mercoledì 30 novembre 2011

Spreco e penuria di immobili a Lentini.

http://www.lanotizia.tv/index_tg_detail.asp?id=1545

In questi giorni l’argomento più ricorrente in Italia è quello ch riguarda l’economia, la crisi economica, la inderogabile necessità di risparmiare, di non sprecare nessuna risorsa.
L’argomento più ricorrente a Lentini, invece riguarda la Biblioteca comunalei cui locali sono piccoli, fatiscenti, poco illuminati
Due argomenti così distanti, diversi per importanza e per popolazione interessata trovano il un comune denominatore in una pletora di immobili non utilizzati, ma tutti molto ampi, situati nel centro urbano di Lentini.
Mi riferisco al Palazzo del Fascio, proprio in piazza Duomo, alla ex Caserma dei Carabinieri, in via Arrigo Testa, alla ex Upim, in via Garibaldi e all’ex Istituto tecnico per Geometri e Ragioneri di piazza Raffaello. Nel cortile della Biblioteca c’è un locale grazioso e abbastanza ampio, l’ex AIAS, anche questo sistemato da poco, ma a tutt’oggi inutilizzato.. Ad appena cento metri di distanza da quest’ultimo c’è lo scheletro dell’ex Auditorium dell’Antico Lavatoio comunale. Accanto ad esso ci sono gli enormi magazzini del Consorzio Agrario. Verso l’alto, nel quartiere Badia, abbiamo il Palazzo Beneventano e l’ex Ospedale. Più in alto ancora, dentro il cimitero c’è il convento dei cappuccini, un bello e grande edificio restaurato da poco tempo, scendendo dl cimitero, in via Arimondi c’è il Chiostro della Badia, dove per decenni c’è stata la Scuola Elementare, da poco restaurato. Poi, in via Agnone c’è l’ex Scuola Guglielmo Marconi, che ha un ingresso anche in via Etnea.
Mi fermo qui perché per il discorso che intendo sviluppare mi basta, ma sono certo che ognuno di vo che mi legge o mi ascolta ne potrebbe aggiungere amtri.
Molti dei locali che ho nominato non sono di proprietà comunale: l’ex caserma è della Provincia Regionale, il Palazzo del Fascio è del Ministero delle Finanza, l’ex Upim è di un privato, il vecchio ospedale è della Regione, e così via.
Ma il fenomeno è così vasto che forse merita di essere affrontato in maniera decisa e radicale.
C’è bisogno di un censimento di tutti questi edifici che potrebbero essere di interesse pubblico e che invece da patrimonio si sono trasformati in problema. Mi permetto di azzardare un suggerimento. Il sindaco è stato bravissimo a procurarsi la collaborazione a titolo gratuito di quattro esperti:Censabella per la sanità, Rossitto per la legalità, Cappellano per i servizi socio-assistenziali e Tribulato per l’agricoltura.
Perché non dotarsi di un quinto esperto in grado di affrontare questa questione degli immobili? Si tratterebbe di censire questo enorme patrimonio e definire con gli Enti proprietari un piano di utilizzo.
Sto parlando di una politica del patrimonio dell’edilizia pubblica,
Il comune dovrebbe prendere il controllo del territorio urbano,
dovrebbe poter dialogare, da una posizione di forza, con la provincia, ol ministero, col consorzio, con l Regione e con i privati per dare indirizzi. i.
Io credo che c’è una cosa che grida vendetta: Sta benedetta Biblioteca comunale di cui tanto si parla in questi giorni; Sarà vero che i problemi che la strangolano sono tanti. Ma che senso ha lasciarla nei locali angusti in cui si trova quando a duecento metri, in un posto ancora più centrale di via Aspromonte c’è la caserma dei carabinieri vuota? E che senso ha mantenere uffici comunali in locali in affitto in periferia se in piazza c’è il Palazzo del Fascio? Non sarà facile averli ma intanto obblighiamoli a spiegarci cosa intendono farne e se del caso apriamo un contenzioso. Fra qualche settimana anche quell’immenso edificio che ha ospitato l’ospedale sarà del tutto libero. Di nuovo dobbiamo sopportare che l’ente proprietario lo lasci in abbandono?
Quanti uffici pubblici comunali e non si trovano sparsi in locali in affitto spesso inadeguati, dalla Soat, alla Pubblica Sicurezza, dalla Polizia Stradale al GAL? E se fosse il comune a prendere l’iniziativa per farli trasferire tutti nel vecchio ospedale con enormi risparmi per tutti, non sarebbe opera meritoria e molto vantaggiosa?

mercoledì 23 novembre 2011

La biblioteca tra attualità e storia

http://www.lanotizia.tv/index_tg_detail.asp?id=1542

Nei giorni scorsi diverse associazioni e molti cittadini hanno sottoscritto la richiesta, al sindaco, di un incontro pubblico per affrontare tutti insieme il problema della Biblioteca Comunale. Essa versa in condizioni non all’altezza dell’importanza e l’utilità della stessa, della ricchezza del patrimonio librario, delle tecnologie che i tempi ci mettono a disposizione. Anch’io l’ho firmata consapevolmente. Tuttavia mi sento di dire due cose che nella premessa della petizione non sono dette, suppongo per mancanza di spazio.
La prima riguarda il personale che si occupa della Biblioteca. Abbiamo una direttrice molto preparata e dalla indiscutibile esperienza, Due impiegate a tempo pieno e quattro a tempo ridotto.
Ebbene, pur in quella struttura fatiscente, in quegli spazi angusti e con un’illuminazione assolutamente inadeguata, la direttrice dottoressa Mangiameli e gli impiegati riescono a tenere la catalogazione perfettamente aggiornata e i testi consultabili e a garantire l’apertura al pubblico per 5 giorni alla settimana per 12 ore al giorno.
Mi sembra pacifico che da loro non possiamo pretendere che decidano quando, dove e come spostare la Biblioteca. né di finanziare il processo di ammodernamento e di informatizzazione della stessa.
Io mi sento di ribadire il mio apprezzamento e la gratitudine di cittadino.

In secondo luogo vorrei rivolgere un pensiero grato ad alcuni nostri concittadini, ormai tutti scomparsi che ebbero un ruolo fondamentale nell’apertura della nostra Biblioteca. Sono il sindaco Otello Marilli, che il 18 luglio del 1957 con delibera n. 233, la istituì, il geometra Carlo Lo Presti, che di essa fu il primo direttore e l’ingegnere Carlo Cicero, che fu il Presidente del primo Consiglio di Amministrazione, l’avvocato Alfio Sgalambro, l’avvocato Filadelfo Pupillo, il dottor Francesco Bonfiglio, il ragionier Vitale Martello, il professor Giuseppe Di Rosa, il signor Gaetano Ossino, che ne furono componenti.
La biblioteca non fu solo lo straordinario, nuovo, inaspettato luogo dei libri, della lettura, della cultura, ma anche centro motore di incontri, dibattiti, mostre d’arte, presentazione di libri, iniziative culturali di ogni tipo. Ma, appunto, c’era un comitato che si occupava di tutto ciò. Questo stesso comitato pochi anni dopo diede vita al PREMIO LENTINI, una manifestazione culturale che entrò di prepotenza nel panorama nazionale, che diede lustro e splendore alla città e che richiamò a Lentini personaggi entrati nella storia del teatro, della poesia, della letteratura italiani, da Leonardo Sciascia a Turi Vasile, da Lydia Alfonsi a Mario Gori, da Arnaldo Frateili ad Alberto Bevilacqua, e così via,.
Essi provenivano da un’esperienza esaltante che aveva dato una spinta inimmaginabile a un paesone agricolo da poco uscito dalla guerra: Il Centro Studi. Insieme a loro operarono il prof. Salvatore Ciancio, Giuseppe La Pira, Rosina Pisano, Gianni Cannone e tanti giovani e giovanissimi che in seguito si distinsero per i contributi dati alla città. Dentro il Centro Studi nacque l’intuizione che Leontinoi doveva trovarsi sul colle San Mauro, dal Centro Studi si ebbe la spinta propulsiva per l’inizio della prima campagna di scavi. per l’apertura del museo archeologico, per l’apertura del Liceo Classico e, per l’appunto della biblioteca.
Non poteva bastare la pagina della premessa della richiesta né questo mio breve intervento per parlare di nostri eroi civili. Forse un convegno potrebbe essere più appropriato. Io mi sentivo in dovere di ricordarli e l’ho fatto.
Ma non posso chiudere senza ricordare con grande affetto l’indimenticabile Cecè Pisano, il caro simpatico brontolone che per anni fu l’unico addetto al pubblico della Biblioteca di via Arrigo Testa.

giovedì 17 novembre 2011

Due feste in tre giorni

http://www.lanotizia.tv/index_tg_detail.asp?id=1533

La scorsa settimana a Lentini è accaduto qualcosa di speciale: è nata una nuova festa laica. La festa del libro e della lettura. Ma si potrebbe chiamare anche la festa delle quindicenni e dei quindicenni, O anche la festa dell’incontro tra giovani e adulti. Oppure la festa dell’amicizia o la festa sei giovani talenti lentinesi. O in tanti altri modi. La prima edizione di questa festa, quella che si è tenuta il 10 novembre nell’Aula Consiliare è stata tutte queste feste messe insieme. Lo spunto era semplice: gli adulti regalano un libro ai quindicenni. Da qui tutte le implicazioni immaginabili, perché c’era dentro l’idea del regalo, l’idea del libro, l’idea di diverse generazioni che si incontrano e dialogano, l’idea di una città che viole crescere sul piano culturale. L’idea di Lentini città gentile. Poi ne sono sorte altre. La caduta di divisioni ideologiche e politiche, la partecipazione di club e associazioni importanti, la partecipazione di associazioni e semplici cittadini di Carlentini, Catania, Siracusa, Firenze, Pisa, Parma, Novara e perfino degli Stati Uniti e del Canada. Abbiamo avuto modo di scoprire giovanissime e bravissime scrittrici, come Giulia Corsino, poetesse e poeti quindicenni, come quelli del Liceo Gorgia, lettrici di alto livello, come Katia Cava e Ginevra Cicatello, abbiamo goduto della musica jazz del Salvo Amore Quartet e dei canti etnici dell’Encelado superbo di Pippo Cardelo. Abbiamo avuto conferma della estrema sensibilità dei lentinesi e dei tanti autori di questa città, dai notissimi Alfio Siracusano e Pippo Cardello alle per ora meno note Brunella Li Rosi
E Carmela Vacante, quest’ultima instancabile viaggiatrice e fotografa autrice di libri-documentario di straordinario vigore. Non dimenticando che l brillante sarto che ha cucito tutto è stato il solito splendido –silvio Breci, più brillante e agile che mai. Insomma, una festa vera, rica, sapida da istituzionalizzare.

Anche gran parte dell’Italia ha festeggiato la settimana scorsa. Ha festeggiato la discesa di Berlusconi. Non la siscesa in campo ormai mitica ma la discesa dal governo.
Molte persone per bene e in buona fede che lo hanno votato e che per lui nutrono un sentimento che ricorda molto il tifo da stadio, non l’hanno presa bene e forse non accetteranno mai l’idea che il loro idolo sia stato costretto a dimettersi pur essendo capo di un partito che a tutt’oggi ha la maggioranza assoluta. Debbono prenderne atto. Il Berlusconi degli ultimi anni non ha niente a che vedere con quello che hanno votato. È un uomo che, come diceva lui stesso in una telefonata, governava a tempo perso, che si addormentava davanti a tutti al Parlamento e in incontri ufficiali, che non capiva più che il suo ruolo pubblico gli imponeva degli obblighi di stile, di eleganza, di frequentazioni. E alla fine è stato indotto alle dimissioni da tutto il composito arcipelago della destra italiana ed europea di cui egli fa parte. Lo hanno spinto fuori da Palazzo Chigi Merkel e Sarkozy, entrambi di destra, i tanto vituperati Fini e Casini, non certo di sinistra, La Confindustria e la Confederazione Episcopale, non certo rivoluzionari. Insomma, il suo declino fisico e mentale e il degrado dei suoi comportamenti lo hanno reso incapace di affrontare un periodo particolarmente difficile e lo hanno reso incompatibile con il ruolo che ricopriva.

domenica 13 novembre 2011

Il virus del cattivo linguaggio

Martedì 8/11/2011

http://www.lanotizia.tv/index_tg_detail.asp?id=1528

L’avventura del governo Berlusconi sembra ormai finita. Questione di giorni o addirittura di ore. A me, che sono di sinistra, semra una liberazione. Ma, io sono di sinistra e questo è normale. Ma c’è qualcosa che forse non è né di sinistra né di destra. Ed è il disgusto per certo modo di esprimersi. In questi ultimi tempi di berluscon-leghismo abbiamo dovuto sopportare un linguaggio basso. L’area della politica è stata più somigliante agli ambienti dell’avanspettacolo, delle osterie, delle vecchie caserme. Ne ho parlato altre volte: il dito medio alzato, le pernacchie, i giudizi estetici una volta su Rosy Bindi, un’altra sulla Merkel, sono più da ubriaconi e da teppisti che non da politici .
Ma c’è un altro aspetto del linguaggio degradato che è più pericoloso.
Mi riferisco la linguaggio che in questi giorni sta venendo fuori con maggiore forza e che i media portano in prima pagina senza alcuna annotazione negativa. Lo sentiamo tutti i giorni e ormai non ci colpisce. Per l’ennesima volta l’altra sera il ministro Maroni, in un’intervista su Rai Tre diceva: “Chi ha vinto governa, chi ha perso sta all’opposizione” Il concetto è ineccepibile. Ma i verbi vincere e perdere sono altamente irrispettosi diseducativi perché escludono il terzo soggetto: l’elettorato.
E una frase apparentemente ovvia nasconde un forte impoverimento della democrazia. In democrazia, quella non impoverita, gli elettori giudicano, insieme, i programmi, le personalità, e le coalizioni o i singoli partiti per la loro capacità di realizzare quei programmi. Quel ricorrente “Io ho vinto” denuncia un’altra concezione, diversa da quella della democrazia. È un piccolo virus che si insinua e man mano modofica il senso delle cose. Duara da circa vent’anni e nessuno lo combatte con efficacia neanche coloro che vivono di democrazia e neanche i giornalisti che dovrebbero essere sempre vigili. I ragazzi che oggi hanno 18 anni e andranno a votare alle prossime elezioni politiche sono cresciuti con questa vision delle cose: da tifosi e non da protagonisti. Cercheranno di fare vincere il loro eroe e non di vincere loro.
Da un linguaggio di questo tipo è facile passare al seguente: “chi non vota con me vota contro l’Italia”, e “Voglio vedere in faccia i traditori” (entrambe frasi di Berlusconi) laddove i traditori sono coloro che non credono che farebbe meglio a dimettersi.
Adesso neanche queste frasi ci spaventano più, ci siamo pian piano mitridatizzati, assuefatti al veleno, lo beviamo ogni giorno in piaccole dosi e poiché non moriamo crediamo di stare bene.
È così che un uomo un ex leader, il presidente del consiglio di un paese democratico si è rinchiuso nel suo bunker per difendere i suoi interessi, come dice qualcuno, per orgoglio, nel migliore dei casi, ma strafottendosene degli interessi del Paese. Rivolgersi a questi ormai sarebbe inutile: stanno per lasciarci le penne e, comunque, sono troppo incalliti nelle loro concezioni. Sperare in una rivolta morale di tutti gli altri partiti e uomini politici non costa niente ma non sarebbe molto saggio, vista la loro capacità di reazione. Ancora una volta la difesa della democrazia, come una nuova resistenza, deve vedere noi cittadini protagonisti: non votiamo più chi vince “io vinco, lui perde” ma solo per chi dice “Io propongo, gli elettori mi giudichino”

Io gioisco

Io gioisco e non mi pento perché l’Italia non è più rappresenta da
Chi ha per amici Tarantini, Lavitola e Lele Mora
Chi ha per eroe Mangano
Chi porta a letto le ragazzine e se ne vanta
Chi dice al Papa “Lei assomiglia al mio Milan”
Chi porta i suoi avvocati in Parlamento per farli pagare a noi
Chi nomina ministre le sue amanti
Chi fa le corna in foto ufficiali
Chi considera l’Italia “di merda”
Chi governa a tempo perso
Chi voleva il nucleare (e neppure c’è riuscito)
Chi voleva il ponte dei record (e neppure c’è riuscito)
E nemmeno da
Chi alza il gito medio e fa pernacchie
Chi ha giurato sulla costituzione ma pensa alla secessione
Chi inganna i suoi elettori sproloquiando di Ministeri a Monza

mercoledì 2 novembre 2011

Una città meravigliosa

http://www.lanotizia.tv/index_tg_detail.asp?id=1525

Ragazzi, vi comunico che Lentini è una città meravigliosa.
Il Progetto Lettura Lentini si è rivelato un ottimo strumento per capirlo.
Come tutti sanno questa manifestazione prevede che gli adulti della città offrano in regalo un libro ai quindicenni. Ebbene, nel solo mese di ottobre sono stati donati ben 205 libri. Almeno un centinaio ancora arriveranno nel corso di questa settimana da parte del Kiwanis club, dell’Archeo Club, dell’AIDO, del Presidente della Provincia, del Centro nazionale del libro e della Lettura, di uomini di cultura importanti, come il prof. Paolo Giansiracusa. Molti sono arrivati da nostri concittadini residenti in altre città italiane ed estere. Molti altri ci sono giunti da cittadini di Catania (20 solo dal Kiwanis Junior), di Carlentini, di Siracusa. Diversi da scrittori o poeti della nostra zona.
Ma tutti mi perdoneranno se dico che la sorpresa più grande, più gradita, più preziosa e significativa è giunta dai ragazzi di tre classi del Liceo Classico Gorgia, la tre quinte Ginnasio delle sezioni A, B e C. essi hanno deciso di partecipare al Progetto non solo nella veste di quindicenni a cui va il dono del libro, ma anche nella veste di adulti, o per meglio dire, di cittadini a tutto tondo: Sono una settantina ed hanno deciso di regalare anche loro un libro ciascuno.
Trovo questa decisione semplicemente commovente.
È meraviglioso scoprire che i ragazzi di Lentini hanno dentro d se questa sensibilità, quest’educazione, questa maturità.
Ovviamente un grande, rispettoso plauso va alle loro insegnanti di lettere, le professoresse Milanesi, Traversa e Scammacca, alla dirigente scolastica, prof.ssa Mangiafico e ai loro genitori. Come si dice da noi “nessuno nasce imparato”
Accanto alla preside e alle docenti del Gorgia, vanno citati il prof. Alfredo Mangiameli, dirigente scolastico del Liceo Scientifico “Vittorini” e il suo omologo dell’Istituto per Ragionieri, prof. Giovanni Bonfiglio, per l’estrema disponibilità mostrata e per l’efficace opera di informazione nei loro istituti.
A tutti quanti loro va il ringraziamento nostro e dell’intera città. L’obbiettivo dichiarato del Comitato promotore del Progetto Lettura Lentini è arcinoto: contribuire a rendere Lentini un po’ più colta.
La condivisione del Progetto da parte delle scuole, degli insegnanti, degli studenti rappresenta quasi una garanzia che questo obbiettivo sarà raggiunto.
Questo sta accadendo oggi a Lentini. Per l’iniziativa spontanea di alcuni suoi cittadini, per l’accoglienza entusiastica e gioiosa di molti altri dell’idea.
È nata così una nuova festa con centinaia di protagonisti, con l centro il libro, la lettura, i giovani.
Giovedì 10 novembre, alle ore 17,30 nell’Aula Consiliare, avremo modo di incontrarci tutti, chi ha regalato un libro e chi lo riceverà, i promotori il sindaco e gli amministratori della città per goderci un momento di delicatezza reciproca, di coesione, di intesa per un futuro migliore..

-