine della nostra città. Tutte storie da raccontare.

venerdì 28 settembre 2012

Conta la musica



Conta la musica

Metti insieme un deliziosissimo libro, due geniacci, quattro musicisti di vaglia, due splendide voci e due grandi promesse del teatro.
Ne viene fuori una miscela esplosiva che non lascia scampo.
Chi è stato presente all’arena Santa Croce martedì sera è rimasto inchiodato alla poltroncina anche dopo la fine. E di sera tardi la temperatura non era certo altissima.
Il libro è “Conta la musica”, scritto da Claudio Buccheri, un avvocato lentinese che vive a Catania (questo è il secondo della sua giovane carriera di scrittore, il primo è stato “Riflessi d’argento su blu cobalto”).
Un libro scoppiettante, pieno di brio e di trovate: la storia, raccontata in prima persona, di un giovane avvocato “per caso” che detesta amabilmente la propria professione che ormai non può cambiare (forse per eccesso di pigrizia). E siccome certi incontri li fa solo chi li sa raccontare, i suoi clienti (ma anche i suoi amici e le sue donne) sono tutti un po’ stravaganti: qualcosa a metà strada tra i clienti della pensione del nipote di Totò nel “Medico dei pazzi” e i protagonisti di “I civitoti in pretura”. Egli li osserva tutti con grande bonomia e il disincanto di chi si sente in quello studio di passaggio. E siccome la sua vera (e unica) passione è la musica ad ogni incontro professionale non può fare a meno di assegnare una colonna sonora, un brano musicale scelto tra quelli che conosce (e sono tanti) e che canticchia nella sua mente mentre i suoi clienti si impegnano in vere e proprie performance per convincerlo delle loro innegabili ragioni e per interessarlo anche dal punto di vista emotivo.
I geniacci sono Giuseppe Cardello, poeta, cuntastorie e regista e Salvo Amore musicista e compositore sopraffino, i quali hanno ideato una presentazione del libro a dir poco creativa, nel senso che hanno messo in piedi un’altra opera d’arte e fortunata, figlia dello libro e della musica.
I musicisti, oltre allo stesso Salvo Amore ore, sono talenti notevolissimi: Luca Aletta, compositore, pianista e fisarmonicista, Stefano Cardillo, bassista, Alessandro Borgia, batterista.
Il canto è affidato a Pippo Cardello,a Simona Sciacca e Rachele Amore.
Le voci recitanti sono quelle di Ginevra Cicatello e Nicolò Lasciato giovanissimi e molto promettenti attori. Nicolò canta anche alcuni brani, mentre il maestro Cardello fa quasi tutto, tranne che danzare: regista, sceneggiatore, narratore, cantante. A Ginevra e Nicolò sono particolarmente legato per avere avuto in passato qualche esperienza in comune difficile da dimenticare.
La serata si è svolta martedì 25 settembre, e un’altra volta aveva avuto luogo nella primavera scorsa nel salone del Sant’Alphio Palace. Io, però continuo a parlarne al presente. Lo faccio proprio perché non si tratta più della presentazione di un libro, bensì, come dicevo prima, di u’opera letteraria musicale nuova e con una sua vita autonoma. Un’opera non cessa di esistere dopo essere stata rappresentata una, due o dieci volte: esiste e basta.
Prima di chiudere, voglio ricordare l’assessore Nuccia Tronco, se posso dire così, madrina di questa creatura , giacché l’ha sostenuta, incoraggiata, per qualche verso anche suggerita.
Con buona pace di chi continua a dire che Lentini è una città moribonda, se non addirittura morta.
A me questa città mi piace.

Conta la musica


  
Metti insieme un deliziosissimo libro, due geniacci, quattro musicisti di vaglia, due splendide voci e due grandi promesse del teatro.
Ne viene fuori una miscela esplosiva che non lascia scampo.
Chi è stato presente all’arena Santa Croce martedì sera è rimasto inchiodato alla poltroncina anche dopo la fine. E di sera tardi la temperatura non era certo altissima.
Il libro è “Conta la musica”, scritto da Claudio Buccheri, un avvocato lentinese che vive a Catania (questo è il secondo della sua giovane carriera di scrittore, il primo è stato “Riflessi d’argento su blu cobalto”).
Un libro scoppiettante, pieno di brio e di trovate: la storia, raccontata in prima persona, di un giovane avvocato “per caso” che detesta amabilmente la propria professione che ormai non può cambiare (forse per eccesso di pigrizia). E siccome certi incontri li fa solo chi li sa raccontare, i suoi clienti (ma anche i suoi amici e le sue donne) sono tutti un po’ stravaganti: qualcosa a metà strada tra i clienti della pensione del nipote di Totò nel “Medico dei pazzi” e i protagonisti di “I civitoti in pretura”. Egli li osserva tutti con grande bonomia e il disincanto di chi si sente in quello studio di passaggio. E siccome la sua vera (e unica) passione è la musica ad ogni incontro professionale non può fare a meno di assegnare una colonna sonora, un brano musicale scelto tra quelli che conosce (e sono tanti) e che canticchia nella sua mente mentre i suoi clienti si impegnano in vere e proprie performance per convincerlo delle loro innegabili ragioni e per interessarlo anche dal punto di vista emotivo.
I geniacci sono Giuseppe Cardello, poeta, cuntastorie e regista e Salvo Amore musicista e compositore sopraffino, i quali hanno ideato una presentazione del libro a dir poco creativa, nel senso che hanno messo in piedi un’altra opera d’arte e fortunata, figlia dello libro e della musica.
I musicisti, oltre allo stesso Salvo Amore ore, sono talenti notevolissimi: Luca Aletta, compositore, pianista e fisarmonicista, Stefano Cardillo, bassista, Alessandro Borgia, batterista.
Il canto è affidato a Pippo Cardello,a Simona Sciacca e Rachele Amore.
Le voci recitanti sono quelle di Ginevra Cicatello e Nicolò Lasciato giovanissimi e molto promettenti attori. Nicolò canta anche alcuni brani, mentre il maestro Cardello fa quasi tutto, tranne che danzare: regista, sceneggiatore, narratore, cantante. A Ginevra e Nicolò sono particolarmente legato per avere avuto in passato qualche esperienza in comune difficile da dimenticare.
La serata si è svolta martedì 25 settembre, e un’altra volta aveva avuto luogo nella primavera scorsa nel salone del Sant’Alphio Palace. Io, però continuo a parlarne al presente. Lo faccio proprio perché non si tratta più della presentazione di un libro, bensì, come dicevo prima, di u’opera letteraria musicale nuova e con una sua vita autonoma. Un’opera non cessa di esistere dopo essere stata rappresentata una, due o dieci volte: esiste e basta.
Prima di chiudere, voglio ricordare l’assessore Nuccia Tronco, se posso dire così, madrina di questa creatura , giacché l’ha sostenuta, incoraggiata, per qualche verso anche suggerita.
Con buona pace di chi continua a dire che Lentini è una città moribonda, se non addirittura morta.
A me questa città mi piace.