Vent’anni
fa proprio nel nostro territorio, sui terreni che un giorno ospitavano le acque
del Biviere nidificò una coppia di cicogne.
Erano le
prime cicogne, dopo cinque secoli di assenza, che poggiarono piede in Sicilia.
Oggi vene sono 140 esemplari, tutti discendenti da quella prima coppia.
In Sicilia
ci sono molte zone umide, dall’Oasi del Simeto all’Area Protetta del Ciane, per
restare alle più vicine, ma loro scelsero Lentini. Non badarono che fosse bella
o brutta.
La sera
del 21 agosto è accaduto un altro evento bellissimo e misterioso: sulla
spiaggia di Agnone, tra i lentinesi al mare, sono nate una cinquantina di
tartarughine caretta-caretta. Sbucavano fuori con la loro andatura buffa da
sotto una barca capovolta. (potete vederle su http://www.lanotizia.tv/).
Sapete
tutti quanta spiaggia c’è non frequentata da bagnanti, eppure la loro mamma
scelse questo posto per deporre le uova. Si fidò, vorrei dire, di noi
lentinesi.
Neanche
mamma tartaruga badò al fatto che Agnone fosse bella o brutta. Qualcosa la
spinse là.
A me piace
immaginare che siano dei segnali, dei messaggi rivolti a noi lentinesi.
Dal libro
di Nino Risuglia presentato proprio la sera della nascita delle tartarughine emerge
un messaggio: la tua città è tua madre. Non è importante che sia bella o
brutta, povera o ricca, calma o nervosa. È tua madre, e tu la ami, la rispetti,
la fai rispettare e non dimenticherai niente di lei.
Il
bellissimo movimento che è nato per il recupero della chiesetta di San Giuseppe
Giusto sembra confermare quanto ho appena detto, non è nato perché San Giuseppe
Giusto sia bello o perché può essere sfruttabile ai fini turistici e dunque economici,
ma perché questa chiesetta è memoria, identità, anima. È un monumento
seminascosto all’incuria. Alla incomprensione e alla superficialità dei nostri
concittadini. Vogliamo trasformarlo in monumento alla generosità, alla
partecipazione, alla ricerca delle radici, della cultura e dell’arte sacra nel
nostro territorio.
L’abbiamo
abbracciato, appunto, come si fa con la madre, senza secondi fini e senza
badare a questioni estetiche. Ma essa ci sta subito donando emozioni
straordinarie. Anche legate alla bellezza.
Il vano
dedicato al culto è di metri cinque per sette. La superficie dei muri e del
soffitto sarà quindi di poco più di 150 metri quadrati .
Ebbene, in questo piccolo spazio sono racchiusi affreschi senza nessun valore,
ma di straordinaria bellezza.
È una
regalo inaspettato e graditissimo. Un premio e uno stimolo, ma lavoreremmo al
suo recupero anche se non fosse così.
Perché è
così che ci si comporta con la madre.
Onorandola
e difendendola da tutti gli insulti a qualsiasi costo e a prescindere da tutto.
E ci sta
dando un altro dono forse, ancora più
grande ed inaspettato.
Intanto le
foto: tante, scattate fotografi provetti e improvvisati con cui abbiamo già
messo in piedi una mostra on line (http://www.facebook.com/media/set/?set=oa.461980100501916&type=1)
e ne vogliamo realizzare una
itinerante nel periodo natalizio.
E poi la
grande offerta del proprio impegno da
parte di decine di giovani e adulti.
Vorrei
citarli tutti, uno per uno, ma sono troppi. Credo che nessuno si offenderà se ne cito solo due: Corinne Valenti e
Giuseppe Guercio. La prima, una dolcissima ragazza lentinese, tra le altre cose
ne ha fatta una straordinaria: ha interpretato e donato ai contemporanei una
scritta ormai quasi del tutto illeggibile.
Il secondo
è un ingegnere carlentinese che vive e lavora a Reggio Emilia e sta dedicando
con generosità estrema tutti i pochi giorni di vacanza in Sicilia al nostro
progetto.
Tra
l’altro ha scritto una relazione storico-strutturale della chiesetta, che, con
razionalità competenza, ne mette in luce aspetti interessantissimi e tracce in
grado di giungere presto ad altre scoperte.
Infine, un
pensiero particolare lo dedico al professo Paolo Giansiracusa, il quale si è
dichiarato subito pronto a mettere tutta la sua competenza ed il suo prestigio
a disposizione del nostro progetto, mentre l’Accademia di Belle Arti “Rosario
Gagliardi” da lui diretta si è dichiarata disponibile ad occuparsi del restauro
degli affreschi.
Anche qua c’è un chiarissimo segnale di
incoraggiamento da parte della natura, l’indicazione della strada da seguire da
parte della vita: Su un muro scrostato di San Giuseppe Giusto si è abbarbicato un
cappero e ha fatto casa. Le foglioline minute dal verde intenso mostrano che la
vita non si ferma davanti al banale ostacolo della mancanza d’acqua e di riparo
e rende vivo un muro che gli uomini stolti dichiarano morto.
Gli amici
che stanno lavorando alacremente per recuperare San Giuseppe Giusto sono
cicogne, tartarughine, capperi. Sono ragazze, ragazzi, donne e uomini vivi che
portano vita tra le braccia della loro Lentini.
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