A Lentini è
stato organizzato un concorso fotografico dedicato a Emilio Mirisola.
È
un’iniziativa assai encomiabile. Emilio era un vero artista della fotografia,
ed era anche un grande conoscitore della tecnica fotografica, del mondo e dei
protagonisti di quest’arte e delle macchine fotografiche. Chi è nato e cresciuto al tempo delle
foto-camere non può capire. Le fotocamere sono chiuse, inviolabili,
inaccessibili, mentre le macchie sono scrutabili, smontabili, esaminabili. Ai tempi di Emilio l’amante della fotografia
era anche esploratore e meccanico, ed egli per molti fu maestro nell’arte e
nella scienza della fotografia.
Egli era
nato nel 1940 e ci lasciò nel 2011. Dal ’60
e per tutti gli anni che seguirono speso fu visto in giro con la macchina a
tracolla.
Negli ultimi
anni si dedicò alla fotografia di paesaggi siciliani. Organizzava le sue
escursioni solitarie di tre o quattro giorni nei luoghi della Sicilia profonda,
l’Alcantara, i Nebrodi, le Macalube, il Biviere di Cesarò… Andava da solo per
avere la libertà dal tempo, dagli orari, in modo da potere fotografare non i
panorami, quelli che tutti vedono, ma l’anima del luogo, il respiro profondo
della terra, quello che solo nel silenzio e nella solitudine si può cogliere. Sono
convinto che un libro di quelle foto sarebbe un contributo prezioso sia per chi
volesse conoscere un po’ di più la Sicilia che per coloro che volessero studiare
l’arte fotografica.
Fu così
anche con gli scacchi: un appassionato, bravissimo giocatore, studioso della
teoria, delle aperture e dei finali, conoscitore di tutti i campioni del
passato. Eppure, quando a casa sua arrivava un principiante come me o Pippo
Ragazzi, amici di suo fratello Guido, non si annoiava mai e ci concedeva sempre una
partita, una spiegazione, un approfondimento. Giocava concentrato e rispettoso
come faceva con i suoi pari grado, il dottor Matarazzo, l’ingegnere Franco
Vacanti. Era meraviglioso nel concedere
il suo tempo a noi, nel farci sentire importanti ma anche nell’insegnarci il
gioco con discrezione e delicatezza. Per uno scacchista di livello giocare con
principianti è una perdita di tempo. Noi andavamo da lui per imparare e lui
quasi si scusava con noi se si permetteva di darci dei suggerimenti.
Questa
delicatezza, questo rispetto e questo buon gusto con chiunque avesse a che fare
con lui furono il suo tratto distintivo per tutta la vita
Era anche un
ottimo chitarrista e cantava benissimo. Amava la musica americana e con la sua
voce nasale piena di sfumature e suggestioni ci fece conoscere canzoni senza
tempo e senza confini, come “Blue moon” e ”Sentimental jorney” o i più recenti
(per quei tempi) “Be bop a lula” e “My rifle my pony and me”, canzoni molto
diverse tra loro che lui riusciva con facilità a padroneggiare, ri-comporre, ri-arrangiare e
adattare alla sua voce, ai suoi toni, alle sue corde.
La casa in
cui Emilio e Guido abitavano insieme ai loro splendidi genitori era in via
Garibaldi ed io sto parlando dei tempi in cui la via Garibaldi era ancora il
“salotto di Lentini”, come si dice ancora
oggi.
Entrarvi era
un privilegio di cui io potevo godere solo perché amico di Guido.
Ma il
privilegio più grande, per noi più giovani e per gli amici di Emilio, un po’
più grandicelli, era proprio quello di accovacciarci in cerchio e sentirlo
cantare..
In quei
tempi si era appena laureato in Ingegneria Aeronautica. Subito dopo fu chiamato
a far parte del team che costruì il primo elicottero progettato in Italia.
Dopo partì
di nuovo in America dove, a Minneapolis, nel Minnesota, conseguì un master,
dopo aver dato 24 materie in inglese in tre anni.
Insomma, Emilio
Mirisola fu un genio a tutto tondo, un’intelligenza sempre tesa alla scoperta
di sapere, di persone, di luoghi.
Ma non ne
parlerei, se fosse stato solo questo. Ne parlo con tanto amore perché fu anche
un uomo gentile, generoso e rispettoso nei confronti di tutti.
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