giovedì 12 luglio 2012

L’atomica delle parole




È tornata di moda una di quelle espressioni mitiche, quelle che entrano subito nella mente e nella fantasia, quelle che non possono essere messe in discussine e che chiunque può pronunciare sicuro di trovarsi in grande compagnia, quelle espressioni definitive e a cui non si può replicare, quelle espressioni che appena pronunciate prosciugano e oscurano tutto il resto. Sono espressioni assolute: non c’è bisogno di aggiungere altro. Sono condanne definitive e senza appello. E poco importa se non sono sostenute da niente.
Questa espressione è MACELLERIA SOCIALE.
       Basta saperla pronunciare con il tono giusto e una certa espressione del volto e a chi la pronuncia nessuno può obbiettare niente.
Chi l’ha imparata e la ripete dove ci sono almeno due altre persone sa di avere un salvacondotto: quelle due paroline condannano e lui, il giudice, è esentato dall’obbligo di sapere, di conoscere, perfino di capire. Di portare prove neanche a parlarne.
Sicuramente è giusta, perché l’ha detta la Camusso, che è segretario della CGIL e l’ha detta Squinzi, che è presidente di Confindustria.
Una specie di compromesso retorico di cui c’era un gran bisogno.
Operai e imprenditori uniti nella lotta per raggiungere un obbiettivo storico: cacciare Mario Monti.
Mario Monti, scusate se lo ricordo, è il capo di un governo nominato per dichiarata incapacità dei partiti italiani di governare.
Quando governavano un paio di questi partiti, quelli che hanno contribuito a portare l’Italia al disastro e che poi hanno chiamato Monti per spegnere l’incendio che loro avevano appiccato, la Camusso e Squinzi, che allora non erano alla testa delle rispettive organizzazioni, non pronunciarono mai frasi di simile forza, ma soprattutto non ravvisarono il bisogno di questa grande alleanza tra operai e padronato. Ora si. Anche perché adesso il trofeo, la testa del nemico, si può conquistare facilmente, non avendo Monti un partito che lo difenda.
Ma torniamo all’espressione atomica. Poiché, come dicevo prima, oscura, cancella, annulla ogni altro avvenimento, non si parla più, tanto per dirne una, del dimezzamento delle province e della cancellazione di oltre 3.000 enti inutili.
E siccome Monti è un macellaio sociale, non conta che abbia avviato qualcosa che tutti, compresa la CGIL, compresa la Confindustria, speravano da decenni che si avviasse: la drastica riduzione delle province e la soppressione degli enti inutili.
Le Province sappiamo tutti cosa sono, cosa sono state e cosa sono diventate. Forse non tutti sappiamo quanto costano e quanto siano utili ai partiti per collocare loro uomini e clienti. Ma degli Enti inutili, della cui auspicabile soppressione si parlava (e come ne parlava la CGIL!) da oltre quarant’anni, forse sappiamo troppo poco. Non sarei in grado di approfondire l’argomento né potrebbe bastare lo spazio che ho a disposizione. Mi limito solo a ricordare che ognuno di essi ha una sede, almeno un’auto e un autista, un  presidente, almeno quattro consiglieri, direttori, funzionari, impiegati, addetti alle pulizie, telefoni fissi e mobili. Costi spaventosi per fare cose, appunto inutili, attività che potrebbero benissimo essere svolte da altri enti, tipo comuni, province o Regioni. Il personale degli enti inutili non è scelto per concorso ma direttamente dai partiti, in proporzione alla loro forza elettorale, per mantenere le loro strutture. Insomma un’altra forma ancora più subdola, di finanziamento pubblico.
Confesso che non ho capito bene cos’è che quella notte è stato deciso in direzione di una macellazione sociale indiscriminata (ma quanto è brutta questa espressione). Sulla stessa sanità, per esempio, in momenti più sereni molti, anche la stessa CGIL ha denunciato gli sprechi, gli appalti senza trasparenza (nessuno ricorda più i casi Tarantini e di quell’assessore alla sanità della regione Puglia di cui non ricordo il nome?).
Ma ho capito benissimo che quella notte si è cominciato a mettere in discussione una gigantesca mangiatoia alimentata con i nostri soldi.
Ma quella orribile, falsa, demagogica espressione ha fatto diventare tutto grigio.
Alla signora Camusso rimprovero di averci tolto il piacere di festeggiare un momento atteso da decenni. La sua totale cieca opposizione (che va ben oltre la difesa dei diritti dei lavoratori) non prevede un po’ di attenzione per qualche semino da cui potrebbe nascere qualcosa di buono.
Io spero che prima di Monti si ritiri a vita privata la signora Camusso (di Squinzi non parlo perché con il mio mondo non ha niente a che vedere)

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