Dall’Afghanistan
giungono notizie d’altri tempi: gli studenti che a lungo hanno governato quel
Paese e che non hanno mai smesso di esercitare una forte influenza sulla
popolazione, in barba alla armata planetaria che occupa quel territorio, sono
tornati agli onori della cronaca. Per impedire alle ragazze di andare a
scuola, il che potrebbe presupporre il
pericolo di avere donne autonome ed emancipate, hanno inaugurato una nuova
strategia: bruciano o fanno esplodere le scuole che ospitano, appunto,
studentesse.
Le
famiglie conoscono bene i Talebani e
sanno che questi avvertimenti vanno presi sul serio. Le ragazze potrebbero
essere coinvolte in roghi o esplosioni non molto consigliate per la loro
salute. Ed ecco che con relativo spreco di energie, l’obbiettivo è stato
pressoché raggiunto. Le ragazze a casa. Continuino a servire l’uomo, a
lavorare, a pensare alla sopravvivenza della famiglia perché l’uomo ha cose più
importanti da fare, come studiare il Corano.
Per loro
le donne sono razza inferiore, non devono mettersi grilli per la testa, non
devono uscire fuori dal seminato. Le lasciano in vita solo perché utili, come
le mucche, le pecore, le capre.
Eppure in
questi stessi giorni è stato pubblicato uno studio secondo il quale il
quoziente di intelligenza delle donne è mediamente più alto di quello degli
uomini.
Noi
siciliani a questo punto non siamo mai arrivati. Ma fino cinquant’anni,
sessant’anni fa non eravamo lontanissimi.
Scuola?
Bastava la quinta elementare. I mariti? Scelti da papà. Lavoro? Solo quello domestico,
al servizio dell’uomo. Diritti? Ma vai a lavare i piatti!
Ma quei
tempi sono passati, per fortuna. Ormai le donne possono studiare, lavorare (un
po’ meno), sposarsi liberamente, perfino convivere con chi desiderano. C’è solo
un piccolo retaggio di talebanismo, però: debbono sempre ricordarsi chi
comanda. Altrimenti muoiono. Non passa settimana senza notizia di una donna
uccisa dal marito o dal compagno perché voleva lasciarlo.
Un’altra
forma di talebanismo, fino a questo momento non violento, forse perché non
mette in discussione la posizione dominante del maschio è quella contro i
cittadini omosessuali.
Questo
talebanismo è ipocrita, mellifluo, strisciante.
La maggior
parte dei talebani omofobi non affronta il problema direttamente: forse non ha
forti argomenti o non vuole apparire retrograda. Allora affronta la questione
per via indiretta: sono feroci e spietati,
ma tengono molto ad apparire civilissimi e tolleranti.
Non se la
prendono con gli omosessuali: non sarebbe fine.
Né parlano
come uomini di chiesa, appannerebbero la loro immagine di rivoluzionari, a cui
tengono molto.
Loro si
scagliano con veemenza rabbiosa contro quei politici che ”perdono tempo” a
trattare per esempio, del matrimonio tra omosessuali, una richiesta che una
cospicua parte di cittadini italiani chiede da anni di affrontare.
Perché il
problema è proprio qua: se un problema viene posto da un omosessuale non va
neppure considerato.
Non si
rendono conto, i poveretti, che la loro ottusità e le loro paura tendono a
ghettizzare una parte della popolazione e a ridurre i loro diritti.
Forse è
solo un problema di stupidità. Ma anche un problema di stupidità se ha campo
libero diventa invasivo e toglie spazio. Come certa mala erba.