sabato 30 giugno 2012

Mariu e ggh’Iancilina secondo Martoglio



 Na matina, 'ntra sonnu e vigghia,
mentri era curcatu, a MariuMonti,
ci sciusciàru 'na parola all'oricchia:
 – Abbada, MariuMonti, ca Iancilina
ti voli fari u spreddi!...
Si susi, 'nfuriatu comu 'n'ursu,
si stira tuttu paru,
(Mariuomu fermu!)
chianta 'na sunata.
– Prontiprisirenti, all'ordini|...
– Curri a chiamari subitu
il mio ministro più guagliardoolà! –
– Mio affabeli menistro, 'sta matina
m'hano sciosciato dentro l'oricchia 
una palora, il quale,
che Ianclna forsi è 'ntinzionata
di fàrini lu spreddi, indi ho pinsato...
– Cosa ha pinsato, prisirenti?...
– Aggàttati!... Olà!
– Pronticumanna!...
– Cammareri, una simpreci belìci,
– Ma, chi cosa faciti,
prisirenti?... – dici allura u ministru –
– Aggàttati, ti ho dittoora viditi, –
«Al cumannante del papure Umbertu,
mittiti a focu tutti centu machini
 MariuMonti si parti col suo simprici
e il simprici menistru più guagliardo.
– Cumannanti, ci semu?
Cumpari, non è cosa di sghirzari!...
Di Roma 'nsina ddani,
v'aviti a fiurari
ca c'è tantu caminu...
Chi v'haju a diriva, di ccà a Rannazzu,
in parauni, è nenti!...
Ma il papureconfenti
isàu tutti l'àncuri,
comu fussi 'na badda di bigliardu!...
ca sturdìu un paisi,
e po' doppu si misi
ammenzu di lu portu e jttò l'àncuri,
quattru di prua, a pinneddu,
arriparatu di tutti dubanni.
– Pronti, una lancia a mari!
– Prufissù, chi faciti?
– Vi dissi a tutti ca v'âti a aggattari!... –
Non ci fu 'na parola e mancu 'n ciatu,
 MariuMonti scinni e si metti assittatu,
la simprici belìci e il cammareri.
– Andiamo pronti in terratimuneri!
Quannu scinnému supra la banchina,
gghetta fumu di li 'ncimineri!... –
Li todischiscinnennu a la marina
vidennu MariuMonti agghiri ddà,
'dda sorti di papuri,
si guardaru 'ntra l'occhidici: – Micia!
Chista daveru è parti di valuri,
varda chi sorti d'audacità!... –

Arrivannu al palazzu d’a Merkel:
– Tuppituppi. – Cu' è? –
Quannu Iancilina
vidi al nostro Mario,
– MariuMonti, tu cca?!... Cu' ti ci porta?!...
Chi forsi hai avutu un picculu sinturi,
all'oricchiaArrispunni!...
– E chi fu, ti cunfunni?
M'hano sciosciato una parola, il quali
ca dici c'hai 'ntinzioni
di farimi u spreddi tantu. Ti sdinnei? –
– No, è veru, e tu chi forsi veni
– Mia cara Iancilina,
Mi pari un pocu antica;
chi forsicara amica,
tu mi canusci c'haju suggizioni? –
– E allura pirchì veni
nelli cuntrati mei? –
non vogghiu fari sconzu, m'ha' capitu?
ca è megghiu ca t'aggatti cu vintottu
sugnu bonu a fariti di bottu
– Ma... – Senza ma, va, chi ti senti forti?
– Furtissima!
– E allura, senza fari tanti storii,
adduma ssa televisioni.
Stavunu iucannu a Kiev l’Ilalia cca Germania di palluni
MariuMonti fa 'nsinga: – Ministru, ricci a Prandelli
ca ci fa sparari du cannunati a Balotelli
Doppu cincu minuti, patti du gran pileri,
ghianta na gran tistata e fici u primu gol
Doppu n’anticchia sferra na pirata
e fici n’autru gollu.
currìu nni MariuMonti, l'affirrau:
– Basta! – ci dissi – basta, prifissuri,
la forza to'sulu ssi ddu golla|
E ‘nta ddu uri si fici l’antispreddi.

venerdì 29 giugno 2012

Ancora sulla Festa Europea della Musica


 Di nuovo mi congratulo con Pippo Cardello e tutti gli amici che lo hanno collaborato per la bellissima serata organizzata in occasione della Festa della Musica, per avere fatto entrare Lentini in un “club” internazionale e pera avere onorato il nome della città con il contributo che è riuscito a dare in tre direzioni. Senza riserva alcuna. Mi congratulo sinceramente anche con l’ass.ne Prometeo, con i numerosi sponsor e con i cittadini presenti.
Credo che quasi tutti i lentinesi la pensino come me.
Prego i miei amici di godersi la gioia e la soddisfazione di questo successo. Se li meritano tutti.
Non si rodano dentro se due o tre o dieci o addirittura duecentotrenta (che sarebbero solo il 10% della popolazione) non hanno apprezzato. E perché dovrebbero?
Un mio amico imprenditore edile mi raccontò un giorno che dopo avere finito un palazzo di cinque piani invitò un parente bracciante a vedere quel lavoro di cui andava molto fiero. Il parente stette sempre zitto nelle scale, nei balconi, nella terrazza, nei garage. Niente da dire. In una appartamento all’improvviso si rianimò: “Quel battiscopa . disse . è incollato male!”.
Nel giro di pochi giorni parenti, amici e perfino diversi concorrenti sapevano che il mi amico era scarso. Nessuno pensò a tutto quello che c’era di buono; strutture, pavimenti, pareti, infissi. E a quanto impegno, a quanto lavoro, a quanti rischi era andato incontro il mio amico e quanto era stato bravo a coordinare tante persone, tanti fornitori, tante banche. Né al fatto che il battiscopa non lo aveva materialmente messo il mio amico. Dopo qualche settimana, di quel fattaccio grave del battiscopa non si parlò più. Tutti gl appartamenti furono venduti, il palazzo, dopo trent’anni è ancora là, il mio amico si affermò come imprenditore e il suo parente rimase bracciante.
È così dovunque e non solo a Lentini, e continuerà ad essere così.
Se, vogliamo migliorare la società continuiamo a fare quello che riteniamo sia giusto fare senza aspettarci mai il 100% del consenso Permettiamo agli altri d litigare e ogni tanto litighiamo in allegria anche noi.
E già che ci siamo, quando scriviamo, distinguiamo i rimborsi spese dalle remunerazioni per prestazioni e, quindi, il lavoro (sacrosanto) dal volontariato.
Ribelliamoci solo (ma con grande forza) alle offese personali, alle calunnie, alle bugie strumentali, anche quando non sono rivolte a noi. Per fortuna in questa occasione non c’è stato niente di tutto questo.


martedì 26 giugno 2012

Un pessimo soggetto e quattro splendide ragazze




Adesso Lusi è in galera. Come si conviene per chi ha rubato milioni e milioni di euro. Chi ruba tanto e non certamente spinto dal bisogno e dalla disperazione deve finire in carcere, senza pietà e senza attenuanti.
Lusi dovrebbe fare molta più galera di quanto previsto dalle leggi perché ha rubato il denaro che aveva in consegna. E ancora altra galera perché quei denari, alla lontana, erano anche nostri, della collettività. Ma questo è il punto dolente. Noi abbiamo mandato in parlamento gente che ha fatto leggi come quella del finanziamento pubblico dei partiti e degli ex partiti. Svariati milioni di euro anche ad un‘associazione di individui che si chiama Margherita e da tempo ormai non svolge più la funzione di partito politico né può chiamarsi tale. Un’urna funeraria, una lapide che serve solo per prendere soldi dallo Stato. Un’associazione di tonti poco onesti che hanno messo ingenti somme di denaro in mano ad un soggetto con una faccia, diciamo così, programmatica, una faccia da gangster. Quegli scienziati di Rutelli, Bianco, Parisi non lo hanno mai guardato? Oppure gli andava bene un tipo così?
O sono tonti o sono ladri anche loro, non si scappa. E questi sono in Parlamento e, a turno hanno ricoperto anche la carica di ministri. Elite, insomma.
Rutelli, forse perché ha scoperto che questo è il miglior modo di fare il “grano”, come diceva Buscaglione, ha fondato un altro partito, l’API. Ma senza mai chiudere la Margherita. Titolare di due partiti (e di due conti correnti). E ci sarà pure chi voterà anche per questo suo secondo partito, già alle prossime regionali.
Adesso Lusi sta “cantando”, come si dice nel gergo della malavita. Ma non perché pentito. Sta cantando per vendetta. Dirà anche di quella volta che Bianco superò i limiti di velocità o di quell’altra in cui Rutelli parcheggiò in seconda fila. Come diceva Eduardo, “chisto è a schifezza d’a schifezza d‘a schifezza e ll’ommene”. Ed era là. Senatore, nominato dai suoi amici con i nostri voti. E i suoi amici erano Rutelli, Bianco, Parisi. Se qualcuno verrà a nome loro a chiedervi voti, non vi dico di non votarli, ma ricordatevi quanto sono stupidi.
Lasciamo questa storiaccia per parlare di una notizia decisamente positiva.
Quattro nostre concittadine, quattro alunne del Liceo Gorgia di Lentini in questo mese di giugno hanno partecipato a due concorsi di poesia, rispettivamente ad Ucria, in provincia di Messina, e a Catania.
Le prime, Martina Castriciano e Beatrice Arena, si sono classificate al primo posto, l’una nel concorso riservato alla Poesia e l’altra nel concorso della poesia in dialetto, tenutisi ad Ucria. Erano state seguite ed accompagnate dalla professoressa Giusy Milanesi.
Le altre, Federica Caruso e Federica Sefora Giuffrida, accompagnate dalla professoressa Pistone, si sono classificate prima e seconda nel Premio di poesia “Ilaria e Lucia” di Catania.
Quattro splendide ragazze, due insegnanti in gamba, un Liceo moderno e aperto a mille esperienze in una città di grandi tradizioni poetiche.




domenica 24 giugno 2012

Nonno Silvio e zio Umberto


A me cominciano a fare tenerezza.
Assomigliano a quei nonni sempre tra i piedi, che dicono sempre le stesse cose e che tutti, amorevolmente, correggono, spingono dove non li sente nessuno, accontentano.
Ma un nonno è un nonno. Bisogna avere considerazione delle sue amnesie e delle ripetizioni, della perdita del senso della realtà e delle beffe che a volte si fanno di noi.
Sto parlando di Silvio e Umberto (Gianni e Pinotto? Stanlio e Onlio? Franchi e Ingrassia?).
Ogni tanto appaiono su un palco e ne sparano qualcuna delle loro. Fuori dal tempo e dalla realtà.
Silvio ogni giorno dichiara qualcosa, senza tenere in nessun conto o dimenticando quello che ha detto la sera prima.
Le ultime raffiche sono recenti, di pochi giorni fa.
In un convegno di giovani pidiellini ha detto che potremmo uscircene dall’area euro oppure cacciarne via la Germania.
E che ci vuole? Come quella volta che sul Monte Grappa da solo catturò novanta soldati nemici, due tenenti. dodici caporali e quaranta muli, compresi moschetti e baionette.
Poi disse pure che il leader dei moderati resta lui (e chi se non l’uomo più moderato d’Italia?)
Infine disse che, visto che loro, i giovani pidiellini, lo pregavano così tanto per ricandidarsi, sempre loro, i giovani piediellini, dovevano garantirgli il 51% dei voti. Non dei loro voti ma di quelli di tutti gli italiani.
Lui, a sua volta, garantì il voto entro ottobre.
L’indomani, davanti alla stessa platea, Alfano ha precisato che nel PDL si faranno le primarie e che si andrà a votare nel 2013. Il nonno lasciatelo stare, sapete com’è!
Il fratello del nonno, zio Umberto, dopo qualche settimana di silenzio è tornato a parlare in un sezione della Lega in quel di Brebbia, ridente paesino di 3.360 abitanti provincia di Varese.
Davanti ad un pubblico che immaginiamo straripante, in un bel saloncino di 4 metri per 6, ha scaldato gli animi (c’era un freddo cane) parlando di secessione. Poi, sottolineando la frase con il gesto che lo contraddistingue (e viene il sospetto che sia sponsorizzato da una fabbrica di ombrelli), ha detto “Roma di merda, Italia di merda, magistrati di merda, ci hanno teso una trappola per distruggerci!”. Si riferiva alle note vicende Belsito – ndrangheta – Tanzania – diamanti - lingotti – Trota - lauree albanesi.
Il nonno e suo fratello, sono così: cercano sempre di spararle uno più grossa dell’altro.
Simpaticoni!


Alunne del Liceo Gorgia di Lentini vincitrici di due importanti premi di poesia. (ricevo dalla prof.ssa Milanesi pubblico)

 

Sabato 9 giugno 2012 si è svolta la cerimonia di premiazione della V edizione del Concorso nazionale di poesia "Francesco Pinzone, studioso e poeta ucriese, nei locali del circolo Monte Castello presso Ucria (ME), piccolo centro montano situato sui monti Nebrodi. 
La commissione giudicatrice era presieduta dalla prof.ssa Lucrezia Lorenzini, madrina nella cerimonia di premiazione, la prof.ssa Marisa Provenzano, autrice di numerose e prestigiose pubblicazioni. Il prof. Cono Messina attore e regista ha declamato con maestria tutte le poesie vincitrici. La manifestazione è stata organizzata dal Presidente della proloco di Ucria, avv. Francesco Niosi.
Le alunne Martina Castriciano (frequenta la IIIC) e Beatrice Arena (frequenta la VB), coordinate e accompagnate dalla docente di lettere Prof.ssa G.Milanesi, si sono classificate entrambe al primo posto, rispettivamente, nella sezione italiano con la poesia dal titolo "Follia di anime" e nella sezione lingua siciliana, con la poesia dal titolo "A vita".

Giorno 11 giugno 2012 un'altra Premiazione, quella del IX premio Artistico Letterario "Ilaria e Lucia"...ridare voce per ridare speranza" ha avuto luogo presso il palazzo della cultura Platamone via Museo di Biscari, Catania.
Presenti alla premiazione, il Sindaco di Catania, Raffaele Stancanelli e molte autorità.
Le alunne del liceo Gorgia accompagnate dalla prof.ssa G. Pistone, Federica Caruso (frequenta la IIC) e Sefora Federica Giuffrida (della IVB) si sono classificate rispettivamente al primo posto con la poesia "Rinascere" e al secondo posto con la poesia "Edera vitale", per la scuola secondaria di secondo grado.

In una società dove si parla spesso di giovani privi valori, i versi di queste giovani vite fanno ancora sperare che un mondo migliore è ancora possibile!



Prof.ssa Giusy Milanesi

Un mio amico ha scritto un libro


Un mio amico ha scritto un libro.
Lo so bene che tutti hanno un amico o un parente che ha scritto un libro. Anche qualcuno di voi che mi legge ha scritto un libro.  Anch’io. E la massima aspirazione di chi ha affrontato questa faticaccia è quella di pubblicarlo. Per ragioni diverse, che è inutile elencare.
Il mio amico, invece, non solo non ha questa aspirazione, ma se io facessi qui il suo nome so per certo che ci resterebbe male. A me pare un peccato. Perché il libro è davvero bello e interessante.
Racconta uno spaccato di Lentini degli anni ’50 osservato e memorizzato da un bambino di 7-8 anni, ma narrato adesso che quel bambino è un “uomo di mezza età”. E quindi la narrazione è intrisa dello stupore, della meraviglia, del senso della scoperta del ragazzino e della meditazione, della malinconia, della pietas dell’adulto. È inevitabile, perciò,  che ci si innamori di ogni singolo personaggio, rispettabile o meno, perché l’autore, per un magnifico mistero, mentre sembra interessato a descriverli (mi veniva da dire: a dipingerli), cosa che fa benissimo, con leggerezza e giusta dose di ironia, ne mostra l’anima, la storia, la fatica di vivere.
Ogni personaggio diventa archetipo, va la di là dei confini del periodo e del luogo in cui il destino lo ha collocato.
Dice il mio amico di essere sicuro che prima o dopo alcuni di loro li reincontrerà, anche se oggi dovrebbero avere 120 o 140 anni di età, “perché c’è chi non muore mai”.
Da quando ho letto il suo libro anch’io sono convinto che li incontrerò.
Questa gente umile, povera ma vera e profondamente umana, ruota attorno ad un piccolo centro di attrazione, che  è la bottega d falegname del padre dell’amico mio. Che è anche punto di osservazione. E in un angolino, non visa è collocata la cinepresa che ha ripreso questo delizioso “carosello lentinese”.
Il padre, don Ciccino (il “don” e il diminutivo del nome erano titoli riservati agli artigiani di prestigio) è il perno del racconto ma anche il punto di riferimento del bambino e di tutti i personaggi del racconto.
Il figlio quando parla del padre fa di tutto per mantenere riesce a mantenere un tono molto sobrio. E tuttavia, tutte le righe il cui è collocata l’espressone “mio  padre” sembrano vibrare, emettere dei suoni. Sembra di sentire la voce del figlio tremare di commozione.
È un libro che vorrei consigliare agli adulti, per ovvie ragioni, ma anche ai ragazzi e ai giovani, perché non parla solo di personaggi, ma di costumi, abitudini, pregiudizi, modi di dire, rapporti tra uomini e donne e tra appartenenti a classi diverse.
Ma c’è un problema: per leggerlo bisogna che il mio amico si convinca a pubblicarlo.

giovedì 21 giugno 2012

L’Istituto Aletta



Grazie alla Festa Europea della Musica, organizzata da Pippo Cardello, che si svolgerà la sera del 21 all’Arena Santa Croce e che devolverà parte delle entrate in suo favore, in questi giorni è salito alla ribalta il nome dell’Istituto Aletta.
A Lentini questo nome è noto a tutti, mentre forse non lo è la storia antica e nobilissima di questo istituto, né di cosa si occupa, né chi lo dirige.
Vorrei provare a parlarne perché sono convinto che esso è tra le piccole cose di cui la nostra città può andare fiera.
La prima ragione per andarne fieri è proprio nel suo nome. Si chiama così in ricordo e in onore di un nostro concittadino, il professor Vincenzo Aletta, che negli anni ’50 lasciò in eredità al Comune una notevole somma di denaro affinché fosse utilizzata  per completare la costruzione dell’edificio dove adesso l’istituto è ubicato, in piazza degli studi. Un cittadino sensibile e generoso, quindi, come l’ingegnere Pisano, che nella stessa epoca lasciò tutti i suoi beni al Comune per potere aiutare gli studenti meritevoli e bisognosi di Lentini. E già che ci sono mi piace ricordare che quello fu il periodo dei vari Carlo Lo Presti. Carlo Cicero, Alfio Sgalambro, Salvatore Ciancio, Filadelfo Pupillo, che vestirono di splendore la città con il Centro Studi, con il Premio Lentini, con le iniziative per la campagna di scavi di S. Mauro e per l’apertura del Museo Archeologico. Molti di questi erano lontanissimi dai partiti e dalle persone che amministravano Lentini, ma sapevano ben distinguere la città dalla politica.
La seconda ragione per essere orgogliosi sta nella storia antichissima di questa istituzione che, con nomi diversi, gestioni dapprima religiose poi laiche, e finalità via via modificate ha attraversato più di 8 secoli, essendovi tracce della sua presenza in città già nel 1275 (nel secolo di Federico II, del Notaro Iacopo, di Riccardo da Lentini, per intenderci).
La terza ragione (ma non per importanza) è che l’Ente , nei secoli si è dedicato al mantenimento, all’educazione, e perfino alla dotazione delle ragazze orfane e, in tempi più recenti, di ragazze e ragazzi con problemi familiari.
Da quando sono stati aboliti gli orfanotrofi in Italia (2006), l’Istituto presta attività semiresidenziale (dalla mattina al pomeriggio con pranzo in sede). Oggi prevalentemente si occupa di quei giovani con disagi familiari e, con attività di tutoraggio scolastico, offre una preziosissima assistenza alla crescita e all’inserimento nella scuola e nella società di giovani di potenzialità uguali agli altri ma spesso penalizzate da condizioni familiari difficili.
L’Istituto è retto da un consiglio di Amministrazione nominato dal Sindaco, composto dal Presidente più quattro membri, che viene rinnovato ogni 5 anni.
Il Consiglio attuale, in prossimità di scadenza, ha per presidente Elio Magnano
Tutte le cariche sono assolutamente volontaristiche e prive di ogni remunerazione.