mercoledì 18 febbraio 2009
La grande festa della poesia di Lentini
Una serata indimenticabile, quella di San Valentino all’Odeon Lo Presti. Innanzitutto per i grandi protagonisti, i poeti: a leggere le loro poesie ne sono saliti sul palco una sessantina. Dapprima gli studenti del Liceo Classico Gorgia, poi quelli del Liceo scientifico Vittorini, quindi i poeti dialettali provenienti da molte città siciliane, a seguire i giovani, fino ai poeti lentinesi, per concludere con le poetesse.
Ma alcuni ospiti, bravissimi artisti che hanno regalato momenti di grande emozione, hanno fatto sì che la serata andasse ben oltre il prevedibile: Erika Ragazzi (violino) le sorelle Brancato (violino e chitarra), Ramzi Harrabi e il suo gruppo, il tenore Tino Incontro, il cantautore Francesco Rizzo, il dicitore Pippo Galatà, che ha presentato la sua versione in siciliano di “A livella” e un Gianni Anzalone a dir poco sconvolgente nell’interpretazione di “Empiti di me” di Pablo Neruda.
A rendere tutto scorrevole, lieve, armonico ci hanno pensato, con la grazia e la freschezza dei loro diciott’anni e con insospettabile bravura, Valentina Ferro, Martina Martinez e Nicolò Lasciato, i tre splendidi e bellissimi presentatori che mi hanno affiancato nella conduzione della serata.
Ma alcuni ospiti, bravissimi artisti che hanno regalato momenti di grande emozione, hanno fatto sì che la serata andasse ben oltre il prevedibile: Erika Ragazzi (violino) le sorelle Brancato (violino e chitarra), Ramzi Harrabi e il suo gruppo, il tenore Tino Incontro, il cantautore Francesco Rizzo, il dicitore Pippo Galatà, che ha presentato la sua versione in siciliano di “A livella” e un Gianni Anzalone a dir poco sconvolgente nell’interpretazione di “Empiti di me” di Pablo Neruda.
A rendere tutto scorrevole, lieve, armonico ci hanno pensato, con la grazia e la freschezza dei loro diciott’anni e con insospettabile bravura, Valentina Ferro, Martina Martinez e Nicolò Lasciato, i tre splendidi e bellissimi presentatori che mi hanno affiancato nella conduzione della serata.
domenica 8 febbraio 2009
Contrordine, compagni!
“Contrordine, compagni”. Altri tempi. I comunisti si incazzavano perché Peppino Guareschi con questa frasetta di due sole parole illustrava la loro esagerata, cieca obbedienza nei confronti dei loro capi, i quali non si curavano di dare spiegazioni sui repentini cambi di programma o di opinione, ma solo ordini.
Berlusconi non farà mai sfottere i suoi per cose di questo tipo. Oppure non ha tempo per informarli dei suoi quando cambia opinione. Oppure cambia tante volte opinione che i suoi si confondono. Comunque sia, nel TG di RAI 1 di oggi domenica 8 febbraio, s’è visto e sentito Berlusconi negare di volere cambiare la costituzione (cosa che aveva detto sempre in televisione, ieri) e un attimo dopo il ministro La Russa elogiare Berlusconi perché finalmente aveva deciso di cambiarla. Capisco che “compagno” all’Ignazio non lo può dire neanche Berlusconi quando racconta barzellette, ma “contrordine”, perbacco, non è una parolaccia, poteva mandargliela a dire anche con un sms. Così gli ha fattofare una figura peggiore di quella dei compagni di Peppone
Berlusconi non farà mai sfottere i suoi per cose di questo tipo. Oppure non ha tempo per informarli dei suoi quando cambia opinione. Oppure cambia tante volte opinione che i suoi si confondono. Comunque sia, nel TG di RAI 1 di oggi domenica 8 febbraio, s’è visto e sentito Berlusconi negare di volere cambiare la costituzione (cosa che aveva detto sempre in televisione, ieri) e un attimo dopo il ministro La Russa elogiare Berlusconi perché finalmente aveva deciso di cambiarla. Capisco che “compagno” all’Ignazio non lo può dire neanche Berlusconi quando racconta barzellette, ma “contrordine”, perbacco, non è una parolaccia, poteva mandargliela a dire anche con un sms. Così gli ha fattofare una figura peggiore di quella dei compagni di Peppone
sabato 7 febbraio 2009
San Valentino
All’Odeon – Lo Presti sabato pomeriggio la dodicesima edizione del San Valentino in poesia
Fra pochissimi giorni, sabato 14, per la dodicesima volta si rinnoverà la festa di San Valentino di Lentini, che è soprattutto festa di poesia, di incontro, si partecipazione. Alle 17 in punto circa 160 rimatori d’amore si daranno appuntamento all’Odeon Lo Presti per leggere le proprie poesie ad un pubblico che, come al solito, gremirà ogni ordine di posti.
E sarà, come e più che in passato, una festa dell’intera città perché quest’anno, oltre all’amministrazione comunale, partecipano all’iniziativa la Fondazione Pisano, il Liceo Classico “Gorgia”, il Liceo Scientifico “Elio Vittorini”, l’Unitrè e la Federcasalinghe, per non dire dell’Assessorato provinciale alla Pubblica Istruzione e di alcune aziende private.
Condurrà la serata Guglielmo Tocco, l’ideatore della manifestazione, con l’ausilio di due giovani presentatori: Martina Martines e Nicolò Lasciato.
Tra gli ospiti, l’attore e regista Gianni Anzalone, il musicista e pittore tunisino Ramzi Harrabi, il dicitore Pippo Galatà, il tenore Tino Incontro, la violinista Erika Ragazzi, il gruppo di musica etnica I Sikania. Vari collegamenti sono previsti in video conferenza con poeti d’Italia, e di diverse parti del mondo. Ma i veri, grandi protagonisti saranno, come sempre, loro, i poeti giovani e anziani, studenti e lavoratori, colti e analfabeti, in lingua e dialettali provenienti da cento città siciliane e decine di città d’Italia e dell’estero. Molto attesi un foltissimo gruppo di studenti dei due licei e la nutritissima rappresentanza di poeti dialettali. A fine serata, come da tradizione, il sindaco di Lentini, Alfio Mangiameli, e l’assessore alla cultura, Angelo Maenza, doneranno a tutti i presenti una copia dell’antologia che raccoglie le poesie presentate nell’anno 2008, un prezioso libro di 176 pagine dal titolo “Le tue parole le ho regalate al vento”
Fra pochissimi giorni, sabato 14, per la dodicesima volta si rinnoverà la festa di San Valentino di Lentini, che è soprattutto festa di poesia, di incontro, si partecipazione. Alle 17 in punto circa 160 rimatori d’amore si daranno appuntamento all’Odeon Lo Presti per leggere le proprie poesie ad un pubblico che, come al solito, gremirà ogni ordine di posti.
E sarà, come e più che in passato, una festa dell’intera città perché quest’anno, oltre all’amministrazione comunale, partecipano all’iniziativa la Fondazione Pisano, il Liceo Classico “Gorgia”, il Liceo Scientifico “Elio Vittorini”, l’Unitrè e la Federcasalinghe, per non dire dell’Assessorato provinciale alla Pubblica Istruzione e di alcune aziende private.
Condurrà la serata Guglielmo Tocco, l’ideatore della manifestazione, con l’ausilio di due giovani presentatori: Martina Martines e Nicolò Lasciato.
Tra gli ospiti, l’attore e regista Gianni Anzalone, il musicista e pittore tunisino Ramzi Harrabi, il dicitore Pippo Galatà, il tenore Tino Incontro, la violinista Erika Ragazzi, il gruppo di musica etnica I Sikania. Vari collegamenti sono previsti in video conferenza con poeti d’Italia, e di diverse parti del mondo. Ma i veri, grandi protagonisti saranno, come sempre, loro, i poeti giovani e anziani, studenti e lavoratori, colti e analfabeti, in lingua e dialettali provenienti da cento città siciliane e decine di città d’Italia e dell’estero. Molto attesi un foltissimo gruppo di studenti dei due licei e la nutritissima rappresentanza di poeti dialettali. A fine serata, come da tradizione, il sindaco di Lentini, Alfio Mangiameli, e l’assessore alla cultura, Angelo Maenza, doneranno a tutti i presenti una copia dell’antologia che raccoglie le poesie presentate nell’anno 2008, un prezioso libro di 176 pagine dal titolo “Le tue parole le ho regalate al vento”
mercoledì 4 febbraio 2009
La barbarie nella politica
Penso non sia sfuggito a nessuno il violento scontro tra Berlusconi, capo del governo italiano, e Soru, candidato alla presidenza della regione Sardegna.
E spero siano sfuggiti a me interventi, considerazioni, preoccupazioni, richiami, da parte dell’intero mondo politico su questo scontro. Fino a stamattina, su La Repubblica, un giornale non certo vicino a Berlusconi, si parlava solo dello scontro a due, come di un duello rusticano tra due poco di buono tra i quali nessuno interviene a mettere pace o a dare torti e ragioni perché sono “affari loro”.
Non so a cosa possa servire il lamento di un semplice cittadino, ma non mi sembra giusto che tutti, ma proprio tutti, anche noi cittadini che non abbiamo niente da chiedere né all’uno né all’altro, continuiamo a starcene zitti.
Io ho sentito, due volte ieri e una volta stamattina, il presidente del consiglio dei ministri d’Italia, spiegare che i sardi non devono votare Soru perché è un uomo che ha fallito in tutto quello che ha fatto: come imprenditore, come politico, come governatore della Sardegna.
Premetto subito che penso che un capo di governo, partecipando attivamente a tutte le campagne elettorali (regionali, provinciali, comunali, europee) dà immediatamente la sensazione di non governare per conte del Paese ma a beneficio dei suoi compagni di partito e dei suoi elettori e questo certamente non giova alla credibilità del governo stesso.
Ma c’è qualcosa di nuovo e di barbaro, nell’intervento di Berlusconi: l’attacco personale e la calunnia, portati con l’arroganza di chi sa di non potere essere processato (per via della legge che egli stesso ha confezionato per sé) e con la prepotenza di chi è più forte ed esercita la propria forza anche contro chi potrebbe avere ragione. Egli pensa che Soru non reagirà perché, se eletto, col presidente del consiglio dovrà fare quotidianamente i conti. E forse vuole fare capire agli elettori sardi che non è conveniente votare Soru perché le conseguenze della sua inimicizia ricadrebbero sulla regione.
Io non ho simpatie particolari per Soru né antipatia per Castellazzi. E comunque, vivo in Sicilia e non in Sardegna. Ma mi auguro (e lo auguro all’Italia intera) che il popolo sardo dimostri ancora una volta tutta la sua fierezza e rielegga Soru. Sarebbe l’unico modo per dire che l’arroganza, la prepotenza e l’intimidazione nel 2009 e in Italia sono strumenti fuori luogo.
Per il resto, inutile sperare in Veltroni, Di Pietro e Casini: quelli non si sono neppure accorti di quello che sta accadendo.
E spero siano sfuggiti a me interventi, considerazioni, preoccupazioni, richiami, da parte dell’intero mondo politico su questo scontro. Fino a stamattina, su La Repubblica, un giornale non certo vicino a Berlusconi, si parlava solo dello scontro a due, come di un duello rusticano tra due poco di buono tra i quali nessuno interviene a mettere pace o a dare torti e ragioni perché sono “affari loro”.
Non so a cosa possa servire il lamento di un semplice cittadino, ma non mi sembra giusto che tutti, ma proprio tutti, anche noi cittadini che non abbiamo niente da chiedere né all’uno né all’altro, continuiamo a starcene zitti.
Io ho sentito, due volte ieri e una volta stamattina, il presidente del consiglio dei ministri d’Italia, spiegare che i sardi non devono votare Soru perché è un uomo che ha fallito in tutto quello che ha fatto: come imprenditore, come politico, come governatore della Sardegna.
Premetto subito che penso che un capo di governo, partecipando attivamente a tutte le campagne elettorali (regionali, provinciali, comunali, europee) dà immediatamente la sensazione di non governare per conte del Paese ma a beneficio dei suoi compagni di partito e dei suoi elettori e questo certamente non giova alla credibilità del governo stesso.
Ma c’è qualcosa di nuovo e di barbaro, nell’intervento di Berlusconi: l’attacco personale e la calunnia, portati con l’arroganza di chi sa di non potere essere processato (per via della legge che egli stesso ha confezionato per sé) e con la prepotenza di chi è più forte ed esercita la propria forza anche contro chi potrebbe avere ragione. Egli pensa che Soru non reagirà perché, se eletto, col presidente del consiglio dovrà fare quotidianamente i conti. E forse vuole fare capire agli elettori sardi che non è conveniente votare Soru perché le conseguenze della sua inimicizia ricadrebbero sulla regione.
Io non ho simpatie particolari per Soru né antipatia per Castellazzi. E comunque, vivo in Sicilia e non in Sardegna. Ma mi auguro (e lo auguro all’Italia intera) che il popolo sardo dimostri ancora una volta tutta la sua fierezza e rielegga Soru. Sarebbe l’unico modo per dire che l’arroganza, la prepotenza e l’intimidazione nel 2009 e in Italia sono strumenti fuori luogo.
Per il resto, inutile sperare in Veltroni, Di Pietro e Casini: quelli non si sono neppure accorti di quello che sta accadendo.
lunedì 2 febbraio 2009
Gianni Giuffrè visto da Gianni Anzalone
Gianni Giuffrè? Uno stregone, un trickster! Un coyote divino che coinvolgeva ed attirava.
Un “modo” di parlare nuovo. Un modo finalmente “altro” di mostrarsi, di darsi, di partecipare e parteciparsi... Una insolita maniera di “non appartenersi” fino allo spasimo con mille fronti
di battaglia aperti.
Lo ricordo così., Uno “spietato untore” venuto ad “appestare” giovani vite in fiore.
Una antica voce nuova che parlava di “neo-Rinascimento”. Dell’uomo aperto in tutte le direzioni, arso da una sete inestinguibile.
Una voce che conduceva. Un esempio che trascinava. Un invito a partecipare al “qui” ed “ora” dell’evento nel suo farsi cultura... e poi pittura, arte, letteratura, filosofia, Teatro,
poesia, mimo, dizione, scherma, fioretto, andature, posture, contatto, distacco...
E poi il debutto con Cyrano de Bergerac di E. Rostand al Mitico Teatro Odeon
(oggi intitolato al giammai dimenticato Carlo Lo Presti). La tournèe a Milazzo, al Teatro Trifiletti;
a Barcellona, al Teatro Mandanici (un gioiello di Teatro all’Italiana, con più ordini di palchi,
oggi inesistente, divorato dalle fiamme). Sì. Proprio così. Si cominciavano i primi tentativi
di “esportazione” dei prodotti culturali di nicchia... Che febbre!
E tanto, tanto Pirandello. Tutto questo vissuto da me, e da tutti noi studenti, a 15 anni.
E finalmente il costruirsi inarrestabile di un codice interiore, di un “saper fare” illuminante.
Ed uno strano sport, portato da Gianni Giuffrè a Lentini.
Uno sport mai visto prima. Inaudito. La Pallavolo. Proprio così. Gianni portò a Lentini
la Pallavolo. E me lo ricordo ancora sogghignare quando, dovendo passargli la palla, non sapevo mai se dirgli “tua” o “ sua”.
Un ricchissimo catalogo vivente...non ancora interamente sfogliato.
E la sua fidata compagna sempre accanto, lì pronta ad intercedere per noi giovinastri quando andavamo fuori misura. La dolce Pina.
Questo fu e continua ad essere il mio, il nostro, Gianni Giuffrè.
Obbligati sempre, Gianni. Hai saputo in-segnarci. Segnarci dentro...e per sempre.
Gianni Anzalone
Un “modo” di parlare nuovo. Un modo finalmente “altro” di mostrarsi, di darsi, di partecipare e parteciparsi... Una insolita maniera di “non appartenersi” fino allo spasimo con mille fronti
di battaglia aperti.
Lo ricordo così., Uno “spietato untore” venuto ad “appestare” giovani vite in fiore.
Una antica voce nuova che parlava di “neo-Rinascimento”. Dell’uomo aperto in tutte le direzioni, arso da una sete inestinguibile.
Una voce che conduceva. Un esempio che trascinava. Un invito a partecipare al “qui” ed “ora” dell’evento nel suo farsi cultura... e poi pittura, arte, letteratura, filosofia, Teatro,
poesia, mimo, dizione, scherma, fioretto, andature, posture, contatto, distacco...
E poi il debutto con Cyrano de Bergerac di E. Rostand al Mitico Teatro Odeon
(oggi intitolato al giammai dimenticato Carlo Lo Presti). La tournèe a Milazzo, al Teatro Trifiletti;
a Barcellona, al Teatro Mandanici (un gioiello di Teatro all’Italiana, con più ordini di palchi,
oggi inesistente, divorato dalle fiamme). Sì. Proprio così. Si cominciavano i primi tentativi
di “esportazione” dei prodotti culturali di nicchia... Che febbre!
E tanto, tanto Pirandello. Tutto questo vissuto da me, e da tutti noi studenti, a 15 anni.
E finalmente il costruirsi inarrestabile di un codice interiore, di un “saper fare” illuminante.
Ed uno strano sport, portato da Gianni Giuffrè a Lentini.
Uno sport mai visto prima. Inaudito. La Pallavolo. Proprio così. Gianni portò a Lentini
la Pallavolo. E me lo ricordo ancora sogghignare quando, dovendo passargli la palla, non sapevo mai se dirgli “tua” o “ sua”.
Un ricchissimo catalogo vivente...non ancora interamente sfogliato.
E la sua fidata compagna sempre accanto, lì pronta ad intercedere per noi giovinastri quando andavamo fuori misura. La dolce Pina.
Questo fu e continua ad essere il mio, il nostro, Gianni Giuffrè.
Obbligati sempre, Gianni. Hai saputo in-segnarci. Segnarci dentro...e per sempre.
Gianni Anzalone
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