Del clamoroso flop televisivo di Vittorio Sgarbi ne vogliamo parlare?
Io confesso che ne ho goduto, ma poi, pensandoci bene, sono stato colto da una certa preoccupazione: e se questo fosse il segno di una crisi di simpatia del critico d’arte, lo sarebbe anche dello sgarbismo? Il movimento estetico-stilistico che prende il nome sia del suo profeta che dalla sua espressione (la sgarbatezza, la maleducazione, i modi spicci, le sentenze liquidatorie) ha tanti proseliti, spesso insospettabili, in ogni parte d’Italia e in ogni area politico-culturale. Ormai ci siamo abituati a loro, fanno parte del paesaggio, sono innocui e talvolta inducono al buonumore. Pensano che i modi bruschi, le risposte taglienti, i toni alti e gli insulti siano fine a se stessi e non si curano di mettere qualcosa dentro quella scintillante corazza. Se, scoraggiati dal declino del loro guru, decidessero di cambiare registro, lascerebbero un vuoto incolmabile. Sorrideremmo un po’ di meno.
lunedì 23 maggio 2011
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