martedì 3 luglio 2012

Parliamo di calcio?



Siamo a luglio, c’è molto caldo e non sono ancora trascorsi due giorni dalla finale di campionati europei di calcio.
Tutto invoglia a parlare un po’ di calcio.
E poiché non appartengo alla categoria degli snobisti, né di quelli che dovunque vedono l’oppio dei popoli parlerò, se permettete, di calcio da appassionato (eufemismo per dire da competente senza correre il rischio di passare per sbruffone).
La prima cosa da dire è che sono contento di come sono andate le cose. Un secondo posto dopo una squadra di extraterrestri può considerarsi grande risultato.
Se consideriamo le condizioni da cui siamo partiti (scandalo scommesse, il terremoto che, oltre allo shock che causò, impedì perfino di disputare una delle due amichevoli di prova programmate, il trauma dello 0-3 con la Russia) e che uno dei perni della squadra, Cassano, aveva subito un’operazione al cuore pochi mesi fa ed ancora, durante il Campionato, non aveva del tutto recuperato la forma fisica, cedo che la conquista del diritto di disputare la finale sia da considerarsi un traguardo inaspettato.
Inoltre, accanto a delle splendide conferme (Pirlo, Buffon, Barzagli, Cassano) abbiamo avuto la consacrazione di alcuni elementi su cui costruire qualcosa di importante per il futuro. Mi riferisco a Prandelli e Balotelli in primo luogo.
Insomma, mi azzardo a dire che tutto è andato per il meglio.
Adeso molti criticano Prandelli perché avrebbe sbagliato la formazione. Anch’io critico Prandelli, ma per motivi opposti: Lo critico perché anche lui discute di queste bazzecole e non della questione vera. Gli Spagnoli sono tutti bravissimi e penso che avrebbero vinto anche a parità di condizioni di forma, di infortunati e di errori di formazione.  Ma la questione vera è che hanno un sistema di gioco efficacissimo, collaudato, intelligente e, anche se ormai vecchio di sei-sette anni, ancora non decifrato da nessun altro allenatore al mondo. Pensate a quanto hanno vinto la Nazionale spagnola e i Barcellona che pratica lo stesso gioco. E non è che ogni volta hanno trovato Prandelli che sbagliava formazione, Certo, anche loro ogni tanto perdono, ma la regola è che vincono.
Loro hanno portato alla perfezione il meglio di tre sistemi di gioco dell’ultimo mezzo secolo: il “movimiento” di Heriberto Herrera del ‘65-66, il “calcio totale” dell’Olanda di Cruif, Kroll, Neeskens, Resembrink degli anni ’70, e il gioco del Milan e ella Roma di Liedholm deglianni ‘80.
Il loro sistema sia sul possesso di palla, sulla tecnica e la preparazione atletica e sul controllo del territorio. L’uomo ha la palla non la lancia verso un compagno con l’idea della finalizzazione immediata ma la manda nello spazio vuoto più vicino; i suoi compagni corrono sempre verso gli spazi vuoti sanno che quelli sono i luoghi dell’appuntamento con la palla. Prima o poi una di queste mattonelle sarà quella giusta per tirare in porta.
Loro hanno un piano in testa e le direzioni del pallone non sono prevedibili, noi abbiamo l’abitudine di controllare uomini e palloni secondo la direzione porta-porta. Loro seguono una mappa segreta che disegnano durante lo volgimento della partita.
Per batterli bisognerà inventare un altro sistema di gioco più efficace e praticarlo per anni oppure sperare che i calciatori che per sopraggiunti limiti di età abbandoneranno la nazionale non troveranno sostituti adeguati.
Se può farci piacere, negli ultimi anni la squadra di club che segue questo credo e che fornisce il maggior numero di giocatori a questa Spagna, il Barcellona, è stata fermata dall’Inter di Mourino e dal Chelsea di Di Matteo: una squadra italiana guidata da un portoghese ed una inglese guidata da un italiano. In comune avevano il gioco, il gioco cosiddetto all’italiana: un portiere, nove difensori e un attaccante.
Come gioco non è divertente, ma neanche perdere lo è.
Io spero si inventi qualcosa di nuovo, ma anche contrastare e perfino battere extraterrestri sarebbe qualcosa di nuovo.


  

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