Caro Aldo, il tuo articolo sulla cerimonia di intestazione di un’aula del Tribunale di Lentini a Giovanni Falcone ha lasciato l’amaro in bocca. Con dolore, infatti, facevi rilevare la scarsa presenza di politici lentinesi e della provincia.
Forse non tutti hanno colto che ricordando Giovanni Falcone non si ricorda “solo” un eroe che ha immolato la vita consapevolmente per il bene dell’intera società siciliana e italiana, e neanche “solo” il magistrato intelligente e tenace che riuscì a trovare la chiave per aprire la porta ai segreti che rendevano inattaccabile la mafia siciliana. Forse molti credevano che si stesse parlando di avvenimenti ormai passati e noti a tutti e, dunque, di una semplice cerimonia commemorativa. Sarebbe bastato appena uno dei motivi che ho citato per sollecitare una partecipazione più massiccia del ceto politico. Tuttavia proprio in questi giorni si avverte più acuto il bisogno parlare e fare parlare di mafia, dei Falcone, dei Borsellino, dei Livatino, degli Impastato. Sono questi i giorni della strage degli immigrati da parte dei Casalesi e delle reiterate minacce di morte per Saviano; sono i giorni in cui due ministri dibattono se questa guerra debba chiamarsi “di mafia” o “civile”, concordando, però, sul fatto che di guerra si tratta. E che si combatte con le armi. All’interno del nostro Paese.
In giorni come questi ogni occasione dovrebbe essere utilizzata per parlare, ricordare, imparare qualcosa di più. Sono giorni in cui i politici, le personalità, gli uomini impegnati che su questo versante hanno sempre fatto il proprio dovere dovrebbero inventarsi qualcos’altro da fare. E quelli che il proprio dovere non l’hanno fatto dovrebbero recuperare il tempo perduto, pagare il debito. Lentini, l’intera città e il suo ceto politico l’hanno fatto il proprio dovere? Io credo di no. Oggi, sedici anni dopo la morte, tu e il Kiwanis avete sollecitato l’intestazione dell’Aula a Giovanni Falcone; un mese dopo l’attentato Luigi Boggio e la CGIL al termine di una manifestazione con poche decine di persone piantarono un simbolico carrubo alla villa Gorgia. Iniziative, dibattiti, assemblee, discussioni ne sono stati fatti tanti, anche di alto livello e anche con personalità di prestigio (con Armando Rossitto, don Ciotti, Rita Borsellino, ecc.) Ma gli unici segni leggibili da chiunque e in qualunque momento sono rimasti l’Aula e il carrubo. E basta.
Lentini è una delle pochissime città siciliane (forse il 10%) che non ha una via intestata ad una vittima della mafia, ad un eroe della resistenza antimafiosa. Sarebbe ora di recuperare il tempo perduto ed intestare qualche via e qualche piazza a Falcone, Borsellino, Chinnici, Livatino, ed anche a Peppino Impastato e Libero Grassi, Giuseppe Fava.
Sull’importanza della nomastica penso non ci sia bisogno di spendere molte parole. Basta, forse, ricordare il livello dello scontro sul nome dell’aeroporto di Comiso.
Tu, Luigi Boggio e Armando Rossitto avete i titoli e l’autorità morale per avviare una forte iniziativa in tale direzione. Ed essendo Armando vice sindaco, qualche risultato si potrebbe raggiungere.
sabato 18 ottobre 2008
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4 commenti:
Il seguente commento lo ha mandato al mio indirizzo personale un amico lentinese che vive da anni in Svizzera, Italo Montenegro, che ringrazio e saluto
Ciao Guglielmo, ho appena finito di leggere la tua lettera aperta ad Aldo( figlio dell'avv. Failla? il papà mio cliente lui mio amico) bella di poche parole ed efficace. Così voglio essere io, se il lavatoio non ha un nome specifico appena sarà ristrutturato ecco il suo nome :
Centro ... Falcone e Borsellino.
Salutoni Italo >:o
Guglielmo, mi addolora leggere le tue parole.
Anch'io mi associo a Italo Montenegro per intitolare l'ex lavatoio a un eroe della lotta contro la mafia.
Un abbraccio
Fino
good start
La ringrazio per Blog intiresny
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