domenica 26 aprile 2009

Venticinque anni fa moriva Ciccio Ciciulla


Venticinque anni fa, esattamente il 21 marzo, moriva Ciccio Ciciulla. Aveva 57 anni.
Se per i giovani questo nome dirà poco o niente, per gli anziani rappresenta una parte non secondaria della storia politica, sociale e sindacale della Lentini del secolo scorso. .
Fu in prima linea, ancora giovanissimo, già in quella indimenticabile stagione di lotte per il lavoro che si caratterizzò con gli scioperi a rovescio, la zappatura e la potatura non richiesta dai proprietari nei terreni incolti e malcoltivati, entrando a pieno titolo tra gli oltre 200 processati per gli scontri di contrada Vaddara tra la polizia e i braccianti, in cui si contarono diversi feriti da una parte e dall’altra. E in prima linea fu sempre nelle aspre battaglie sindacali degli anni ’50 e ’60, quando sembrava non si riuscisse a chiudere un contratto di lavoro se non dopo estenuanti giornate di sciopero e gli scontri alla stazione non erano infrequenti (di particolare durezza quello del ‘66 ricordato nel documentario “Graziella fumava le alfa”).
Fu consigliere comunale dal 1956 all’85 e per molti anni ricoprì anche la carica di assessore comunale. Ma niente in lui, assolutamente niente, evocava l’uomo di potere.
Poco prima che ci lasciasse, l’ultima volta che andai a trovarlo in ospedale, rimasi particolarmente colpito dai suoi occhi non più splendidamente vivaci e dalla grande fatica con cui era costretto a parlare. Io ero consigliere comunale e lui, dopo la solita consapevole, meravigliosa bugia con la quale rassicurava tutti gli amici e i compagni che le cure procedevano bene e che presto sarebbe tornato alla battaglia, mi chiese di occuparmi del problema di un’anziana signora che si era rivolta a lui per ottenere dal comune qualcosa che le spettava. Volle spiegarmi tutto nei minimi particolari, per evitare il rischio, a chi si era rivolto a lui con tanta fiducia, di perdere ulteriore tempo. Poi mi informò che il giorno prima aveva inviato al sindaco un lettera di protesta per l’avvenuta soppressione di una fontanella pubblica nei pressi dell’ospedale. “Per i parenti dei malati” disse “specialmente forestieri, quella fontanella è importantissima. Non è giusto togliergliela. Hanno già tanti disagi, poveretti”.
Ecco chi era Ciccio Ciciulla, dopo trent’anni di “potere”. La gente, specialmente quella più povera, più umile, più emarginata lo sapeva bene. Al suo funerale nessuno nascondeva le lacrime e molti lo salutavano a voce alta “Ciao, Ciccio”, come facevano in piazza tutte le sere.

venerdì 17 aprile 2009

domenica 12 aprile 2009

mercoledì 8 aprile 2009

L’imbecille

Così, nettamente e chiaramente, Bertolaso ha definito il sig. Gioacchino Giandomenico Giuliani, l’inventore di un metodo inedito e ignoto al capo della Protezione Civile, attraverso il quale il presunto imbecille aveva previsto il terremoto dell’Aquila e altri potrebbe prevederne. Boschi ha espresso lo stesso giudizio non altrettanto seccamente ma con un lungo giro di parole. Entrambi continuano a sostenere che è impossibile (e lo sarà per sempre) prevedere i terremoti. Come i nostri antenati, quando dicevano loro che la Terra è rotonda, che l’aereo è una macchina che vola, che si può comunicare da un capo allo’altro del mondo con un apparecchio che si chiama telefono. Tutto normale: non è facile per nessuno accettare l’idea che una con la faccia di Giuliani e per giunta fuori mestiere possa aver dato vita ad una scoperta che potrebbe salvare più vite della penicillina.
Ma ora qualcuno (non loro, ancora troppo presi da astio e gelosia) si dia da fare per aiutare il sig. Giuliani ad affinare la sua scoperta e per mettere a disposizione dell’intera umanità uno strumento di vita. Pare che il suo costo sia più o meno simile a quella di una bomba a mano.
E lo proponga per il Premio Nobel.

Il perseguitato

Una decina di giorni fa il conduttore di un programma televisivo chiese ad Obama come se la cava in un certo sport (che non ricordo neppure quale fosse). Obama rispose: “Più o meno come un paraplegico”. All’indomani tutti i giornali criticarono aspramente il presidente per avere usato una determinata categoria di persone, portatrici di handicap, come esempio di limitate capacità motorie e agonistiche. Pochi giorni fa a Berlusconi fu riferito che il segretario della CGIL sull’onda dell’entusiasmo per la manifestazione di Roma, aveva chiesto un incontro per discutere aulle misure per fronteggiare la crisi. Berlusconi rispose: “con i sordi è inutile parlare”. Nessun giornale italiano ha criticato (neppure delicatamente) il presidente del Consiglio per avere usato una determinata categoria di persone portatrici di un handicap come esempio di limitate possibilità di comprensione.
E Berlusconi continua a dichiararsi “perseguitato mediatico”.