http://www.lanotizia.tv/index_tg_detail.asp?id=1442
Noi lentinesi abbiamo conosciuto Turi Vasile una quindicina d’anni fa.
Era già anziano ed aveva intrapreso da poco la sua attività di scrittore.
Grazie ai suoi libri abbiamo compreso tutto il suo amore per la Sicilia e per Lentini.
I suoi racconti, quasi tutti memorialistici parlavano di Bonvicino, di olive condite, di pane di Lentini, di insalate d’arance. I ricordi di quand’era fanciullo e trascorreva le estati con gli zii paterni.
E a quei racconti Lentini deve una piccola parte della sua notorietà in ambienti romani.
Vasile nacque a Messina nel 1922. Era figlio di un lentinese che si era arruolato nell’allora Regia Marina e era stato inviato a fare il guardiano di faro a Capo d’Orlando.
Nel 2004, mentre era Presidente dell’Istituto del Dramma Antico di Siracusa, .il Comune di Lentini gli conferì la cittadinanza onoraria,
In quell’epoca svolgeva anche un’intensa attività di giornalista, opinionista e critico letterario.
Ma, come dicevo, questa era la fase della sua vita, potremmo dire, post-lavorativa, questi dovevano essere, diciamo così, i passatempi del pensionato. E invece egli era ancora un vulcano in piena attività.
Perché dico “ancora”? Perché prima di allora, a partire da quando aveva circa vent’anni, era stato più che un vulcano.
Fu uomo di teatro a tutto tondo: autore di una ventina di opere, regista, attore, direttore della rivista “Sipario”, vincitore di diversi premi e concorsi.
Mentre viveva freneticamente questa sua esperienza, in Italia si affermava il grande cinema. Grandissimi registi come Rossellini, Visconti, De Sica. Comencini, diedero vita ad una stagione artistica senza precedenti e rimasta nella storia del cinema mondiale, con il Neorealismo prima e la Commedia all’italiana dopo.
Vasile era troppo vivace per restarne fuori.
Entrò nel mondo della celluloide, come si diceva allora, giovanissimo e per oltre trent’anni fu regista, sceneggiatore e, soprattutto, produttore cinematografico.
Come sceneggiatore lavorò a fianco di gente come Diego Fabbri e Suso Cecchi D’Amico e per registi come Zampa e Antonioni.
Come regista diresse anche Totò.
Dei film da lui prodotti ne ricorderò solo alcuni, giusto per dare un’idea della qualità. “Sedotta e abbandonata" di Pietro Germi, “Roma” di Federico Fellini, “I vinti” di Michelangelo Antonioni, “Pane e cioccolata” di Franco Brusati, “Anonimo veneziano” di Enrico Maria Salerno
A vario titolo, il suo nome è riportato nelle locandine di circa 160 film,
Ci vorrebbe ben altro spazio per fare un ritratto compiuto di Turi Vasile ma ho voluto parlarne lo stesso perché il 1° di settembre cade il secondo anniversario della sua morte.
Mi è sembrato doveroso e mi è piaciuto molto ricordarlo.
E non resisto alla tentazione di citare anche un particolare più intimo della fase finale della sua vita.
Egli stava già male da alcuni anni. Ma sua moglie, Silvana, stava molto peggio. Aveva bisogno di assistenza continua, notte e giorno. Turi non poteva lasciarla sola, resistette fino a che sua moglie non andò a riposare. Esaurito il suo compito nei confronti della donna amata, finalmente si lasciò andare. Morì appena tre giorni dopo Silvana, Aveva 87 anni..
mercoledì 31 agosto 2011
sabato 27 agosto 2011
I giudici di New York
I giudici di New York hanno accertato due cose: una è che tra Strauss-Kahn e Ophelia (continuo a chiamarla così, anche se ormai la riservatezza sul suo conto è andata a farsi benedire) un rapporto sessuale c’è stato certamente; l’altra, che Ophelia è inattendibile, per cui le sue accuse non possono essere accolte.
Siccome quelli che lo dicono sono i giudici di New York, noi dovremmo credere loro
Io ho deciso di non crederli e di non credere che basti essere giudice di New York per essere imparziali, incorruttibili ed intelligenti. Può darsi che questi lo siano, ma non lo hanno dimostrato.
Non posso farci niente e mi limito a ragionare su Strauss-Kahn e sulle donne dell’occidente.
Strauss-Kahn. Non si scappa. I casi sono 3.
1. Il rapporto fu consenziente e gratuito e Ophelia ha messo in piedi questo ambaradam perché lo ha ricattato e lui non si è piegato.
In questo caso Kahn è un uomo assolutamente inaffidabile: è andato a letto con una sconosciuta senza sospettare di potere essere successivamente ricattato (ricordiamoci che stiamo parlando di quello che all’epoca dei fatti era uno degli uomini più potenti del mondo, presidente del FMI, e aspirante alla presidenza della Francia), né ha avuto l’abilità di gestire una situazione tutto sommato non difficilissima (o paghi o la denunci tu)
2. Il rapporto fu a pagamento e Ophelia lo ha ricattato perché pensava di fare la “grana” col fessacchiotto e al suo no lo ha denunciato.
Kahn è doppiamente inaffidabile: va con una prostituta che non conosce, non sospetta che una donna di malaffare potrebbe ricattarlo, e così via come sopra.
3. Il rapporto ci fu e fu frutto di violenza da parte del Kahn nei confronti di Ophelia
In questo caso Strauss-Kahn è un farabutto, uno stupratore criminale che non esita a rovinare la vita e la reputazione delle sue vittime pur di salvare se stesso.
In ogni caso rimane uomo rozzo, poco intelligente e inaffidabile.
E siccome il mondo è piccolo e l’Europa ancora di più, preghiamo che non vada a ricoprire un altro incarico di importanza planetaria come quello di prima o che addirittura non venga eletto presidente della Repubblica francese.
Le donne Occidentali.
C’è un ritornello ormai diventato stucchevole: “fino a prova contraria, tutti sono innocenti”. E perché tra quei “tutti” non c’è Ophelia? Perché è donna? Perché è nera? Perché è immigrata e analfabeta?
Ophelia è stata accusata di essere bugiarda e prostituta, Quindi inattendibile. Quindi senza diritto di difendere se stessa, il proprio corpo, la propria dignità. Accusata e condannata senza prove. Ora che le sue foto e il suo vero nome sono di dominio pubblico dovrà affrontare il resto della sua vita con quest’altro marchio in più.
“Ma tanto” si dirà “è solo una donna nera e immigrata di New York”
C’è un altro ritornello meno noto e meno stucchevole del primo. Dice:”Il battito delle ali di una farfalla in Brasile può trasformarsi in un uragano in Europa”
Le brave signore occidentali, anche quelle che quarant’anni fa si facevano chiamare “femministe”, credono ancora che il Brasile e la farfalla siano in un altro mondo. Ma per favore…
Siccome quelli che lo dicono sono i giudici di New York, noi dovremmo credere loro
Io ho deciso di non crederli e di non credere che basti essere giudice di New York per essere imparziali, incorruttibili ed intelligenti. Può darsi che questi lo siano, ma non lo hanno dimostrato.
Non posso farci niente e mi limito a ragionare su Strauss-Kahn e sulle donne dell’occidente.
Strauss-Kahn. Non si scappa. I casi sono 3.
1. Il rapporto fu consenziente e gratuito e Ophelia ha messo in piedi questo ambaradam perché lo ha ricattato e lui non si è piegato.
In questo caso Kahn è un uomo assolutamente inaffidabile: è andato a letto con una sconosciuta senza sospettare di potere essere successivamente ricattato (ricordiamoci che stiamo parlando di quello che all’epoca dei fatti era uno degli uomini più potenti del mondo, presidente del FMI, e aspirante alla presidenza della Francia), né ha avuto l’abilità di gestire una situazione tutto sommato non difficilissima (o paghi o la denunci tu)
2. Il rapporto fu a pagamento e Ophelia lo ha ricattato perché pensava di fare la “grana” col fessacchiotto e al suo no lo ha denunciato.
Kahn è doppiamente inaffidabile: va con una prostituta che non conosce, non sospetta che una donna di malaffare potrebbe ricattarlo, e così via come sopra.
3. Il rapporto ci fu e fu frutto di violenza da parte del Kahn nei confronti di Ophelia
In questo caso Strauss-Kahn è un farabutto, uno stupratore criminale che non esita a rovinare la vita e la reputazione delle sue vittime pur di salvare se stesso.
In ogni caso rimane uomo rozzo, poco intelligente e inaffidabile.
E siccome il mondo è piccolo e l’Europa ancora di più, preghiamo che non vada a ricoprire un altro incarico di importanza planetaria come quello di prima o che addirittura non venga eletto presidente della Repubblica francese.
Le donne Occidentali.
C’è un ritornello ormai diventato stucchevole: “fino a prova contraria, tutti sono innocenti”. E perché tra quei “tutti” non c’è Ophelia? Perché è donna? Perché è nera? Perché è immigrata e analfabeta?
Ophelia è stata accusata di essere bugiarda e prostituta, Quindi inattendibile. Quindi senza diritto di difendere se stessa, il proprio corpo, la propria dignità. Accusata e condannata senza prove. Ora che le sue foto e il suo vero nome sono di dominio pubblico dovrà affrontare il resto della sua vita con quest’altro marchio in più.
“Ma tanto” si dirà “è solo una donna nera e immigrata di New York”
C’è un altro ritornello meno noto e meno stucchevole del primo. Dice:”Il battito delle ali di una farfalla in Brasile può trasformarsi in un uragano in Europa”
Le brave signore occidentali, anche quelle che quarant’anni fa si facevano chiamare “femministe”, credono ancora che il Brasile e la farfalla siano in un altro mondo. Ma per favore…
venerdì 19 agosto 2011
Alfio Antico
http://www.lanotizia.tv/index_tg_detail.asp?id=1434
Ho ricevuto i saluti di Alfio Antico.
È di nuovo a Lentini.
In questi giorni di lui parlano tutte le riviste di musica ed i giornali cosiddetti generalisti. Da poco ha inciso un CD che sta riscuotendo molto successo.
La settimana scorsa ha tenuto un concerto a Milo. Non poteva lasciare la Sicilia per tornare a Ferrara, la città dove vive, senza passare da Lentini. Qui viene spesso per riempirsi gli occhi delle immagini dei suoi amici, i polmoni del profumo del pane di casa e le orecchie dei rumori delle strade dov’è nato e cresciuto e del nostro dialetto, che con lui è diventata lingua universale.
Niente di speciale, ma per lui sono tesori di cui non può fare a meno.
Perché non c’è altro lentinese così impastato di Lentinità come lui. Poi deve partire e quella riserva la trasforma in respiro e calore per i suoi tamburi.
I suoi tamburi non sono fatti solo di pelle di pecora e legno e di abilità manuale, ma anche del respiro di Alfio, dei suoi ricordi, del suo sorriso contagioso.
Lo ricordo da ragazzino in via Garibaldi. Appariva all’improvviso. Nessuno sapeva da dove spuntasse e dove andasse a dormire. Aveva sempre dietro un codazzo di suoi coetanei che lo adoravano, che volevano vederlo da vicino, rispondere al suo radioso sorriso. E lui non negava niente.
A volte aveva un tamburo e ad ogni dieci passi doveva fermarsi per fare vibrare i ragazzi che lo circondavano. Altre volte si esibiva con un bastone da pastore, che mulinava con la velocità del prestigiatore e la precisione dello schermidore. Era artista nato, artista a tutto tondo, un incantatore irresistibile, un folletto da fiaba.
Tra le sue arti magiche primeggiava la musica. La musica mai imparata, ma nata con lui. A che serviva studiarla se lui l’aveva nel sangue, nei muscoli, nelle ossa e nei nervi?
A che serviva imparare un’altra lingua se tutto ciò che del mondo lo interessava era racchiuso nel suo dialetto arcaico?
Un giorno apparve all’improvviso a Firenze . La piazza in cui si trovava era di bellezza commovente. Decise di dire a quei muri, a quelle statue, a quelle pietre, tutta la sua emozione. E lo disse col suo tamburo. Tutti i presenti restarono senza fiato. Uno sconosciuto gli chiese di andare con lui per suonare da professionista. Da lì nacque la collaborazione con Eugenio Bennato e la Nuova Compagnia di Canto Popolare. Poi con Peppe Barra, con Renzo Arbore, con Lucio Dalla, fino a Franco Battiato, Carmen Consoli, Fiorella Mannoia. Ha fatto concerti in tutta l’Italia, ma anche a Locarno, New York, Vancouver, Parigi, Londra e Los Angeles, a Buenos Aires, a Mosca e a Edimburgo.
Ma appena può lascia i nuovi amici dai nomi importanti, lascia la città in cui ha tenuto l’ultimo concerto, torna a Lentini.
Qui non racconta i sui successi, non parla di quei suoi amici e colleghi, non racconta di altre città. Qui va di corsa a cercare i compagni di un tempo e chiede a loro notizie su Lentini e fa mattino improvvisando poesie. E a tutti sorride e con tutti ricorda quella tale cena fatta solo di pane e olive, quell’altra fatta solo di pasta e cicoria, o quell’altra in cui il vino fu un po’ troppo.
Finalmente a Lentini, nel grembo materno.
Ho ricevuto i saluti di Alfio Antico.
È di nuovo a Lentini.
In questi giorni di lui parlano tutte le riviste di musica ed i giornali cosiddetti generalisti. Da poco ha inciso un CD che sta riscuotendo molto successo.
La settimana scorsa ha tenuto un concerto a Milo. Non poteva lasciare la Sicilia per tornare a Ferrara, la città dove vive, senza passare da Lentini. Qui viene spesso per riempirsi gli occhi delle immagini dei suoi amici, i polmoni del profumo del pane di casa e le orecchie dei rumori delle strade dov’è nato e cresciuto e del nostro dialetto, che con lui è diventata lingua universale.
Niente di speciale, ma per lui sono tesori di cui non può fare a meno.
Perché non c’è altro lentinese così impastato di Lentinità come lui. Poi deve partire e quella riserva la trasforma in respiro e calore per i suoi tamburi.
I suoi tamburi non sono fatti solo di pelle di pecora e legno e di abilità manuale, ma anche del respiro di Alfio, dei suoi ricordi, del suo sorriso contagioso.
Lo ricordo da ragazzino in via Garibaldi. Appariva all’improvviso. Nessuno sapeva da dove spuntasse e dove andasse a dormire. Aveva sempre dietro un codazzo di suoi coetanei che lo adoravano, che volevano vederlo da vicino, rispondere al suo radioso sorriso. E lui non negava niente.
A volte aveva un tamburo e ad ogni dieci passi doveva fermarsi per fare vibrare i ragazzi che lo circondavano. Altre volte si esibiva con un bastone da pastore, che mulinava con la velocità del prestigiatore e la precisione dello schermidore. Era artista nato, artista a tutto tondo, un incantatore irresistibile, un folletto da fiaba.
Tra le sue arti magiche primeggiava la musica. La musica mai imparata, ma nata con lui. A che serviva studiarla se lui l’aveva nel sangue, nei muscoli, nelle ossa e nei nervi?
A che serviva imparare un’altra lingua se tutto ciò che del mondo lo interessava era racchiuso nel suo dialetto arcaico?
Un giorno apparve all’improvviso a Firenze . La piazza in cui si trovava era di bellezza commovente. Decise di dire a quei muri, a quelle statue, a quelle pietre, tutta la sua emozione. E lo disse col suo tamburo. Tutti i presenti restarono senza fiato. Uno sconosciuto gli chiese di andare con lui per suonare da professionista. Da lì nacque la collaborazione con Eugenio Bennato e la Nuova Compagnia di Canto Popolare. Poi con Peppe Barra, con Renzo Arbore, con Lucio Dalla, fino a Franco Battiato, Carmen Consoli, Fiorella Mannoia. Ha fatto concerti in tutta l’Italia, ma anche a Locarno, New York, Vancouver, Parigi, Londra e Los Angeles, a Buenos Aires, a Mosca e a Edimburgo.
Ma appena può lascia i nuovi amici dai nomi importanti, lascia la città in cui ha tenuto l’ultimo concerto, torna a Lentini.
Qui non racconta i sui successi, non parla di quei suoi amici e colleghi, non racconta di altre città. Qui va di corsa a cercare i compagni di un tempo e chiede a loro notizie su Lentini e fa mattino improvvisando poesie. E a tutti sorride e con tutti ricorda quella tale cena fatta solo di pane e olive, quell’altra fatta solo di pasta e cicoria, o quell’altra in cui il vino fu un po’ troppo.
Finalmente a Lentini, nel grembo materno.
lunedì 8 agosto 2011
Austerità per la sovranità
La crisi economica e finanziaria sta attraversando l’intero mondo capitalista occidentale e forse i piccoli interventi servono a poco.
Ma provo lo stesso una buona sensazione nell’apprendere che il Presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo, ha avuto la prontezza e la forza di fare quello che da più parti ormai, e da tempo, si predica: un significativo taglio delle cosiddette spese della politica. A partire dal suo stipendio mensile e da quello dei suoi assessori e continuando con quelli degli alti funzionari, e con le disponibilità per le consulenze, fino alle auto blu.
Nessuno finirà sul lastrico, ma è giusto dargliene atto: Lombardo e la Regione Sicilia sono stati i primi a seguire l’esempio del Presidente della Repubblica.
A me piace molto che una fiammella si sia accesa e mi piace moltissimo che sia stata accesa in Sicilia, perché è la mia Regione e perché più a sud non si può.
L’estate è stagione di sogni E nessuno ci impedisce di sognare che a partire da domani una Regione al giorno faccia lo stesso. Ancora più bello sarà se entrò i prossimi 20 giorni anche il Parlamento e le province faranno la loro parte. Sarebbe un grande aiuto per l’economia, ma anche un gesto che potrebbe portare alla riappacificazione tra il Paese reale e quella che ormai viene definita Casta. Riappacificazione ormai improcrastinabile.
A volte da grandi crisi nascono nuovi stili di vita, nuovi asseti istituzionali, nuove idee per lo sviluppo.
Oltre trent’anni fa, Enrico Berlinguer parlava di Austerità. Non solo nei comportamenti di chi fa politica e come serietà e rigore morale nella gestione dei conti pubblici, ma anche come OCCASIONE per salvare il paese.
Oggi forse il nostro Paese, come tutti i Paesi capitalisti, dipende troppo dai prestiti di grandi investitori di cui si sconoscono nomi, provenienza, pericolosità. Ma se eliminassimo tutte le spese superflue, e sono tantissime, spenderemmo di meno e la nostra dipendenza dai cosiddetti mercati o da Stati stranieri sarebbe inferiore.
E comunque, in un Paese con un‘etica, ricco di morale e di valori si vive meglio che in un Paese dove circolano tanti soldi ma tutti prestati. Se poi quei soldi sono prestati da Paesi stranieri, come gli Stati Uniti di ieri o la Cina di oggi, prima o dopo chi li ha ricevuti può ricevere la “richiesta che non si può rifiutare” (basi militari, scelte di campo in politica internazionale, concessione di monopoli nelle tecnologie, ecc. si pensi alla Polonia al tempo di Bush jr).
Se questi rischi si debbono correre per la sopravvivenza, pazienza, ma se si corrono per mantenere altissimi stipendi e vitalizi, enti inutili, mance e prebende, chi governa dev’essere cacciato..
Insomma L’AUSTERITÀ può anche considerarsi una buona arma per per la difesa della SOVRANITÀ NAZIONALE, della libertà e della democrazia.
Ma provo lo stesso una buona sensazione nell’apprendere che il Presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo, ha avuto la prontezza e la forza di fare quello che da più parti ormai, e da tempo, si predica: un significativo taglio delle cosiddette spese della politica. A partire dal suo stipendio mensile e da quello dei suoi assessori e continuando con quelli degli alti funzionari, e con le disponibilità per le consulenze, fino alle auto blu.
Nessuno finirà sul lastrico, ma è giusto dargliene atto: Lombardo e la Regione Sicilia sono stati i primi a seguire l’esempio del Presidente della Repubblica.
A me piace molto che una fiammella si sia accesa e mi piace moltissimo che sia stata accesa in Sicilia, perché è la mia Regione e perché più a sud non si può.
L’estate è stagione di sogni E nessuno ci impedisce di sognare che a partire da domani una Regione al giorno faccia lo stesso. Ancora più bello sarà se entrò i prossimi 20 giorni anche il Parlamento e le province faranno la loro parte. Sarebbe un grande aiuto per l’economia, ma anche un gesto che potrebbe portare alla riappacificazione tra il Paese reale e quella che ormai viene definita Casta. Riappacificazione ormai improcrastinabile.
A volte da grandi crisi nascono nuovi stili di vita, nuovi asseti istituzionali, nuove idee per lo sviluppo.
Oltre trent’anni fa, Enrico Berlinguer parlava di Austerità. Non solo nei comportamenti di chi fa politica e come serietà e rigore morale nella gestione dei conti pubblici, ma anche come OCCASIONE per salvare il paese.
Oggi forse il nostro Paese, come tutti i Paesi capitalisti, dipende troppo dai prestiti di grandi investitori di cui si sconoscono nomi, provenienza, pericolosità. Ma se eliminassimo tutte le spese superflue, e sono tantissime, spenderemmo di meno e la nostra dipendenza dai cosiddetti mercati o da Stati stranieri sarebbe inferiore.
E comunque, in un Paese con un‘etica, ricco di morale e di valori si vive meglio che in un Paese dove circolano tanti soldi ma tutti prestati. Se poi quei soldi sono prestati da Paesi stranieri, come gli Stati Uniti di ieri o la Cina di oggi, prima o dopo chi li ha ricevuti può ricevere la “richiesta che non si può rifiutare” (basi militari, scelte di campo in politica internazionale, concessione di monopoli nelle tecnologie, ecc. si pensi alla Polonia al tempo di Bush jr).
Se questi rischi si debbono correre per la sopravvivenza, pazienza, ma se si corrono per mantenere altissimi stipendi e vitalizi, enti inutili, mance e prebende, chi governa dev’essere cacciato..
Insomma L’AUSTERITÀ può anche considerarsi una buona arma per per la difesa della SOVRANITÀ NAZIONALE, della libertà e della democrazia.
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