Con Mario Strano se ne va un pezzo molto significativo
di “politica d’altri tempi”.
Era nato a Lentini il 1° gennaio del 1926. La sua famiglia proveniva da Aci Catena (Orazio Strano, il cantastorie, suo zio)
Cominciò a lavorare da “panararo” prima e da bracciante
poi.
Il suo innato e fortissimo senso della giustizia lo
portò da giovanissimo a partecipare alle lotte bracciantili e a frequentare la
Camera del Lavoro, di cui divenne presto dirigente.
Contemporaneamente militava anche nel Partito Comunista,
dove era considerato giovane su cui puntare. Per questa ragione il suo partito a
fare esperienza in Emilia Romagna. Qui conobbe da vicino gli scioperi a
rovescio, che i lavoratori disoccupati praticavano nei confronti dello Stato,
sistemando strade interpoderali, fossi di scolo, canali autonomamente e senza certezze
di remunerazione.
Tornato a Lentini divenne segretario della Camera del
Lavoro in un periodo di tremenda crisi occupazionale. Richiamandosi al Decreto
Gullo sull’imponibile di manodopera nelle campagne e rielaborando l’esperienza
emiliana avviò una campagna di sciopero a rovescio in salsa lentinese:
centinaia e centinaia di braccianti andavano a zappare, senza l’autorizzazione
dei proprietari, gli agrumeti che ne avevano bisogno ma erano lasciati in stato
di trascuratezza. A volte le paghe arrivarono, altre volte no. Nell’ottobre del
1948 scoppiò il caso che rimase nella storia e che consacrò Mario Strano come
dirigente coraggioso e convincente: in contrada Vaddara, in una vasta proprietà
del Barone Beneventano giunsero nove carabinieri per cacciare i lavoratori
abusivi. Senza tanti preamboli né validi argomenti lo arrestarono mentre intimavano
agli altri di lasciare il fondo. Ma i suoi compagni tentarono di liberarlo. Da
ciò nacque uno scontro epico tra lavoratori e forze dell’ordine. I carabinieri
furono disarmati, dispersi per le campgna ed alcuni anche feriti.
Agli occhi dei lavoratori quella era stata una psedizione
punitiva richiesta non dalle autorità ma personalmente dal Barone. E in realtà
non era mai accaduto, in decine di altri casi che le forzee dell’ordine
procedessero con tanta decisione all’arresto di un sindacalista. Qualche mese
dopo furono processati 220 lavoratori, molti dei quali furono condannati.
Mario Strano Rimase in carcere per 14 mesi in attesa di
un’accusa, senza potere incontrare un avvocato. Quando ci fu il grande processo
fu assolto per non aver commesso alcun reato. Nessuno gli chiese mai scusa né
lo risarcì per i 14 mesi vissuti in galera. Era chiaro il tentativo di
intimidire sindacati e lavoratori. Ma egli con grande sangue freddo riuscì a
trasformare il carcere in una occasione per studiare, leggere, approfondire. E
dopo i 14 mesi di galera, anzicché perdere tempo in lamentele e vittimismi, in
cause e richieste di risarcimenti, si ripresentò sul fronte sindacale e politico
più preparato e determinato di prima.
Tornò a dirigere la Camera del Lavoro, poi fu candidato
alle elezioni regionali e venne eletto Deputato con una travolgente
affermazione personale.
Successivamente fu chiamato a dirigere la Lega Nazionale
delle Cooperative, l’Alleanza Contadina, l’Associazione Provinciale dei
Produttori Agrumicoli e Ortofrutticoli.
Dovunque è andato ha sempre lasciato un forte esempio di
trasparenza, onestà, disinteresse e straordinario impegno nel lavoro.
L’ultima volta che lo vidi, tre anni fa, mi colpì la sua
lucidità, la sua capacità di collegare fatti persone ed episodi e di capire
connessioni e conseguenze e lo straordinario numero di libri che sbucavano dai
posti più impensati.
Molti politici più giovani non conoscono né la storia
del movimento bracciantile a Lentini né il valore di Mario Strano, né la sua
cultura, ma chi non ha mai scambiato l’estremo disinteresse per dabbenaggine lo
ricorda come un Maestro.
Da parte mia spero di coinvolgere alcun amici e compagni per organizzare un
incontro per ricordarlo degnamente e solennemente.
Nessun commento:
Posta un commento