venerdì 2 gennaio 2009

Ziti, miti e riti secondo Aldo Failla

Aldo Failla ha scritto l'articolo che potete leggere qui di seguito e che sarà pubblicato su Murganzio martedì prossimo (5 gennaio). Lo ringrazio molto anche per la generosità nell'uso degli aggettivi nei miei confronti ma soprattutto per avere saputo fotografare in maniera impeccabile il senso dela NOSTRA piccola iniziativa. ho evidenziato NOSTRA perché il merito dell'avvocato Failla è stato enorme: mille informazioni a me sconosciute le ho ricevute da lui, così come da lui ho ricevuto stimoli, incoraggiamenti ed entusiasmo. Inoltre tengo a precisare che senza di lui non avrei mai potuto raggiungere molte delle persone che hanno costituito l'asse portante della narrazione, dalle signore Zerega a Maurizio Tesei, da Pupa Gangemi a Cesare Pisano, Nino Risuglia, maria Arisco ecc. ecc. D'altra parte, il suo valore e il suo impegno in campo culturale a Lentini è noto a tutti. Io, come ai tempi del Comitato Antico Lavatoio, di "Oggi qui, domani là" e di tante altre iniziative messe in piedi assieme, ho avuto il piacere e la fortuna di godere della sua straordinaria onoscenza della città e della sua generosa disposizione a condividerla.


Lentini, c’era una volta…….

“Ziti, riti e miti - flashback sugli anni ’60 a Lentini”, non è solo il titolo della fortunata trasmissione in diretta radio (Radio Elleuno) mandata in onda dal dinamico e poliedrico Guglielmo Tocco nelle quattro consecutive domeniche di Dicembre (dalla “Masseria Militti”), ma è stata la magnifica occasione per reincontrarci per una rilettura di quella magnifica stagione che a Lentini è stata vissuta e mai dimenticata. Ispirata la ideazione, perfetta la regia, in sintonia tutti i protagonisti che “in diretta” hanno raccontato le loro storie, rivissute non in chiave melensa e mielosamente da amarcord, ma come sempre da protagonisti.
Si era partiti dal volere ricordare la chiusura “per limiti di età” del fascinoso studio fotografico di Luigi Lo Re (ex “LoreLan”), frequentato da tutta “la meglio gioventù” di Lentini in quei favolosi anni ‘60’ ed oltre, ma ci si è subito resi conto che ciò sarebbe stato obiettivamente restrittivo.
Ed allora, ecco “ziti, riti e miti”, nata quasi in punta di piedi, ma poi scoppiata in tutta la sua importanza, perché di qualcosa di importante si è parlato. La manifestazione si è snodata attraverso il ricordo di una Lentini che c’era in quel periodo, ricordando tutto ciò che Lentini ha offerto, dall’essere stata sede del secondo scalo ferroviario d’Europa (il primo era quello di Dusseldorf, nella magna Germania), all’essere stata sede di una grande operatività economica e commerciale, in continua trasformazione, si è parlato del grande fervore teatrale, ereditato da Carlo Lo Presti e Mario Piazza, con grandi protagonisti che hanno portato in Italia il teatro leontino, con Gianni Anzalone, Agostino La Fata, Alfio Valenti, Gianni Giuffrè, Piero Russo, Elio Cardillo, Enzo Ferraro ed altri che certamente dimentico di citare. Si è ricordata la grande stagione del Liceo Gorgia, coi tanti suoi protagonisti sia nel campo docente che discente, con le grandi squadre di atletica leggera che primeggiavano, sia in campo maschile che femminile, alle gare provinciali e regionali. Dei giornali che a Lentini vedevano la luce, primo fra tutti “La Fessura”, foglio fedele cronista e critico del tempo; si è parlato delle grandi famiglie che a Lentini, quasi per un non organizzato fenomeno di “ricambio etnico”, venivano per lavorare e far lavorare, sia quanto a singole famiglie (Zerega, Gangemi, Tesei), che quanto a grandi collettività (da Giampilieri le più consistenti) che qui hanno trovato la loro e la nostra felicità in un connubio che la storia conferma. E che dire della grande Leonzio che furoreggiava dovunque, di Augusto Ferrante “genio e sregolatezza”, di Turi Di Pietro, maestro di “Petru ‘u turcu”, Pietro Anastasi? Una Leonzio che rappresentò l’espressione di una Città opulenta, creativa, che si faceva rispettare in ogni campo.
Abbiamo parlato dei grandi Avvocati e Magistrati che Lentini ha avuto in quel periodo, della FUCI, della nascita del “Ponte”, circolo liberal-culturale, voluto dal Pretore Salvatore Paglialunga assieme a Sebastiano Addamo, Alessandro Tribulato, i fratelli Turi e Pippo Moncada, Franco Zerega, Alfio Siracusano e tanti altri. E che dire della fiaccola olimpica che i tedofori lentinesi dell’estate 1960 dopo 48 anni hanno orgogliosamente mostrato (peccato non esserci anche la televisione a Masseria Militti…); tanti nostri giovani questo non lo sanno di certo. Come non sanno che al Carmes Hotel si festeggiava il “Ballo degli Anni Verdi”, in cui era richiesta l’unica droga ammessa, cioè la voglia del bello, la voglia di vivere ed il coraggio di affrontare la vita e divertirsi con il cuore, la spontaneità ed il piacere della scoperta. Non c’erano molte macchine in giro, spesso si andava al “Pic-Nic”, per uno dei pochi svaghi consentiti, il mezzo pollo arrosto e/o la pizza, anche a piedi, ma si tornava “in orario”, certamente sobri, ma “ubriachi” di felicità, che magari non apprezzavamo appieno.
Bene, alla fine di tutta questa “rivisitazione”, ci siamo guardati negli occhi con una sola domanda: ma dove siamo finiti?, perché non si è dato seguito a tutto questo grosso patrimonio che i protagonisti degli anni ’50 avevano costruito e ci avevano donato ? Per chi o per cosa i nostri braccianti hanno lottato, si sono fatti arrestare, bastonare? Dove sono i frutti di tutto ciò, se tutto attorno a noi è solo miseria, mancanza di ideali, povertà economica e di ideali ? Le risposte sono state tante, di varia natura, ma tutti abbiamo convenuto che disperdere il patrimonio acquisito è stato un vero peccato, per tutti. Qualcuno ha detto che i “padroni” del bene-Lentini hanno pensato di coltivare il proprio orticello extra-moenia, dimenticando il proprio seminato, che “i macchi nunn’hana statu abbiviratu acchiù”. Qualcun altro ha riscontrato, e questo è altrettanto grave, che in realtà gli eletti al governo della cosa pubblica non sono veramente eletti “direttamente” dal popolo lentinese, come accadeva una volta. Certo, il panorama è disarmante, alla classe culturale reduce di quei meravigliosi anni ’60, tuttora vivente a Lentini, non viene chiesto neanche un parere consultivo, figuriamoci quello decisionale, appannaggio solo dei “quantitativamente” più rappresentativi. Ebbene, ci siamo sentiti e visti come quei famosi “ragazzi del 99” (inteso 1899),i quali, per uno strano scherzo del destino anagrafico, furono costretti al richiamo alle armi ed a combattere per la seconda volta in difesa della Patria.
E se, spinti da sacro furore e vero Amore per la Città di appartenenza (Proprietà acquisita per diritto di nascita e non espoliata…..), non decidessimo tutti di….autorichiamarci alle armi ? Riflettiamoci.
Una volta, quando negli anni ’60, sottoscrivevo i miei articoli su un giornalino locale, con lo pseudonimo “Alfa 47”, finivo sempre con la classica frase: “Ad maiora et meliora”, che era un canto di fondata speranza, che oggi mi sento di ripetere, non foss’altro che per quello che ho visto ed ascoltato in queste quattro meravigliose domeniche di Dicembre 2008.
Aldo Failla.

1 commento:

q ha detto...

Ciao Guglielmo, sono marco, abbiamo appena giocato a scacchi e sono erroneamente uscito dalla pagina, quindi su scacchisti non posso scrivere! Un saluto e un arrivederci alla prossima partita. MI ALLENERO' MOLTO, MOLTISSIMO! :D