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La piazza
di De Chirico
Un mio
amico su face book ha scritto “in cosa può essermi utile un politico che viene
a chiedermi il voto?”
La domando
mi ha fatto gelare il sangue nelle vene, in quelle poche parole è rappresentata
tutta la drammaticità del momento che
viviamo. E tutti i pericoli per la
democrazia e per il futuro.
Immaginate
la scena come fosse una foto o un quadro. In questo agghiacciante deserto
esistono solo, il cosiddetto politico e l’elettore. Alle spalle del c.d.
politico non c’è il luogo-simbolo del governo (Palazzo delle Aquile o Palazzo
dei Normanni) e neppure il simbolo di un partito in cui egli possa riconoscersi
o da cui possa trarre idee, ideali, etica (ideali ed etica sono quasi diventate
parolacce, ormai le bocche si riempiono con parole più semplici, di uso comune
e che contengono il concetto del limite di tempo e di intervento: “il progetto”
o al massimo “il programma”)-No, egli è solo e il suo impegno massimo, almeno
come è percepito dall’elettore, è quello di risolvere problemi individuali. Problemi
di singole persone risolte da singole persone.
In questa
immaginaria piazza deserta, di dechirichiana memoria, di fronte al “politico”
c’è l’elettore. Anche lui solo, senza nessuno dietro o attorno. Tutto assente:
bisogni collettivi, legami, istanze alte (istruzione, sanità, sviluppo. civiltà,
libertà), niente, tutto scomparso. Rimangono solo il politico-mediatore e
l’elettore che si illude di contrattare di vendere il suo voto al prezzo più
alto, in un rapporto diretto, a due.
Se non
conoscessi l’amico che ha posto quella domanda, penso che liquiderei la
questione con qualche acida battuta.
Ma lo
conosco molto bene e posso assicurare che si tratta di professionista giovane,
colto, intelligente.
È
probabile che egli non parli di se
stesso ma, provocatoriamente, voglia rappresentare una scena ricorrente che non
condivide.
Ciò,
comunque, non attenuerebbe i motivi di preoccupazione
So bene
che non tutti gli elettori pensano solo a cosa possono ricavare dal proprio
voto e altrettanto bene so che non tutti i candidati sono come quello che ho
descritto io.
Ma so
anche che la scena descritta non è rara, anzi.
Allora cosa
fare? Mi sembra banale dirlo, ma
credo che questo piano inclinato possa raddrizzarsi solo attraverso la “rivoluzione dell’elettore”. L’elettore deve
ricominciare a chiedere molto di più, interventi di interesse generale, non le mollichine
per la sua vita privata, deve sentirsi responsabile anche lui del destino della
sua terra, deve sapere scegliere ma anche pretendere che gli eletti siano
bravi, siano espressione di un ideale, siano onesti.
In questi
giorni si parla molto di evasori fiscali. Eco, l’elettore che vota solo per gli
interessi suoi paragonabile all’evasore fiscale: pensa a se stesso e danneggia
gli altri.
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