In questi
giorni ho fatto molte volte il nome di Giuseppe Guercio.
Non ne ho
potuto fare a meno: Giuseppe è un ingegnere edile carlentinese che abita e
lavora a Reggio Emilia. Quando su Face book ha letto della nostra mobilitazione
per recuperare la chiesetta abbandonata di San Giuseppe Giusto ha
immediatamente aderito con entusiasmo
contagioso. Non ha mai pensato “io sono carlentinese, vivo in Emilia, cosa mi
interressa?”. Né mai, da tecnico consapevole delle difficoltà burocratiche,
economiche e pratiche, ha detto una parola che potesse scoraggiare o indurre al
pessimismo. È tornato a Carlentini per un paio di settimane di ferie e anziché
riposarsi ha trascorso le sue ferie lavorando con un impegno e una generosità eccezionali
per il nostro progetto: foto, studi, ricerche, relazioni.
Ci ha fornito indicazioni, informazioni, suggerimenti
e strumenti di eccezionale utilità per il prosieguo della nostra azione. Insomma,
un esempio ed uno stimolo, più ancora di un aiuto.
Poi un
giorno ci trovammo a parlare della nostra festa dl libro. Nel giro di
quarantotto ore si presentò a casa mia con centosessanta libri da donare ai
nostri quindicenni. Lui non me lo ha chiesto, ma a me sembra doveroso e
bellissimo invitare quest’anno, assieme ai lentinesi anche tutti i quindicenni
di Carlentini. Il sindaco, gli amministratori e i ragazzi di Carlentini devono
sapere qualcosa del loro splendido concittadino. Egli, per conto proprio, in
silenzio, in punta di piedi, senza clamore, ne ha regalati circa ottocento alla
biblioteca della sua città.
E qui mi
viene in mente suo padre. Il padre di
Giuseppe fu sindaco di Carlentini dal 1962 al 1975. Quando cominciò Giuseppe
non era nato, quando finì aveva tre anni. Perché mi viene in mente? Perché la
biblioteca di Carlentini vide la luce nel 1966 grazie allo straordinario
impegno del padre di Giuseppe. Egli, il padre, è il mitico Cicciu Vecciu, Francesco Guercio. La
istituzione della Biblioteca Comunale non fu il frutto di un parto indolore. Vi
furono parecchie opposizioni. Molte assomigliavano a quelle che sentiamo dire
adesso, quasi cinquant’anni dopo: “con tanto che c’è da fare…” “La cultura non
si mangia” e così via filosofando.
Ma Ciccio
non li ascoltò, andò avanti. Egli sapeva quale cibo fondamentale fosse la
cultura per gli uomini e per l’intera società, sapeva che nessuna comunità può
avere futuro senza cultura, senza informazione, senza conoscenza. I suoi
oppositori non erano solo anziani, braccianti e contadini, come si potrebbe
pensare, ma anche intellettuali, professionisti e giovani. E il sindaco Guercio
non era un uomo acculturato, come si potrebbe credere: Era un
contadino-allevatore in prima persona. Non aveva lauree, ma solo la quinta
elementare. Ma SAPEVA il valore della cultura. Sapeva che i libri devono essere
facilmente accessibili a tutti, perché l’ignoranza e la non conoscenza
conducono alla subalternità degli individui e al declino delle società.
Aveva
capito tutto senza avere avuto l’opportunità di leggere libri.
Quando
Giuseppe nacque la sua casa era pronta ad accoglierlo con decine di libri nello
scaffale, pronti per quando il bambino sarebbe stato in grado di leggerli.
Il sindaco
Guercio entrò nella storia di Carlentini per altre mille ragioni, ma il fatto
che abbia voluto istituire la
Biblioteca comunale in quei tempi e con quelle difficoltà,
per me lo rende immortale.
Io mando un
abbraccio e un ringraziamento a Giuseppe, ma a suo padre, al grande Ciccio
Guercio, ne mando cento e cento.