Mentre scrivo la Chiesa di Sant’Alfio si sta riempendo di gente che assisterà ai funerali del dottor Giuseppe La Pira.
Ci sarà gran parte della città, alla messa e al corteo. E molti dei presenti rivolgeranno a lu l’ultimo saluto chiamandolo Pippo e non Giuseppe. Mi dispiace non esserci. Dal punto di vista personale non avrei nessun obbligo, ma come cittadino lentinese mi sento molto in debito con lui. Ha dato molto alla città. È stato protagonista di molti momenti importanti per Lentini e al centro di situazioni cruciali: il Centro Studi, il Premio Lentini, la FUCI, l’Archeo Club. Ma personalmente gli sono molto grato per quello che di questa città ha osservato, ha raccontato, ha divulgato. Per avere raccontato e fatto conoscere, anche alle generazioni che sono venute dopo e a coloro che non avevano avuto l’opportunità di frequentarli, personaggi come Monsignor La Rosa, Alfio Sgalambro, Carlo Lo Presti. Fu in contatto, spesso anche amico e talvolta collaborò, con tutti i personaggi che dal dopoguerra all’altro ieri hanno avuto ruoli importanti nella città. Ma scrisse di pochi (almeno rispetto a quelli che conobbe): è evidentissimo che sceglieva di chi parlare. E la sua selezione era piuttosto chiara: parlava solo di chi amava Lentini e per essa si era impegnato tutta la vita. Perché era a questo che credeva più di ogni altra cosa: che erano apprezzabili e degni di stima e di rispetto i cittadini che vedevano la loro città come l’anziana madre da accudire, da rispettare, da amare, da abbellire, da valorizzare. Perché lui, Pippo La Pira, era così. Un grande Maestro di amore filiale per Lentini. Spero ci sia qualcuno in grado di raccontarcelo, di farcelo conoscere, di parlarci della sua struggente lentinesità come lui ha fatto egregiamente per tanti anni per gli altri.
giovedì 7 agosto 2008
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1 commento:
Mi dispiace tanto. E' una grave perdita.
Hai scritto davvero un pezzo toccante.
Un abbraccio
Fino
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