sabato 27 dicembre 2008

Si poteva chiamare Natalina

Fosse nata, in queste fredde notti di Natale, e trovata tutta sola e infreddolita in una grotta, le infermiere l’avrebbero chiamata così senza esitare.
Invece lei per Natale è morta. Di fame e di freddo. In una grotta antica, che certamente c’era anche 2008 anni fa, a Siracusa, nella Balza di Akradina.
Aveva 53 anni ed era venuta dalla Polonia, come tante, perché le avevano detto che qui in Italia non c’è la povertà della sua terra (l’America dei nostri nonni). Anche lei lo diceva ad altre. Aveva visto diverse volte in televisione (non a casa sua, lei non possedeva un televisore) piazza San Pietro traboccante di gente festosa, quando c’era il Papa Grande, il suo connazionale Karol Wojtila. E forse pensava che qua, comunque, la gente l’avrebbe aiutata proprio perché ci sono i Papi e la gente può apprendere meglio la lezione di Cristo, della carità, della solidarietà.
Non poteva mai immaginare che qui sarebbe stata molto peggio che in Polonia. E forse nemmeno noi avremmo mai immaginato che la morte per fame, per freddo, per abbandono ci è così vicina.
In questo periodo, ogni anno, si sente di barboni morti a Roma, a Milano, a Parigi. Ci addoloriamo, certo, ma in fondo proviamo sempre un piccolissimo amaro senso di rasserenamento: nelle nostre piccole città, ci diciamo, questo non può accadere. E invece accade, di tanto in tanto. Normalmente accade a persone sole. E poi se ne parla per settimane: “Com’è potuto accadere?”. Quando accade ad una immigrata come Natalina se ne parla solo per qualche minuto. E anche male. Perché questi morti danno molto fastidio. A tutti. E soprattutto ai sindaci. Che figura ci fai se nella tua città c’è gente che muore in questo modo? Quello di Siracusa ha rilasciato subito una dichiarazione forte: “Farò sgombrare tutte le grotte della città”. Come Alemanno, che farà sgombrare tutti i campi nomadi abusivi ora che, a causa del fuoco acceso per scaldarsi, sono morte una giovane madre e la sua bambina. Che muoiano da un’altra parte, insomma. E nulla più.

4 commenti:

Guglielmo Tocco ha detto...

Il mio fraterno amico Antonio Di Casola, poeta e pittore di Tricase (Na) mi ha inviato questo commento al mio indirizzo privato. Lo ringrazio per l'attenzione e, soprattutto, per ciò che dice, vera e propria lezione di umanità.

Carissimo Guglielmo, ciao. A leggere questo fatto accaduto nella splendida Sicilia dove, la gente ha cuore e sensibilità, mi si accappona la pelle.
Mi domando come è possibile morire a 53 anni di fame, di freddo e di stenti in una spelonca umida e solitaria. E’ possibile che nessuno, proprio nessuno, abbia notato mai quella poveretta aggirarsi nei paraggi in preda a tutto il suo dolore che l’avrebbe condotta alla tragedia?
Chissà quale delusione la poveretta aveva provato nel trovare in Italia un mondo diverso da quello che le avevano mostrato alla TV! Ma io ammiro e rispetto Natalina e mi inchino di fronte alla sua grande DIGNITA’ di povera tra i poveri, perché ha avuto l’orgoglio di non stendere la mano e di non chiedere nulla a nessuno. Ciò potrebbe essere o apparire un atto di superbia da parte sua, invece penso che in lei c’era solo timore, umiltà ed un grande cuore ancorato alla bitta della più grande dignità di donna.
Ma dov’è andata a finire la nostra UMANITA’? Caro Guglielmo con Natalina, e tanti altri poveretti come lei, muore anche una parte della mia, della nostra, umanità!
Il problema dei sindaci non è quello di sgombrare i campi nomadi o quello di chiudere le grotte per salvare il buon nome delle città, bensì quello di applicare le leggi del cuore e della vera solidarietà umana e civica, prevenendo il verificarsi di queste disgrazie che ricadono sulla coscienza dell’intera comunità.
Tanta gente, nonostante il periodo di crisi globale, getta ancora nei cassonetti il pane ed altri alimenti; indumenti; coperte e materassi senza mai curarsi di quelli che, al limite della sopravvivenza, vanno a scartare e a rovistare negli stessi cassonetti al fine di sfamarsi o di trovare qualche cosa per coprirsi. Ebbene perché i sindaci non istituiscono un luogo di raccolta di tutto ciò che è riutilizzabile da poter poi distribuire anonimamente a tanti poveri bisognosi e dignitosi?
Si dice che gli italiani siamo “brava gente”, ma che penseranno di noi, in Polonia, i parenti e gli amici della povera Natalina?
Da parte mia non posso fare altro che stringermi ad essi per condividere il loro dolore e per dire PERDONATECI!
Un abbraccio. Antonio.

Anonimo ha detto...

Perche non:)

Anonimo ha detto...

good start

Anonimo ha detto...

Si, probabilmente lo e