martedì 4 settembre 2012

La centrale idroelettrica di Lentini


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Cinquant’anni fa, nel novembre del 1962, nasceva l’ENEL, l’Ente Nazionale per l’ Energia Elettrica. Fu il frutto più importante del primo Governo del Centro Sinistra, presieduto da Amintore Fanfani (Democrazia Cristiana), di cui facevano parte il Partito Socialista, il quale aveva posto la nazionalizzazione dell’Energia Elettrica come conditio sine qua non.
Fino ad allora l’energia elettrica veniva prodotta e distribuita da alcune aziende di dimensione regionale o interregionale e da una miriade, circa 2.800 di piccole e piccolissime aziende di dimensione locale.
Lentini era servita da una piccola azienda comunale. Anche questa, come, come tutte le altre, grandi, medie e piccole, fu assorbita dall’ENEL e, come tutte le piccole, fu immediatamente dismessa.
La sua esistenza era durata 56 anni, ma vale la pena di essere raccontata.
Fu progettata alla fine dell’800 come ciliegina sulla torta dell’ambizioso e avveniristico, per allora, acquedotto comunale.
Il sindaco che ideò e avviò i lavori fu il barone Giuseppe Luigi Beneventano, quello che li concluse fu Alfio Incontro, latinista di grande valore, eroe garibaldino, instancabile e generosissimo volontario ai tempi dell’epidemia della Spagnola.
Tra loro, evidentemente, un gruppo dirigente lungimirante, colto, impegnatissimo nel rilancio di Lentini, dall’avvocato Bruno, al dottor Consiglio, al barone San Lio e via via ai vari Arcidiacono, Santapaola, Conti, Falcia, Portogallo per citarne qualcuno.
Dapprima, nel 1898, fu acquistata la fontana Paradiso, che nasce nella valle omonima nei pressi di Pedagaggi.
La fontana ha una portata di circa 27 litri d’acqua al secondo e, sfruttando il dislivello tra la sorgete e la contrada Cozzonetto situata sul costone nord del monte Pancali, giunge in due grandi serbatoi attraverso una canalette sotterranea lunga circa 12 chilometri e costruita con pietre e pozzolana, l’antenato del cemento, un capolavoro di ingegneria idraulica.
Dia serbatoi l’acqua viene intubata sfruttando la forte pendenza tra lo stesso e l’edificio ospitante le macchine (178 metri) permetteva di dare forza motrice ad una turbina-dinamo in grado di produrre energia elettrica. La turbina, di tipo Becher, fu acquistata dal Comune di Lentini dalla Casa Ganz di Budapest.
Il 17 dicembre del 1897 il Consiglio Comunale di Lentini approvò il contratto d’acquisto del macchinario.
Il locale che ospita la turbina è situato a metà della valle di Sant’Eligio. In questi giorni, parlando della chiesa di San Giuseppe Giusto abbiamo nominato più volte questa valle, compresa tra i colli San Mauro e Ciricò.
In realtà San Giuseppe Giusto è il migliore punto di osservazione per vedere dall’alto i serbatoi, la centralina e il perorso della tubazione.
Per i tempi fu una rivoluzione: tutto era avveniristico e inimmaginabile per un paese agricolo di meno di ventimila abitanti. Si era agli albori della elettrificazione in Sicilia e nessuna città produceva l’energia per i propri fabbisogni.
Il merito fu di una classe dirigente coraggiosa e lungimirante, guidata dal barone Beneventano

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