mercoledì 17 ottobre 2012

La piazza di De Chirico


http://www.lanotizia.tv/index_tg_detail.asp?id=1799
 
La piazza di De Chirico

Un mio amico su face book ha scritto “in cosa può essermi utile un politico che viene a chiedermi il voto?”
La domando mi ha fatto gelare il sangue nelle vene, in quelle poche parole è rappresentata tutta la drammaticità del momento che viviamo. E tutti i pericoli per la democrazia e per il futuro.
Immaginate la scena come fosse una foto o un quadro. In questo agghiacciante deserto esistono solo, il cosiddetto politico e l’elettore. Alle spalle del c.d. politico non c’è il luogo-simbolo del governo (Palazzo delle Aquile o Palazzo dei Normanni) e neppure il simbolo di un partito in cui egli possa riconoscersi o da cui possa trarre idee, ideali, etica (ideali ed etica sono quasi diventate parolacce, ormai le bocche si riempiono con parole più semplici, di uso comune e che contengono il concetto del limite di tempo e di intervento: “il progetto” o al massimo “il programma”)-No, egli è solo e il suo impegno massimo, almeno come è percepito dall’elettore, è quello di risolvere problemi individuali. Problemi di singole persone risolte da singole persone.
In questa immaginaria piazza deserta, di dechirichiana memoria, di fronte al “politico” c’è l’elettore. Anche lui solo, senza nessuno dietro o attorno. Tutto assente: bisogni collettivi, legami, istanze alte (istruzione, sanità, sviluppo. civiltà, libertà), niente, tutto scomparso. Rimangono solo il politico-mediatore e l’elettore che si illude di contrattare di vendere il suo voto al prezzo più alto, in un rapporto diretto, a due.
Se non conoscessi l’amico che ha posto quella domanda, penso che liquiderei la questione con qualche acida battuta.
Ma lo conosco molto bene e posso assicurare che si tratta di professionista giovane, colto, intelligente.
È probabile che egli non parli di se stesso ma, provocatoriamente, voglia rappresentare una scena ricorrente che non condivide.
Ciò, comunque, non attenuerebbe i motivi di preoccupazione
So bene che non tutti gli elettori pensano solo a cosa possono ricavare dal proprio voto e altrettanto bene so che non tutti i candidati sono come quello che ho descritto io.
Ma so anche che la scena descritta non è rara, anzi.
Allora cosa fare? Mi sembra banale dirlo, ma credo che questo piano inclinato possa raddrizzarsi solo attraverso la “rivoluzione dell’elettore”. L’elettore deve ricominciare a chiedere molto di più, interventi di interesse generale, non le mollichine per la sua vita privata, deve sentirsi responsabile anche lui del destino della sua terra, deve sapere scegliere ma anche pretendere che gli eletti siano bravi, siano espressione di un ideale, siano onesti.
In questi giorni si parla molto di evasori fiscali. Eco, l’elettore che vota solo per gli interessi suoi paragonabile all’evasore fiscale: pensa a se stesso e danneggia gli altri.



Nessun commento: