Grazie a questo anno orripilante ho capito che posto ho io nel mondo. Grazie alla malattia di papà e alla sua disabilità, spero momentanea, ho toccato con mano il dolore vero, e non me lo scorderò mai. Il dolore va utilizzato, per conoscere e aiutare le altre persone che soffrono. La forza che ho acquisito in questo anno e mezzo di lotta serve a questo. La compassione che ho scoperto in me serve per sostenere gli altri. La saggezza, la fermezza che mi ha regalato la mia pratica, sono al servizio di questo. Ecco perchè la “sfiga” si è accanita su di me e sulla mia famiglia per tutto questo tempo. A volte sembro un gigante con i piedi di argilla, ma anche un gigante di marzapane, come quello di Shrek, è un gigante.
Oggi ho raccontato per la seconda volta in pubblico, a un grande meeting buddista, la mia esperienza di malattia e guarigione attraverso la fede, di papà. Da noi si dice che si offre. Infatti ho offerto questo, la mia sofferenza passata e la mia gioia presente. Non mi sono mai chiesta perchè mi succedesse, ero troppo impegnata a combattere per farlo, ma ora lo so. Se riesci a farcela devi essere di esempio e incoraggiare gli altri. Oggi papà ha scritto su facebook una bella nota sui disabili, su come lui in quanto tale ora impegnerà il suo ingegno e la sua forza di smuovere le masse per questa causa, e io ho intenzione di fare lo stesso. Siamo incazzati e siamo forti, e ora useremo questo per le persone che hanno questo problema.
Mi sono più volte trovata a dire grazie alla malattia in questo anno, e ora lo dico più che mai. Se ce la fai, hai il dovere di aiutare anche gli altri. E’ il dovere da essere umano, è la rivoluzione umana, è la mia religione.
lunedì 30 maggio 2011
domenica 29 maggio 2011
INSIEME PER I DIRITTI
La mia nuova condizione di disabile non rappresenta certo una svolta per la mia vita: continuo a lavorare, scrivere, ridere, intrattenermi con gli amici, inventare situazioni nuove come prima. La differenza sta nella mobilità, adesso molto ridotta. Ma questo non può essere un alibi per niente. Prima della svolta ero molto combattivo, ad ogni ingiustizia, ad ogni diritto negato (non solo riguardanti me) mi sentivo in dovere di mobilitarmi in qualche modo, di intervenire, di fare qualcosa per raddrizzare il torto. Non vedo nessuna ragione valida per cambiare, per rassegnarmi, per aspettarmi che altri facciano qualcosa per me.
In questa nuova condizione devo affrontare piccoli problemi la cui soluzione spetta solo a me, ma anche problemi che dipendono da altri: a volte la cosiddetta “burocrazia”, altre volte semplici persone che non sanno organizzarsi o non hanno una gran voglia di svolgere il lavoro per cui ricevono uno stipendio. Da queste cose, apparentemente trascurabili sortisce un limitazione o vera e propria negazione dei nostri diritti.
So, per lunga esperienza, che “na nuci nta ‘n saccu nun fa scrusciu”.
Chissà quanti ce ne sono che da soli non riescono ad affrontare e sconfiggere situazioni o persone che, per un motivo o un altro, aggiungono sofferenza a chi già ne ha tanta. Mettiamoci in contatto, raccontiamoci i nostri problemi, può darsi che assieme potremo farci sentire e godere dei nostri diritti. Spero che anche tanti amici non disabili vogliano aderire, darci una mano con il loro amore, la loro competenza, la loro abitudine a combattere e trovare soluzioni (avvocati, sindacalisti, politici, donne, uomini e ragazzi spinti dal senso della solidarietà e della giustizia). Se raggiungeremo un bel numero vedremo di fare un sito specializzato, altrimenti affronteremo lo stesso, coi nostri mezzi, studiando ed elaborando strategie originali i problemi, grandi e piccoli, che, chi lo desidera, vorrà proporre.
Mando questo messaggio a tanti amici non solo sperando nella loro adesione ma anche nell’eventualità che abbiano parenti o amici in difficoltà ma privi di internet, nel qual caso li aiuteranno a sentirsi meno soli coi loro problemi.
In questa nuova condizione devo affrontare piccoli problemi la cui soluzione spetta solo a me, ma anche problemi che dipendono da altri: a volte la cosiddetta “burocrazia”, altre volte semplici persone che non sanno organizzarsi o non hanno una gran voglia di svolgere il lavoro per cui ricevono uno stipendio. Da queste cose, apparentemente trascurabili sortisce un limitazione o vera e propria negazione dei nostri diritti.
So, per lunga esperienza, che “na nuci nta ‘n saccu nun fa scrusciu”.
Chissà quanti ce ne sono che da soli non riescono ad affrontare e sconfiggere situazioni o persone che, per un motivo o un altro, aggiungono sofferenza a chi già ne ha tanta. Mettiamoci in contatto, raccontiamoci i nostri problemi, può darsi che assieme potremo farci sentire e godere dei nostri diritti. Spero che anche tanti amici non disabili vogliano aderire, darci una mano con il loro amore, la loro competenza, la loro abitudine a combattere e trovare soluzioni (avvocati, sindacalisti, politici, donne, uomini e ragazzi spinti dal senso della solidarietà e della giustizia). Se raggiungeremo un bel numero vedremo di fare un sito specializzato, altrimenti affronteremo lo stesso, coi nostri mezzi, studiando ed elaborando strategie originali i problemi, grandi e piccoli, che, chi lo desidera, vorrà proporre.
Mando questo messaggio a tanti amici non solo sperando nella loro adesione ma anche nell’eventualità che abbiano parenti o amici in difficoltà ma privi di internet, nel qual caso li aiuteranno a sentirsi meno soli coi loro problemi.
venerdì 27 maggio 2011
L'ha detto a Obama
Oh, come l’hanno presa calda! Ma alla fin fine cos’ha fatto? Ha solo detto al presidente degli Stati Uniti che in Italia c’è la dittatura.. Quella dei giudici. Embé? Quando gli insorti di Bengasi dicevano le stesse cose della Libia nessuno aveva niente da obbiettare, ora tutti a lamentarsi. E poi, ha forse chiesto alla NATO di lasciare Tripoli per bombardare subito Milano? No, perché lui è uomo paziente e se c’è da aspettare due o tre giorni, aspetterà. L’importante è che i dittatori vengano eliminati. Saddam Ussein, Gheddafi, la Boccassini… via, tutti via!
Alzi la mano chi, da bambino, al compagno di giochi che gli faceva un torto, non ha mai detto “ora lo dico a mio zio carabiniere”.
E poi, non eravamo tutti d’accordo sulla chiusura dei manicomi^
Alzi la mano chi, da bambino, al compagno di giochi che gli faceva un torto, non ha mai detto “ora lo dico a mio zio carabiniere”.
E poi, non eravamo tutti d’accordo sulla chiusura dei manicomi^
lunedì 23 maggio 2011
Sgarbi, sgarbini e sgarbati
Del clamoroso flop televisivo di Vittorio Sgarbi ne vogliamo parlare?
Io confesso che ne ho goduto, ma poi, pensandoci bene, sono stato colto da una certa preoccupazione: e se questo fosse il segno di una crisi di simpatia del critico d’arte, lo sarebbe anche dello sgarbismo? Il movimento estetico-stilistico che prende il nome sia del suo profeta che dalla sua espressione (la sgarbatezza, la maleducazione, i modi spicci, le sentenze liquidatorie) ha tanti proseliti, spesso insospettabili, in ogni parte d’Italia e in ogni area politico-culturale. Ormai ci siamo abituati a loro, fanno parte del paesaggio, sono innocui e talvolta inducono al buonumore. Pensano che i modi bruschi, le risposte taglienti, i toni alti e gli insulti siano fine a se stessi e non si curano di mettere qualcosa dentro quella scintillante corazza. Se, scoraggiati dal declino del loro guru, decidessero di cambiare registro, lascerebbero un vuoto incolmabile. Sorrideremmo un po’ di meno.
Io confesso che ne ho goduto, ma poi, pensandoci bene, sono stato colto da una certa preoccupazione: e se questo fosse il segno di una crisi di simpatia del critico d’arte, lo sarebbe anche dello sgarbismo? Il movimento estetico-stilistico che prende il nome sia del suo profeta che dalla sua espressione (la sgarbatezza, la maleducazione, i modi spicci, le sentenze liquidatorie) ha tanti proseliti, spesso insospettabili, in ogni parte d’Italia e in ogni area politico-culturale. Ormai ci siamo abituati a loro, fanno parte del paesaggio, sono innocui e talvolta inducono al buonumore. Pensano che i modi bruschi, le risposte taglienti, i toni alti e gli insulti siano fine a se stessi e non si curano di mettere qualcosa dentro quella scintillante corazza. Se, scoraggiati dal declino del loro guru, decidessero di cambiare registro, lascerebbero un vuoto incolmabile. Sorrideremmo un po’ di meno.
martedì 17 maggio 2011
L'obbiettivo segreto di Berlusconi e la sua misera fina
Finalmente una città che non si fa ipnotizzare dal super venditore. La sua stessa città, per giunta.
Da parte di Berlusconi, della Lega, di Letizia Moratti ci sono stati molti errori tattici:lo spostamento dei fari dalla questione amministrativa a quella politica, l’ormai famosa ultima coltellata a tradimento a Pisapia, la duplice posizione nei confronti di Lassini. Su tutti questi errori e su altri a me non interessa approfondire, ci pensino gli sconfitti, Mi interessa invece rilevare un errore strategico clamoroso: chiunque del PDL in questa campagna elettorale ha aperto bocca non ha tralasciato di chiamare alle armi la Milano moderata. È questa una posizione forte ed escludente (vi ricordate quanti lavoratori autonomi, artigiani, piccoli commercianti votarono Berlusconi fin dalla prima uscita? Questi associano la parola “moderato” all’idea di “borghese, sazio, conservatore, economicamente tranquillo, arrivato” ,ecc. ecc., per non dire dei leghisti, che se hai il coraggio di chiamarli così prendono le armi).
Ma ancora di più mi interessa segnalare qualcosa di cui mi pare non si sia parlato affatto: il refrain di Berlusconi ad ogni suo comizio, telefonata, intervento di qualsiasi tipo e in qualsiasi luogo. Il refrain sui PM-cancro da estirpare. L’ha detto e ripetuto mille volte, sempre con toni alti e faccia truce, come per sottolinearlo bene perché nessuno lo dimenticasse. Era la frase centrale di ogni discorso. Sembrava un pover’uomo ossessionato dal suo problema. Io penso che no, non era né ossessionato né fuori di sé. Io penso che dopo la prevista (da parte sua) messe di voti sul suo nome come candidato consigliere comunale, ci avrebbe ubriacato con un altro ritornello:il popolo (stavolta non più i moderati) ha votato me e la mia proposta di “estirpare il cancro”. Questo non è più possibile grazie all’intero elettorato di Milano. Ora potrebbe anche vincere il ballottaggio a Milano e in tutte le altre città do ve si ballotta, ma con il grande flop personale (circa la metà dei voti ottenuti 5 anni fa), quella frottola non la potrà raccontare neanche a Fede, Mora e le allegre donzelle del bunga-bunga. VIVA MILANO.
Da parte di Berlusconi, della Lega, di Letizia Moratti ci sono stati molti errori tattici:lo spostamento dei fari dalla questione amministrativa a quella politica, l’ormai famosa ultima coltellata a tradimento a Pisapia, la duplice posizione nei confronti di Lassini. Su tutti questi errori e su altri a me non interessa approfondire, ci pensino gli sconfitti, Mi interessa invece rilevare un errore strategico clamoroso: chiunque del PDL in questa campagna elettorale ha aperto bocca non ha tralasciato di chiamare alle armi la Milano moderata. È questa una posizione forte ed escludente (vi ricordate quanti lavoratori autonomi, artigiani, piccoli commercianti votarono Berlusconi fin dalla prima uscita? Questi associano la parola “moderato” all’idea di “borghese, sazio, conservatore, economicamente tranquillo, arrivato” ,ecc. ecc., per non dire dei leghisti, che se hai il coraggio di chiamarli così prendono le armi).
Ma ancora di più mi interessa segnalare qualcosa di cui mi pare non si sia parlato affatto: il refrain di Berlusconi ad ogni suo comizio, telefonata, intervento di qualsiasi tipo e in qualsiasi luogo. Il refrain sui PM-cancro da estirpare. L’ha detto e ripetuto mille volte, sempre con toni alti e faccia truce, come per sottolinearlo bene perché nessuno lo dimenticasse. Era la frase centrale di ogni discorso. Sembrava un pover’uomo ossessionato dal suo problema. Io penso che no, non era né ossessionato né fuori di sé. Io penso che dopo la prevista (da parte sua) messe di voti sul suo nome come candidato consigliere comunale, ci avrebbe ubriacato con un altro ritornello:il popolo (stavolta non più i moderati) ha votato me e la mia proposta di “estirpare il cancro”. Questo non è più possibile grazie all’intero elettorato di Milano. Ora potrebbe anche vincere il ballottaggio a Milano e in tutte le altre città do ve si ballotta, ma con il grande flop personale (circa la metà dei voti ottenuti 5 anni fa), quella frottola non la potrà raccontare neanche a Fede, Mora e le allegre donzelle del bunga-bunga. VIVA MILANO.
venerdì 13 maggio 2011
Una figlia candidata
Ho la figlia candidata al Consiglio Comunale di Lentini! Son orgoglioso ed emozionato Il giorno prima che ciò accadesse ne parlò con me e Lidia. Disse che era orientata ad accettare l’invito che gli amici del SEL le avevano porto. Le sue ragioni erano inoppugnabili: “Lentini è la mia città e Vendola il mio riferimento politico; se mi hanno chiesto di dare un piccolo contributo all’una e all’altro, non vedo ragione per tirarmi indietro” Cosa potevamo dire? Eravamo solo felici che Simona ragionasse da “volontaria civica”, come abbiamo sempre cercato di fare noi due nel passato. A lei auguriamo che la sua esperienza sia bellissima, alla città che siano in tanti i candidati animati da questo spirito e agli elettori che sappiano scegliere al meglio per Lentini.
sabato 7 maggio 2011
Giorno dela memoria
“Il Giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo interno e internazionale, e delle stragi di tale matrice”è una ricorrenza della Repubblica Italiana istituita con la legge 4 maggio 2007 n. 56. Viene celebrato il 9 maggio di ogni anno, in considerazione del fatto che il 9 maggio 1978 fu ucciso Aldo Moro.
La legge e' composta da due articoli, il primo suddiviso in due commi.
Art. 1: ''La Repubblica riconosce il 9 maggio, anniversario dell'uccisione di Aldo Moro, quale 'Giorno della memoria', al fine di ricordare tutte le vittime del terrorismo, interno e internazionale, e delle stragi di tale matrice''.
Art. 2. In occasione del "Giorno della memoria" di cui al comma 1, possono essere organizzate, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, manifestazioni pubbliche, cerimonie, incontri, momenti comuni di ricordo dei fatti e di riflessione, anche nelle scuole di ogni ordine e grado, al fine di conservare, rinnovare e costruire una memoria storica condivisa in difesa delle istituzioni democratiche''.
Prima firmataria della legge fu Sabina Rossa, senatrice dell'Ulivo e figlia del sindacalista Guido Rossa, ucciso a Genova dalle Brigate Rosse il 24 gennaio 1979.
Quest’anno, per la prima volta, sarà organizzata una cerimonia commemorativa anche a Lentini, per iniziativa dell’on. Luigi Boggio.
Essa si svolgerà in piazza Guido Rossa (sotto la chiesa di S. Francesco di Paola, dalle ore 18 alle ore 19,30.
Dopo un breve intervento di Boggio e la lettura di una altrettanto breve nota da parte dell’attrice Valeria Roccella, diversi artisti, insegnanti, studenti, intellettuali, casalinghe e cittadini comuni si alterneranno alla lettura dei nomi dei magistrati, poliziotti, giornalisti, semplici cittadini che vennero uccisi in Italia dal 1967 ai nostri giorni.
Il periodo di follia degli anni più tragici della storia della Repubblica sembra chiuso ma, se da un lato non bisogna mai abbassare la guardia, dall’altro è quanto mai utile rilevare e insegnare ai più giovani come la violenza porta solo lutti, dolore, rancori e sconfitte per tutti.
La possibilità di migliorare l’Italia e la vita di tutti i giorni passa solo attraverso il rispetto per le idee altrui, l’accettazione di chi la pensa diversamente, la ricerca e la valorizzazione di ciò che unisce, dando il giusto peso a ciò che divide.
La legge e' composta da due articoli, il primo suddiviso in due commi.
Art. 1: ''La Repubblica riconosce il 9 maggio, anniversario dell'uccisione di Aldo Moro, quale 'Giorno della memoria', al fine di ricordare tutte le vittime del terrorismo, interno e internazionale, e delle stragi di tale matrice''.
Art. 2. In occasione del "Giorno della memoria" di cui al comma 1, possono essere organizzate, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, manifestazioni pubbliche, cerimonie, incontri, momenti comuni di ricordo dei fatti e di riflessione, anche nelle scuole di ogni ordine e grado, al fine di conservare, rinnovare e costruire una memoria storica condivisa in difesa delle istituzioni democratiche''.
Prima firmataria della legge fu Sabina Rossa, senatrice dell'Ulivo e figlia del sindacalista Guido Rossa, ucciso a Genova dalle Brigate Rosse il 24 gennaio 1979.
Quest’anno, per la prima volta, sarà organizzata una cerimonia commemorativa anche a Lentini, per iniziativa dell’on. Luigi Boggio.
Essa si svolgerà in piazza Guido Rossa (sotto la chiesa di S. Francesco di Paola, dalle ore 18 alle ore 19,30.
Dopo un breve intervento di Boggio e la lettura di una altrettanto breve nota da parte dell’attrice Valeria Roccella, diversi artisti, insegnanti, studenti, intellettuali, casalinghe e cittadini comuni si alterneranno alla lettura dei nomi dei magistrati, poliziotti, giornalisti, semplici cittadini che vennero uccisi in Italia dal 1967 ai nostri giorni.
Il periodo di follia degli anni più tragici della storia della Repubblica sembra chiuso ma, se da un lato non bisogna mai abbassare la guardia, dall’altro è quanto mai utile rilevare e insegnare ai più giovani come la violenza porta solo lutti, dolore, rancori e sconfitte per tutti.
La possibilità di migliorare l’Italia e la vita di tutti i giorni passa solo attraverso il rispetto per le idee altrui, l’accettazione di chi la pensa diversamente, la ricerca e la valorizzazione di ciò che unisce, dando il giusto peso a ciò che divide.
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