domenica 27 maggio 2012

Emilio Mirisola




A Lentini è stato organizzato un concorso fotografico dedicato a Emilio Mirisola.
È un’iniziativa assai encomiabile. Emilio era un vero artista della fotografia, ed era anche un grande conoscitore della tecnica fotografica, del mondo e dei protagonisti di quest’arte e delle macchine fotografiche.  Chi è nato e cresciuto al tempo delle foto-camere non può capire. Le fotocamere sono chiuse, inviolabili, inaccessibili, mentre le macchie sono scrutabili, smontabili, esaminabili.  Ai tempi di Emilio l’amante della fotografia era anche esploratore e meccanico, ed egli per molti fu maestro nell’arte e nella scienza della fotografia.
Egli era nato nel 1940 e ci lasciò nel 2011.  Dal ’60 e per tutti gli anni che seguirono speso fu visto in giro con la macchina a tracolla.
Negli ultimi anni si dedicò alla fotografia di paesaggi siciliani. Organizzava le sue escursioni solitarie di tre o quattro giorni nei luoghi della Sicilia profonda, l’Alcantara, i Nebrodi, le Macalube, il Biviere di Cesarò… Andava da solo per avere la libertà dal tempo, dagli orari, in modo da potere fotografare non i panorami, quelli che tutti vedono, ma l’anima del luogo, il respiro profondo della terra, quello che solo nel silenzio e nella solitudine si può cogliere. Sono convinto che un libro di quelle foto sarebbe un contributo prezioso sia per chi volesse conoscere un po’ di più la Sicilia che per coloro che volessero studiare l’arte fotografica.
Fu così anche con gli scacchi: un appassionato, bravissimo giocatore, studioso della teoria, delle aperture e dei finali, conoscitore di tutti i campioni del passato. Eppure, quando a casa sua arrivava un principiante come me o Pippo Ragazzi, amici di suo fratello Guido, non si annoiava mai e ci concedeva sempre una partita, una spiegazione, un approfondimento. Giocava concentrato e rispettoso come faceva con i suoi pari grado, il dottor Matarazzo, l’ingegnere Franco Vacanti.  Era meraviglioso nel concedere il suo tempo a noi, nel farci sentire importanti ma anche nell’insegnarci il gioco con discrezione e delicatezza. Per uno scacchista di livello giocare con principianti è una perdita di tempo. Noi andavamo da lui per imparare e lui quasi si scusava con noi se si permetteva di darci dei suggerimenti.
Questa delicatezza, questo rispetto e questo buon gusto con chiunque avesse a che fare con lui furono il suo tratto distintivo per tutta la vita
Era anche un ottimo chitarrista e cantava benissimo. Amava la musica americana e con la sua voce nasale piena di sfumature e suggestioni ci fece conoscere canzoni senza tempo e senza confini, come “Blue moon” e ”Sentimental jorney” o i più recenti (per quei tempi) “Be bop a lula” e “My rifle my pony and me”, canzoni molto diverse tra loro che lui riusciva con facilità a  padroneggiare, ri-comporre, ri-arrangiare e adattare alla sua voce, ai suoi toni, alle sue corde.
La casa in cui Emilio e Guido abitavano insieme ai loro splendidi genitori era in via Garibaldi ed io sto parlando dei tempi in cui la via Garibaldi era ancora il “salotto di Lentini”,  come si dice ancora oggi.
Entrarvi era un privilegio di cui io potevo godere solo perché amico di Guido.
Ma il privilegio più grande, per noi più giovani e per gli amici di Emilio, un po’ più grandicelli, era proprio quello di accovacciarci in cerchio e sentirlo cantare..
In quei tempi si era appena laureato in Ingegneria Aeronautica. Subito dopo fu chiamato a far parte del team che costruì il primo elicottero progettato in Italia.
Dopo partì di nuovo in America dove, a Minneapolis, nel Minnesota, conseguì un master, dopo aver dato 24 materie in inglese in tre anni.
Insomma, Emilio Mirisola fu un genio a tutto tondo, un’intelligenza sempre tesa alla scoperta di sapere, di persone, di luoghi.
Ma non ne parlerei, se fosse stato solo questo. Ne parlo con tanto amore perché fu anche un uomo gentile, generoso e rispettoso nei confronti di tutti.


Frasi (che diventeranno) celebri


http://rivistadellunedi.wordpress.com/


La  più bella l’ha detta Angelino Alfano: “Cambieremo l’offerta politica”.
Ho un amico che aveva una pizzeria. Con il tempo le cose andavano sempre peggio. Adesso ha aperto  un bar. Non è che gli stia andando benissimo, ma almeno ha tentato.
Berlusconi, quando era solo un imprenditore,  cambiò perché intuì che con le televisioni private si poteva guadagnare di più. E cambiò anche se con l’edilizia le cose non gli andavano male.
Con gli affari è così: non bisogna affezionarsi troppo: vai dove ti porta il guadagno. Sii sempre pronto a cambiare offerta. O, per dirlo meglio, a riciclarti.
Angelino è molto giovane: dategli il tempo ed imparerà anche lui che i partiti e le “offerte politiche” dovrebbero nascere dai bisogni di una parte della popolazione, per rappresentare esigenze materiali o ideali. Il poco tempo che ha avuto a disposizione e le frequentazioni gli hanno consentito di imparare qualcosa solo sulle aziende. Così dopo la batosta delle amministrative vedrà cosa proporre agli azionisti: buttiamoci a sinistra, apriamo una sezione di Scientology, facciamoci crescere i capelli e suoniamo le chitarre o inventiamo il partito dei dama-scacchisti, che ancora manca. Insomma, in un modo o in altro bisognerà tornare a vendere. Forse si daranno alla moda.
Anche il Trota non è andato male: ha detto ce lui di quella laurea non sapeva niente, che non conosce neanche una parola di albanese e che a Tirana non ha mai messo piede.
Dopo i compratori  clandestini di case, che rovinarono Scajola, e i restauratori della notte, che misero in cattiva luce Bossi padre, ecco la Spectre delle lauree false, pericolosa organizzazione segreta internazionale nata al solo scopo di far fare brutta figura alla Lega con il vile strumento dei titoli scolastici .
Maroni, il segretario in pectore della Lega ha dichiarato che forse i deputati e i senatori leghisti lasceranno il Parlamento. Si dedicheranno solo a rendere più ricca, più libera, più bella la nazione mai nata della Padania (con esclusione di Milano, Torino, Genova, Parma e tutte le altre città di un certo peso). Così i terrun di Bologna. Firenze, Roma, Napoli, Bari, Palermo capiranno quant’è dura vivere senza di loro. Speriamo di farcela, ma temo che senza Gemonio e Pontedilegno il turismo crollerà.
L’Incantatore di Serpenti,  il Grande Imbonitore è arrivato ultimo in ordine di tempo e forse anche come fantasia.
Mentre in Italia si parla di crisi, di disoccupazione, di fallimenti e suicidi, di Rizzotto e di Falcone, di attentati e morte nelle scuole e di nuovo terrorismo, di costi della politica, lui che a tutt’oggi è il capo del maggior partito italiano, di cosa parla? Di un’altra storia, interessante ma che non c’entra niente, una storia che lui per primo sa che non c’entra proprio. Ha parlato di “semiprenzialismo alla francese a doppio turno”. Spettacolare. Giornali e TV convocati apposta per non ascoltare niente. Ma intanto devono comunicare al mondo la vera notizia: il negozio è ancora aperto. Aspettiamoci un invito per la sfilata sella collezione estate-autunno 2012. Loro sono immortali, come i Forrester di Beautiful  




mercoledì 23 maggio 2012

Un Lentinese Eccellente



Domenica 20 maggio in piazza Taormina è stata installata la statua di Gaetano.
Lui, come spesso accadeva quando era in vita, era sdraiato e sembrava guardare i numerosissimi amici venuti anche da fuori e spesso in compagnia di cagnolini, con dignitoso distacco ma senza darsi arie. A guardalo bene sembra che questa statua l’abbia accettata con naturalezza: senza stupirsi, senza meravigliarsene più di tanto.

Quando ha parlato il Sindaco sembrava più attento: i riconoscimenti ufficiali piacciono a tutti.
Ma quando ha preso la parola il suo papà Enzo ha dato l’impressione che si volesse alzare, forse per farsi accarezzare o per dargli una testata, per mostrare a tutti quanto lo vuole bene.
E vuole sicuramente molto bene a Luana Pellegrini, che ne ha riprodotto le sembianze con fedeltà impressionante, e a Emanuele Craxi, che su di lui ha scritto un libro.
Una statua, dunque, un libro e un’inaugurazione con la presenza della massima autorità cittadina..
Quando dico che Gaetano e il suo papà Enzo ci hanno migliorato voglio dire proprio questo: sono pochissime le comunità sull’intero pianeta che hanno imparato a capire di più gli animali, a sentirsi un po’ di più in dovere di aiutarli, a sorridere e a commuoversi di loro e insieme a loro. E quando la sensibilità aumenta essa si manifesta su tutti i fronti.
Gaetano ha contribuito a tutto questo con la sua enorme simpatia ma a spiegarcelo ogni giorno, più con l’esempio che con le parole è stato e continua a essere Enzo Caruso.
Enzo è un uomo che ha fatto tante cose con estremo impegno, attività appassionanti, entusiasmanti ma ogni giorno di più ha concentrato la sua attenzione sugli animali.

Era radiologo ed è andato in pensione prima del dovuto perché da quando si occupa degli animali abbandonati e randagi il tempo non gli basta più e a qualcosa doveva rinunciare. È autore e registra teatrale di notevole spessore (una delle sue opere, Cortile Speranza, è stata portata in scena per l’ennesima volta proprio sabato sera a Lentini, nell’ambito della settimana delle iniziative antimafia, il che la dice lunga anche sul suo impegno civile come uomo e come autore). Continua ad occuparsi dell’archivio storico della Chiesa Evangelica Cristiana Battista di cui fa parte.

Tutte attività  gratificanti, che gli portano apprezzamenti, amicizie, prestigio.
Ma lui, pur amandole molto e rimanendo fortemente legate ad esse, pensa che c’è qualcosa che nessuno fa e che va fatto. Qualcosa che non gli porterà mai una lira (anzi…), un grazie, un voto. E vi si dedica anima e corpo, con tutto l’impegno e i mezzi di cui dispone.
Ha creato un rifugio per bestiole abbandonate, smarrite, ferite, indifese. Ed ogni giorno vi dedica ore e ore di lavoro, Ha il telefono sempre caldo, di giorno, ma anche di notte: per qualsiasi problema per qualsiasi segnalazione a Lentini tutti chiamano lui.
Ha messo in piedi un’associazione di volontari che da lui stanno imparando come sacrificarsi per gli esseri viventi più umili e indifesi.
Enzo ha avviato un processo di cambiamento in questa città senza precedenti: sta insegnando, giorno dopo giorno, senza parole ma con il sacrificio personale come si serve la Natura, come si rispetta il Creato, che non è fatto solo di terra, mare, montagne, ma anche di esseri viventi indifesi che soffrono, amano, cercano aiuto ed amore.
Grazie a lui non stiamo diventando solo più “amici degli animali” ma anche amici della vita e di noi stessi.
La statua a Gaetano, che lui ha fortemente voluto come un monumento all’amore  e al rispetto per gli esseri più deboli, è l’unica ricompensa per il suo impegno. Ma forse mi sbaglio: anche essere guardato con gli occhi sorridenti dalle decine di ragazze e ragazzi dell’Associazione P ACE, anche sapere che centinaia di persone hanno cambiato il loro rapporto con la natura, anche vedere i suoi “piccolini” scodinzolare e guaire felici appena lo scorgono è ricompensa per lui.
Non sono in grado di assegnare nessun titolo, ma per Enzo voglio provarci: lo nominerei LENTINESE ECCELLENTE per l’impareggiabile lavoro svolto nell’ambito dell’AMORE e della GENEROSITA’



lunedì 21 maggio 2012

Panoramica



1)
L’orribile, inumano, inaccettabile massacro di ragazzine nella scuola di Brindisi lascia inebetiti. Come si può? Come hanno potuto concepirlo e metterlo in atto? Qualunque sia la matrice, i mandanti e gli esecutori sono esseri estranei al genere umano. Neanche il termine “assassini” è sufficiente per loro. Chiunque l’ha pensata, chiunque l’ha messa in atto, chiunque ne è venuto a conoscenza e non ha fermato l’orrendo crimine si è macchiato di un delitto contro l’umanità, la speranza, l’innocenza. E lo ha fatto per raggiungere degli obbiettivi, per conseguire risultati e utilità.
Non possono essere perdonati. Non possono farla franca. Né noi tutti, cittadini pacifici, possiamo tacere e subire la bestiale violenza di pochi.
Partecipiamo a tutte le iniziative possibili contro il terrorismo e contro la mafia.  Reagiamo con tutte le nostre forze. Per Melissa, per i ragazzi feriti, per i nostri figli, per la convivenza pacifica, per la libertà e per il futuro.

2)
Nel pomeriggio di sabato 19 in piazza Umberto si è svolto un presidio di lutto e di reazione a cui ha partecipato una buona rappresentanza della città e dei partiti. Per mantenere un livello minimo di civiltà è importantissimo fare sentire alle belve che l’intera Italia è contro di loro, che sono esclusi ed isolati, che non piegheranno una nazione civile con la loro violenza, né otterranno trattative di qualsiasi tipo e a qualsiasi livello.

3)
Finalmente è giunta l’ora di Gaetano. La statua del Libero Randagio amico di tutti i lentinesi è stata collocata in piazza Taormina domenica 20 maggio. Grazie a lui e al grande Enzo Caruso, apostolo dell’amore per gli animali, l’intera città è cambiata ed è migliorata enormemente. L’attenzione e l’amore per gli animali sono diventati tratti distintivi dei lentinesi. Una delle più alte ragioni dell’orgoglio lentinese. Uno dei segni di riconoscibilità della nostra città.

4)  
Il neo Presidente francese Holland appena eletto ha nominato i 34 ministri del suo Governo. 17 di essi sono donne. Non ha aspettato una legge he glielo imponesse. D’altra parte non c’è nessuna legge che lo impedisce. Neanche in Italia c’è una legge che lo impedisce, ma finora nessun presidente del Consiglio ha fatto qualcosa del genere. E nessun Presidente di Regione, nessun Presidente di Provincia, nessun Sindaco.
Dicono che i maschi sono più bravi. E certo, se le donne continuano ad essere escluse, come faranno mai a crescere? E nel  frattempo a perderci di più non sono loro, ma l’intera Nazione, alla quale vengono a mancare la metà dell’intelligenza, della sensibilità, delle motivazioni, degli slanci di cui potrebbe disporre.
In realtà i criteri per la scelta di un ministro o di un assessore (regionale, provinciale o comunale che sia) talvolta sono meritocratici, ma molto più spesso sono di ordine politico: sono i partiti di provenienza che li scelgono, in base alla loro fedeltà (ai capi dei partiti), al loro peso elettorale, agli equilibri interni. Si tratta, dunque di criteri politici che tengono in grandissimo conto le esigenze dei partiti. Aumentare fortemente la presenza delle donne nel Governo o nelle Giunte risponderebbe a criteri politici di ben più ampia prospettiva, permetterebbe di mettere in circolo risorse straordinarie per qualità e quantità.
Non posso fare a meno di pensare al contributo che alcune assessori donne hanno dato alla nostra città. Le ricordo tutte con molta ammirazione, alcune, come Maria Marino, con affetto, ma penso che per una ragione o per l’altra alcune si sono distinte particolarmente: la inarrivabile Graziella Vistrè, Lidia Costanzo e Maria Arisco.
Mi fa piacere cogliere l’occasione per complimentarmi con Nuccia Tronco, l’attuale assessore (tra tante altre cose) alla Cultura. Non sono in grado di seguire e giudicare tutti quanti i suoi ruoli  in Giunta, ma per quanto riguarda il campo che seguo meglio, la cultura, posso spingermi a dire che si sta dimostrata formidabile.
Speriamo che il suo esempio incoraggi i sindaci, i partiti, gli elettori a riflettere meglio, quando ci sarà da scegliere in futuro.

venerdì 18 maggio 2012

IL RIBALTAMENTO DELLE IDEE


http://www.lanotizia.tv/index_tg_detail.asp?id=1670

Qualche mese fa l’Italia sembrò scoprire all’improvviso una vocazione per la verità mai dimostrata prima: quella della delazione.
Il Governo, e in particolare il suo presidente e ministro dell’economia, era riuscito a comunicare con efficacia all’opinione pubblica che buona parte dei guai dell’Italia erano frutto del vizietto nazionale di non pagare tasse, IVA, balzelli e tributi. Quel poco che entrava nelle casse dello Stato proveniva da ciò che non si può nascondere, occultare, manipolare: salari, stipendi, pensioni.  All’improvviso l’Italia sembrò prendere coscienza che il dentista e l’avvocato, il salumiere e il parrucchiere, l’imbianchino e l’insegnante del doposcuola del figlio, dietro quei sorrisi cordiali nascondevano tutta la perfidia dei traditori della patria. Tutti applaudimmo con convinzione i blitz della guardia di finanza a Cortina, in Val d’Aosta, Roma…  Molti di noi, appunto, scoprirono il gusto della messa all’indice di categorie e, più spesso, di singoli individui.
All’improvviso, circa un mese fa, il ribaltamento: la scoperta che il vero nemico, l’attentatore del nostro benessere non è l’evasore grande o piccolo, ma lo stesso Stato: Monti e il suo braccio armato, Equitalia.
La svolta avvenne quando un imprenditore, dopo aver ricevuto una cartella di pagamento per tasse non pagate a suo tempo, si suicidò dopo avere scritto un biglietto: “Mi uccido perché la dignità vale più della vita”.
Non si può inveire contro un morto, ma quell’uomo evidentemente conosceva poco il valore della vita, degli affetti, dell’impegno sociale, dell’amore per gli altri, della gratitudine per chi gli aveva regalato la vita, se considerava la sua dignità più importante di tutto ciò e se per lui, comunque, la dignità si misurava con il conto in banca. Eppure, una frase così insensata e un suicidio così assurdo sono riusciti a fare deragliare e ribaltare le convinzioni del giorno prima. Chi evade lo fa per difendersi, lo Stato ed Equitalia uccidono.
Si è giunti perfino a considerare quasi un eroe un forsennato entrato in un ufficio di Equitalia con un fucile ed una pistola e che ha tenuto sotto sequestro per otto ore un impiegato, per ragioni riconducibili a puro esibizionismo. La Lega Nord, quel partito di trogloditi selvaggi che è stato al governo per otto anni consecutivi e che ha espresso anche il Ministro degli Interni, lo ha adottato. Gli pagherà le spese legali perché si difenda da chi egli aveva aggredito e minacciato a mano armata. Probabile che alle prossime elezioni lo vedremo candidato come deputato.
E dell’impiegato tenuto sotto la minaccia delle armi per otto ore? E della sua paura? E dell’angoscia della moglie, dei figli, dei genitori, dei fratelli? Fino a un mese fa forse ci avrebbe commosso, ma ora che abbiamo scoperto che Equitalia è il male assoluto, no. Nessuna solidarietà, nessun rispetto, nessuna pietà neanche per un semplice impiegato o per un fattorino. Tutti cattivi. Ora i buoni sono i Martinelli e coloro che sfuggono al cappio dello Stato assassino nascondendo i guadagni e portando i soldi all’estero. I buoni sono quelli che costringono i pensionati, i salariati, gli stipendiati a pagare di più. Ecco cos’è il ribaltamento delle idee.
L’Italia ha certamente bisogno di un Governo che sia equo, di un Parlamento efficiente, di una classe politica rinnovata, ma se non diventiamo tutti un po’ più seri andremo sempre peggio.

martedì 15 maggio 2012

Una Medaglia d'Oro per Nichelino

Al signor 
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Il gesto di straordinaria sensibilità umana, di estrema intelligenza politica e di grande pragmatismo messo in atto dal SINDACO di NICHELINO nel concedere la CITTADINANZA ONORARIA ai figli di immigrati stranieri nati in quella 
città, onora l’intera Italia e può rivelarsi una importante spinta perché altri comuni lo emulino e perché il Parlamento emani un Legge che superi l’attuale situazione, come per primo e con la giusta autorità Ella stesso sollecita da tempo.
Consapevoli della Sua sensibilità su questo problema e con il massimo rispetto perla Sua persona e per la carica di supremo organo dello Stato che Ella ricopre, 
AUSPICO
che voglia conferire la
MEDAGLIA D’ORO AL VALOR CIVILE

alla CITTÀ DI NICHELINO e al suo SINDACO GIUSEPPE CATIZONE.


Deferenti ossequi

Guglielmo Tocco
Lentini

La magnifica Nichelino

lanotizia.tv/index_tg_detail.asp?id=1663

Lentini e Nichelino (prov. di Torino) sono due città gemellate anche se 
solo virtualmente (l’atto non è ufficial0e perché in Italia non c’è una 
legge che consenta il gemellaggio tra due città italiane).
Era il 1996. 
Sindaco di Lentini era Turi Raiti. Vice sindaco di Nichelino un 
lentinese emigrato in giovanissima età: Alessandro Di Benedetto. Egli 
ha ancora a Lentini fratelli e sorelle e tanti nipoti, uno dei quali è 
il consigliere comunale architetto Salvo Barretta. 
Fu per iniziativa 
di Alessandro che si giunse al gemellaggio.
Per la cerimonia, che ebbe 
luogo a Lentini, Alessandro venne in compagnia di un giovane 
consigliere comunale, Giuseppe Catizone. Anche lui era immigrato a 
Nichelino. Proveniva, con l’intera famiglia, dalla Calabria. 
Giuseppe 
dal 2004 è sindaco di Nichelino ed attualmente della sua Giunta fa 
parte una certa Aurora Di Benedetto, figlia molto giovane del nostro 
concittadino Alessandro.
Io trovo straordinariamente bello che una 
città italiana (Nichelino conta quasi cinquantamila abitanti) abbia un 
sindaco e un assessore figli di immigrati. Mi basterebbe questo per 
chiedere al Sindaco Mangiameli di riprendere i contatti con la città di 
Nichelino e per sentirmi fiero di essere “cugino” dei Nichelinesi.
Ma c’
è dell’altro. Nei giorni scorsi mentre noi lentinesi, con in testa il 
nostro sindaco Alfio Mangiameli, preparavamo la importantissima 
manifestazione del 7, quella della scopertura della targa in ricordo di 
Placido Rizzotto e delle altre vittime della mafia del latifondo; 
mentre ci preparavamo ad iniziare l’apertura di un libro di storia 
siciliana deliberatamente tenutoci nascosto per decenni, quello della 
“guerra” impari e sanguinosa della mafia e dei latifondisti contro il 
movimento contadino i cui militanti inermi null’altro chiedevano se non 
mettere in produzione terre incolte e malcoltivate con il loro lavoro e 
i loro sacrifici; mentre noi lavoravamo per questa nobile causa, i 
nostri “gemelli” di Nichelino e il sindaco Catizone nostro amico e 
fratello del sud, si rendevano protagonisti di un gesto di commovente 
bellezza ed esplosiva valenza politica: concedevano la cittadinanza 
onoraria a 450 ragazzini e bambini nati a Nichelino negli ultimi dieci 
anni da genitori stranieri. Come tutti sanno, sono ormai mesi che il 
Presidente Napolitano manda sollecitazioni e raccomandazioni al 
Parlamento affinché esso affronti un problema di sua esclusiva 
competenza: quello della cittadinanza ai circa ottocentomila figli di 
stranieri nati in Italia che oggi sono senza patria (anch’o. nel mio 
piccolo, ho affrontato più volte questo problema). C’è da varare una 
norma di civiltà, di prospettiva ed anche di pragmatismo. Non è 
concepibile che ottocentomila ragazzi che vivono in Italia, parlano l’
italiano, hanno amici ed affetti italiani, sognano un futuro di 
lavoratori, professionisti, imprenditori in Italia vengano respinti dal 
Paese dove sono nati e dove i loro genitori lavorano e pagano le tasse. 
Il pachidermico, pigro e forse inutile parlamento italiano ha fatto 
sempre orecchie di mercante. Il magnifico Giuseppe Catizone, sindaco 
della civilissima città di Nichelino, anche se non espressamente 
invitato da nessun a farlo, ha dato via ad un processo inevitabile e 
non più procrastinabile, all’apertura di un’autostrada verso il futuro.

Fossi in Napolitano conferirei immediatamente la Medaglia d’Oro al 
Valor Civile alla città di Nichelino e al suo sindaco.

Forse il paesaggio non è così brutto...


Presi come siamo, ormai, dalla sindrome “Monti-crisi-politiciladri”, quasi non ci accorgiamo più delle piccole cose buone che in Italia accadono tutti i giorni. O forse facciamo finta di non vederle per non smentire le valanghe di pessimismo e di cattivi pensieri che la sera prima abbiamo contribuito a spargere a piene mani.
Ho parlato già della Targa per Placido Rizzotto e della relativa conferenza del 7 maggio a Lentini.
Ho parlato anche della splendida iniziativa del Sindaco di Nichelino, quella di dare la cittadinanza onoraria ai ragazzini nati negli ultimi dieci anni da genitori stranieri, un atto simbolico dalla straordinaria forza dirompente.
Pippo Cardello alcuni giorni fa ricordava tutte le iniziative culturali, artistiche, a volte di puro intrattenimento, ma sempre volte alla crescita culturale di Lentini
Per dirla con uno slogan: l’Italia non è fatta solo di Monti e di ladri. C’è anche un’Italia dei Sindaci, dei volenterosi, degli entusiasti che vive inventandone una al giorno e migliorando un poco al giorno il nostro Paese. E la vita non è fatta solo di economia: c’è anche la cultura, l’informazione, l’impegno civile, la legalità (sarebbe inutile precisarlo, ma ogni tanto si leggono appelli che invitano a lasciar perdere queste sciocchezze, perché c’è un Monti da abbattere)
Sono stato spinto a scrivere questa nota da una di queste “invenzioni”.
L’”invenzione” di cui parlo, se guardata così, come una fotografia, può sembrare un piccola cosa, una cosa di cui non vale la pena parlare, ma se sappiamo immaginare cosa c’è attorno alla foto e soprattutto se sappiamo immaginare quella foto come un semplice fotogramma di un film e che cosa accadrà dopo quel fotogramma, ecco che l storia on è più piccola né banale.
Sto parlando del fatto che a Lentini, nel centro storico e più esattamente nelle vicinanze del Municipio, l’accesso ad Internet è stato liberalizzato. Per chi vi abita o vi lavora, per chi ha un’attività, per i patronati, per i pub e i bar, non è cosa da poco. Una famiglia spende attualmente 200-250 euro all’anno per il collegamento. Immaginate quanti ragazzini potranno svolgere le loro ricerche anche seduti in una panchina di piazza Umberto, ognuno con il proprio portatile, e quanti, giovani e adulti potranno farlo nella Camera del Lavoro o i qualche spazio del cortile della Biblioteca o di via Italia. Allora non è più solo una questione di risparmi, adesso possiamo parlare di importante incentivo all’uso di internet.
Ho parlato di collegamento gratuito. In realtà ci si collega ad internet attraverso il Comune, che ha potenziato i proprio collegamenti al punto tale da potersi permettere che diverse decine di utenze possono connettersi alla rete attraverso esso. Una scelta amministrativa chiara, dunque.
Potrebbe anche bastare. Ma c’è molto di più: 1) questo è solo l’inizio di un processo che si concluderà con la copertura dell’intera città; 2) già oggi tutti gli edifici scolastici sono avviati ad avere un collegamento simile a quello del Comune (già la Scuola Marconi ce l’ha, sempre a spese del Comune): 3) per chi si sta già preparando a far caciara perché il Comune chissà quanto sta spendendo, dico subito che il Comune con questi sistemi innovativi, sta RISPARMIANDO circa 125 mila euro all’anno.
Stranamente, però non se ne parla in giro.
Che altro dire? Forse il panorama non è così brutto ma è l’occhio nostro a volte che è cattivo, come scriveva il grande Prevert.
Io mi congratulo col sindaco Alfio Mangiameli e con il tecnico che ha messo in piedi questo apparato, l’ingegnere Salvo Cultrera, e penso che l’Italia si salverà grazie ai coraggiosi e ai fantasiosi che non si lasciano piegare dalla sindrome della crisi.





mercoledì 2 maggio 2012

Primo maggio tra storia e quotidianità



Primo maggio tra storia e quotidianità

In queste due settimane, quella appena trascorsa e quella a venire tre parole si intrecciano fortemente tra loro e riempiono i nostri giorni: esse sono mafia, lavoro e morte. E con esse si intrecciano passato e presente, storia e quotidianità.
Oggi è il primo maggio. La festa del lavoro. Ma anche uno di quei giorni, nella recente storia d’ Italia, in cui lavoro ce n’è di meno. C’è poco lavoro per gli operai, pochissimo per i braccianti, è quasi del tutto assente il lavoro (qualsiasi lavoro) per i giovani. Il lavoro dei piccoli imprenditori e degli artigiani va così male che quasi non passa giorno senza un suicidio. Eppure in questo primo maggio a Roma c’è un concertone. Centinaia di miglia di giovani andranno a piazza San Giovanni per ascoltare ore e ore di musica. Servirà a qualcosa?
Dall’altro lato il Governo ha deciso di effettuare altri tagli nelle spese previste per l’istruzione, già ridotte all’osso dalla Gelmini. Non so a cosa servirà, sicuramente non migliorerà la preparazione della generazione che presto dovrà prendere il posto degli  attuali  professionisti, insegnanti, medici, studiosi, ricercatori. È prevedibile che in un mondo così strettamente legato e così tecnologico saremo ancora meno competitivi rispetto agli altri. Lavoro che mancherà anche nei prossimi decenni.
Ma il primo maggio riporta in mente una tremenda, indimenticabile  strage, quella di Portella delle Ginestre. Fu consumata sessantacinque anni fa. Centinaia di braccianti erano riuniti assieme alle loro famiglie nel pianoro di Portella. C’erano mariti e mogli, genitori e figli, nonni e nipoti. Gli uomini della banda Giuliano dalle alture intorno, nascosti dietro i massi (ma non ce n’era motivo perché quegli altri erano disarmati) con mitra, fucili e pistole prese a sparare senza pietà contro quel popolo inerme. Dodici morirono sul colpo, e tra questi c’erano quattro bambini, altri in seguito per le ferite riportate. Ad una bambina venne riscontrata perfino una scheggia di bomba a mano. Erano tutti siciliani, sia i carnefici che le vittime. Li rendeva nemici il lavoro. Le vittime lo chiedevano a gran voce, i mandanti non sopportavano che i villani potessero decidere che i loro sterminati latifondi venissero coltivati contro la loro volontà. Di mezzo c’era Giuliano e la sua banda. Questo uomo da niente che per quattro soldi massacrò fratelli siciliani, fratelli di fame, fratelli di sangue. Inermi.
Ieri, 30 aprile è caduto il trentesimo anniversario dell’assassinio di Pio La Torre e Rosario di Salvo. Uccisi dalla mafia.
L’altro ieri, il 29 di aprile un guitto senza dignità né storia, che non conosce niente né della storia d’Italia né di quella della Sicilia, a Palermo, la capitale della mafia e la città che ha visto gli attentati a Falcone, Borsellino, Chinnici, e tanti altri, troppi per essere ricordati tutti, quel guitto che si chiama Beppe Grillo ha pronunciato una frase che solo a ripeterla mi fa stare male. Ha detto: “la mafia si limita a chiedere  il “pizzo”. Il seguito è ancora più orrendo, ma fermiamoci qua. La mafia si limita a chiedere? E Libero Grassi com’è morto, di raffreddore?
Il 7 maggio, lunedì prossimo, a Lentini ci sarà una cerimonia che fa onore all’Amministrazione e all’intera città. Sarà scoperta un lapide per ricordare Placido Rizzotto e le alre vittime della mafia del latifondo il cui sangue arrossò la Sicilia dal 1945 al 1950.
In questo periodo in Sicilia occidentale, ci fu una vera e propria guerra asimmetrica: Da un lato lavoratori e sindacalisti disarmati, che non fecero mai male a una mosca, che lottavano caparbiamente ma pacificamente per l’applicazione di un decreto dello Stato, il decreto Gullo, con il solo obbiettivo di ottenere in affitto un pezzo di terra incolto da lavorare e mettere in produzione. Dall’altro lato la mafia rurale di quei tempi, al servizio dei latifondisti e di politici traditori dell’impegno di servire la patria, la mafia armata, che uccideva senza pietà ed esitazioni.
Com’era logico i morti furono solo da una parte, la parte dei lavoratori e dei sindacalisti onesti e senza armi.
Placido Rizzotto fu ucciso nel 1946 a Corleone. Il suo cadavere venne occultato. Solo 64 anni dopo, nel marzo scorso, finalmente quel corpo martoriato e occultato è stato riconosciuto. Di nuovo l’intreccio tra passato e presente, tra lavoro, mafia e morte, tra storia e attualità.
E di nuovo, e ancora, c’è bisogno di mostrare la fierezza e il coraggio, la voglia di crescere e di emanciparsi di buona parte del popolo siciliano.
Cerchiamo di essere tutti presenti. Che si sappia in giro che in Sicilia c’è ancora gente con la schiena dritta.
Non manchi nessuno lunedì 6 maggio nell’Aula Consiliare di Lentini.