lunedì 23 maggio 2011

Sgarbi, sgarbini e sgarbati

Del clamoroso flop televisivo di Vittorio Sgarbi ne vogliamo parlare?
Io confesso che ne ho goduto, ma poi, pensandoci bene, sono stato colto da una certa preoccupazione: e se questo fosse il segno di una crisi di simpatia del critico d’arte, lo sarebbe anche dello sgarbismo? Il movimento estetico-stilistico che prende il nome sia del suo profeta che dalla sua espressione (la sgarbatezza, la maleducazione, i modi spicci, le sentenze liquidatorie) ha tanti proseliti, spesso insospettabili, in ogni parte d’Italia e in ogni area politico-culturale. Ormai ci siamo abituati a loro, fanno parte del paesaggio, sono innocui e talvolta inducono al buonumore. Pensano che i modi bruschi, le risposte taglienti, i toni alti e gli insulti siano fine a se stessi e non si curano di mettere qualcosa dentro quella scintillante corazza. Se, scoraggiati dal declino del loro guru, decidessero di cambiare registro, lascerebbero un vuoto incolmabile. Sorrideremmo un po’ di meno.

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