Avevo
una donna,
era
un angelo senza le ali
che
teneva caldo il mio cuore
ma
ora è volata via
ma
non sono triste...
so
che sta aspettandomi
e
nel frattempo
sto
imparando canzoni nuove
da
cantare ancora insieme
in
un nuovo inno all’amore.
Questa
struggente poesia è stata scritta da Rosario Marzo nel 2002, tre anni dopo la
“partenza” della sua amata Pinuccia.
Ne
ha scritte tante altre su di lei e altre continua a scriverne. Se ne avrete
l’opportunità leggetele tutte. In questo libro ne troverete cinquanta.
Vi
stupirete di scoprire che il motivo prevalente è proprio questo: la fiducia che
la rivedrà, l’ansia di essere all’altezza, a momento dell’incontro.
Egli
le si rivolge, le parla, dialoga con lei, le racconta gli accadimenti quotidiani,
tutti stravolti, adesso che non c’è lei.
E
col pensiero la segue, e vuole sapere come trascorre il tempo, se è sempre
vicina a Lui, se anche là la campagna è bella come quella iblea, se anche là il
sole illumina e riscalda,se anche là si canta per amore e le farfalle danzano
per gli innamorati.
E
le chiede sempre “perché?”. Perché è accaduto, perché non siamo ancora insieme,
perché Lui scelse lei? Si chiede mille volte, come Orfeo, cosa può fare per
andarla a trovare e riportarla nel mondo dei vivi, cosa potrà fare per
raggiungerla e fermarsi
con lei. Ha un solo pensiero: tornare con lei e se perché questo accada dovesse
essere necessario oltrepassare lui il confine, andrebbe felice dal suo amore.
Ogni cosa che vede, ogni sensazione
che prova, ogni suono che sente per lui sono ponti ideali che lo avvicinano al
suo amore, motivi di ricordi, legami e giustificazioni nei confronti della vita di prima.
Chi resta
solo canta la solitudine, l’assenza della persona cara, ma Rosario parla di una
presenza, di un amore sempre vivo.
E il suo canto
è molto religioso, rispettoso nella volontà di Dio e fiducioso in un nuovo
inizio nell’altro mondo.
Egli
piange per la lontananza, ma sa che un giorno la raggiungerà. E nel frattempo
conserva tutto come se lei dovesse tornare da un momento all’altro.
Di notte
non dorme rassegnato o stanco, ma veglia sui ricordi, perché tutto sia pronto
nell’eventualità che lei anche solo per un attimo possa tornare, veglia perché
non vuole farsi trovare non in attesa.
Rosario è un
vero e raffinato poeta. Piange per Pinuccia e compiange se stesso, ma nessuno
tra chi lo ascolta rimane solo spettatore. Nessuno può fare a meno di rimanere
commosso, di sentirsi vicino a loro due, nessuno rimane indifferente. Ma
nessuno, dopo averlo letto, rimane triste e sconsolato. Perché questo esempio
d’amore immortale, questi sentimenti, questo “vivere per sempre” attraverso
l’altro ci conforta e ci consola.
Comu ‘na fogghia sicca
ca u vientu stuzzinia
vaiu curriennu notti e
iuornu
sempri circannu a tia.
Un
amore così grande segna la vita dei protagonisti e sconfigge la morte.
Guglielmo Tocco
Nessun commento:
Posta un commento