Siamo a luglio, c’è molto caldo e non sono ancora
trascorsi due giorni dalla finale di campionati europei di calcio.
Tutto invoglia a parlare un po’ di calcio.
E poiché non appartengo alla categoria degli snobisti,
né di quelli che dovunque vedono l’oppio dei popoli parlerò, se permettete, di
calcio da appassionato (eufemismo per dire da competente senza correre il
rischio di passare per sbruffone).
La prima cosa da dire è che sono contento di come sono
andate le cose. Un secondo posto dopo una squadra di extraterrestri può
considerarsi grande risultato.
Se consideriamo le condizioni da cui siamo partiti
(scandalo scommesse, il terremoto che, oltre allo shock che causò, impedì
perfino di disputare una delle due amichevoli di prova programmate, il trauma
dello 0-3 con la Russia) e che uno dei perni della squadra, Cassano, aveva
subito un’operazione al cuore pochi mesi fa ed ancora, durante il Campionato,
non aveva del tutto recuperato la forma fisica, cedo che la conquista del
diritto di disputare la finale sia da considerarsi un traguardo inaspettato.
Inoltre, accanto a delle splendide conferme (Pirlo,
Buffon, Barzagli, Cassano) abbiamo avuto la consacrazione di alcuni elementi su
cui costruire qualcosa di importante per il futuro. Mi riferisco a Prandelli e
Balotelli in primo luogo.
Insomma, mi azzardo a dire che tutto è andato per il
meglio.
Adeso molti criticano Prandelli perché avrebbe sbagliato
la formazione. Anch’io critico Prandelli, ma per motivi opposti: Lo critico
perché anche lui discute di queste bazzecole e non della questione vera. Gli
Spagnoli sono tutti bravissimi e penso che avrebbero vinto anche a parità di
condizioni di forma, di infortunati e di errori di formazione. Ma la questione vera è che hanno un sistema
di gioco efficacissimo, collaudato, intelligente e, anche se ormai vecchio di
sei-sette anni, ancora non decifrato da nessun altro allenatore al mondo.
Pensate a quanto hanno vinto la Nazionale spagnola e i Barcellona che pratica
lo stesso gioco. E non è che ogni volta hanno trovato Prandelli che sbagliava
formazione, Certo, anche loro ogni tanto perdono, ma la regola è che vincono.
Loro hanno portato alla perfezione il meglio di tre sistemi
di gioco dell’ultimo mezzo secolo: il “movimiento” di Heriberto Herrera del ‘65-66,
il “calcio totale” dell’Olanda di Cruif, Kroll, Neeskens, Resembrink degli anni
’70, e il gioco del Milan e ella Roma di Liedholm deglianni ‘80.
Il loro sistema sia sul possesso di palla, sulla tecnica
e la preparazione atletica e sul controllo del territorio. L’uomo ha la palla
non la lancia verso un compagno con l’idea della finalizzazione immediata ma la
manda nello spazio vuoto più vicino; i suoi compagni corrono sempre verso gli
spazi vuoti sanno che quelli sono i luoghi dell’appuntamento con la palla. Prima
o poi una di queste mattonelle sarà quella giusta per tirare in porta.
Loro hanno un piano in testa e le direzioni del pallone
non sono prevedibili, noi abbiamo l’abitudine di controllare uomini e palloni
secondo la direzione porta-porta. Loro seguono una mappa segreta che disegnano
durante lo volgimento della partita.
Per batterli bisognerà inventare un altro sistema di
gioco più efficace e praticarlo per anni oppure sperare che i calciatori che
per sopraggiunti limiti di età abbandoneranno la nazionale non troveranno
sostituti adeguati.
Se può farci piacere, negli ultimi anni la squadra di
club che segue questo credo e che fornisce il maggior numero di giocatori a
questa Spagna, il Barcellona, è stata fermata dall’Inter di Mourino e dal
Chelsea di Di Matteo: una squadra italiana guidata da un portoghese ed una
inglese guidata da un italiano. In comune avevano il gioco, il gioco cosiddetto
all’italiana: un portiere, nove difensori e un attaccante.
Come gioco non è divertente, ma neanche perdere lo è.
Io spero si inventi qualcosa di nuovo, ma anche
contrastare e perfino battere extraterrestri sarebbe qualcosa di nuovo.
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