lunedì 28 marzo 2011

Uomini o coccodrilli?

Ragazzi, qui si sta mettendo proprio brutta.
Il ministro Maroni (ripeto:ministro) parla di un rischio: che milioni e milioni di nordafricani potrebbero venire in Italia nelle prossime settimane. BUUUM!
Il sottosegretario Castelli parla di invasione. BUUUUM
Non ho sentito Borghezio e la Trota, ma credo che un BUUUM preventivo non ci stia male.
Poi ho sentito ancora Maroni e altri esponenti del Governo addossare tutte le colpe all’Europa che non ci aiuta.
E poi Frattini con la storia de bonus per chi viene e se ne va.
A me sembrano sciocchezze enormi.
Tutti potremmo fare come Berlusconi, che non dice una parola, e Maroni che invece trucca le carte. Volete fare BUUUM anche a me?. Nossignori, perché spiego subito dove sono i trucchi di Maroni e c.
1. Tenere il più possibile ammassate 6.000 persone sull’isoletta di Lampedusa impressiona molto di più che distribuirli sull’intero territorio nazionale.
2. Far vedere mattina, mezzogiorno e sera a tutta l’Italia il disagio e la preoccupazione dei 6.000 abitanti di Lampedusa (senza mai dire che si potrebbero evitare), da un lato serve a dimostrare (?) che la lega ha sempre avuto ragione, dall’altro dovrebbe servire a farci incazzare con l’Europa (e la Lega non era contraria all’Euro e all’integrazione dell’Italia in Europa?).
3. Enfatizzare tutto questo andirivieni di barche, navi, pescherecci, carrette del mare come fossero palle di flipper fa pensare quanto immane e irrisolvibile sia il problema: nessuno deve pensare che Maroni sta giocando sulla pelle dei migranti e dei lampedusani per una vigliacca e miserabile campagna elettorale gratuita.
I risultati di questo inganno sono sotto gli occhi di tutti: perfino il buon dottor Gentile è rimasto tanto “leghizzato” da profferire parole senza senso, senza significato, senza giustificazione, come questa Questi non sono "rifugiati", ma nella migliore delle ipotesi delinquenti di basso profilo. (Salvo poi chiederci – o chiedersi – “Sono queste posizioni razziste?). Assomigliava tanto, il dottor Gentile, a un brav’uomo di Lampedusa che ieri in televisione diceva: “Io non ce l’avrei con loro, ma temo che possano far male ai nostri figli”, pensando che, se vengono dall’Africa, saranno leoni o coccodrilli.
Conclusione: anziché cianciare dire corbellerie, faremmo bene a pretendere che il nostro Governo facesse il proprio dovere e tenesse un atteggiamento serio e da adulti.

sabato 26 marzo 2011

MINE

È venuta a trovarmi la dolcissima Mine, giornalista e scrittrice turca di Istanbul..è fresca, leggera e sorridente come una decina di anni fa, l’ultima volta che ci siamo visti. Nel frattempo si è sposata con Cem, gigantesco e atletico produttore di melograni, ed ha portato al mondo due figlie, gemelle , Deniz e Asya Meryem. Mi ha dato la grande gioia di conoscere tutti e tre i suoi cari.
È innamorata della Sicilia (mi illudo che ci sia del vero quando dice che a questo ho contribuito anch’io). Ama particolarmente Siracusa, dove ha abitato alcuni mesi e dove ha molti amici, tra i quali Ramzi Harrabi, il musicista tunisino amico mio e di molti lentinesi.
È tornata a Siracusa per mettere in atto un’idea coltivata da due anni e mezzo, da quando, cioè, sono nate le bambine: ha portato con sé un pezzettino di cordone ombelicale così a lungo conservato e lo ha seppellito ai piedi del grande albero che c’è ai bordi della Fonte Aretusa.
Secondo un’antica tradizione turca questo (come da noi la monetina nella Fontana di Trevi) farà tornare e bambine a Siracusa.
Ce una luce radiosa illumini sempre il tuo cammino, Mine

lunedì 7 marzo 2011

UN'ONESTA AMMISSIONE DI FALLIMENTO

La Ministra Gelmini ha dichiarato: "La scuola pubblica resisterà ai miei tagli".
Pensava fosse molto più semplice demolirla del tutto a favore di quella privata.
La ragazza è presa dal panico: comincia a temere che la maledetta potrebbe resistere non solo ai tagli ma anche a tutti quanti gli attacchi suoi e del suo principale.

mercoledì 2 marzo 2011

Lettera al sig. Presidente della Repubblica

Gentile sig. Presidente

Le vorrei rivolgere una preghiera: in una qualsiasi delle cerimonie a cui parteciperà in occasione del 150° dell’Unità d’Italia, anche in una sola, La prego di spendere qualche parola in ricordo di quella intera generazione di giovani siciliani che, nei primi anni successivi alla nascita del Regno Unitario, venne sterminata senza pietà, perché renitente alla leva obbligatoria.
Lei è uomo coltissimo e di origine meridionale, per cui conosce bene l’argomento di cui parlo. Le chiedo quindi scusa se ne faccio qualche accenno.
Nell’anno 1862 venne introdotta in Sicilia (e in tutto l’ex Regno delle Due Sicilie) per la prima volta la Leva obbligatoria. Stiamo parlando di territori abbastanza grandi in cui la maggior parte della popolazione viveva in villaggi, campagne, piccolissimi centri rurali. Dove l’informazione giungeva scarsissima, approssimativa e con ritardo.
Per le famiglie dei “jurnatari” il figlio maschio rappresentava una risorsa insostituibile. Il 95% dei ragazzi di quell’età era analfabeta e raramente si era spostata da un villaggio all’altro e conosceva una parlata diversa dalla sua.
All’improvviso, a casa di ognuno di questi ventenni giunse il carabiniere più vicino per ordinare che il tal giorno e la tal ora dovevano presentarsi in caserma per fare il servizio militare per il nuovo Re e per CINQUE ANNI.
E che cos’è un militare? E chi è il nuovo Re?E perché non c’è più Franceschiello? E io per cinque anni non potrò vedere la mia famiglia, non mi potrò sposare e dovrò fare le guerre’
Nessuno sforzo fu fatto dalle autorità per capire il popolo siciliano né per farsi capire da esso.
Inevitabile che la quasi totalità dei giovani coscritti fuggisse immediatamente per le montagne e per i boschi e che molti di loro per sopravvivere si unissero alle bande di fuorilegge, banditi e tagliagole che, certo, non mancavano.
Su a Torino valutarono il problema come gravissimo. Pensarono di porvi rimedio applicando anche in Sicilia e contro questi ragazzi una legge già in vigore nelle province “infettate dai briganti” (Campania, Basilicata e Calabria).
Una legge che a molti era apparsa semplicemente disumana anche nei confronti degli stessi briganti e banditi, la famigerata Legge Pica.
I renitenti, i loro parenti e persino i loro concittadini (attraverso l'occupazione militare di città e paesi) furono trattati alla stregua di briganti e banditi
Alla sospensione dei diritti costituzionali, dunque, si accompagnavano misure come la punizione collettiva per i reati dei singoli e il diritto di rappresaglia contro i villaggi: veniva introdotto il concetto di "responsabilità collettiva".
Io non so quanti furono i ragazzi uccisi, condannati a morte o ai lavori forzati, spinti alla macchia e lontano dalle famiglie.
Si sa per certo che nei due anni e mezzo in cui fu in vigore (agosto 1863-dicembre 1865) in tutto il meridione d’Italia, compresa la Sicilia, la Legge Pica causò 14.000 morti in scontri a fuoco, 12.000 tra arrestati e deportati, 2,218 condannati a morte.
Ecco, sig. Presidente, forse prolungare il silenzio su questo enorme delitto commesso da italiani contro italiani non giova molto alla profonda, piena, totale convinzione che l’Unità d’Italia sia stata cosa interamente buona.