http://www.lanotizia.tv/index_tg_detail.asp?id=1517
A Lentini, come tutti sanno, vive e opera un piccolo esercito di professorini armati di bacchetta e di matita blu. Sono pochi ma rumorosi. Appariscenti ma innocui. Sono sempre alla ricerca di un bersaglio da bacchettare e di un errore da evidenziare. Chiunque apre bocca o scrive qualcosa sa che essi sono in agguato e e ne teme il giudizio.
Alcuni di loro hanno fatto sentire la loro voce dopo il mio ultimo intervento, quello sull’ospedale, risentitissimi perché Guido Grande, Paolo Censabella e Pippo Nicotra ed ho trascurato i membri del Comitato di Gestione in carica nell’86 e dei funzionari che si occuparono della vicenda ospedale. Io riconosco i meriti di costoro, ma non mi sento in obbligo di citarli nelle mie note. Gli uni perché erano presenti nel Comitato dell’86 indicati dai loro partiti ed era loro dovere svolgere bene il loro compito. La qualcosa non mi sembra sconvolgente. Tutti dovrebbero svolgere bene il loro compito. Gli altri perché erano appunto funzionari dell’Usl. Anch’essi rispettabili e anch’essi svolsero bene il proprio lavoro. Ma non potevano farne a meno, erano obbligati dal loro rapporto di lavoro, dalla lora serietà, dalla loro professionalità. Mi rincresce che altri che considerano tanto eccezionali dei funzionari seri e preparati non ne abbino parlato loro autonomamente, anziché di rimessa “di rimessa”. ,
Questa rubrica si intitola “il punto di vista di Guglielmo Tocco” e secondo il mio punto di vista va elogiato, ringraziato e portato come esempio chi, oggi per l’Ospedale, ieri per il Biviere, domani per qualche altra grande opera, si prodiga da volontario civile, senza nessun obbligo e senza nessuna remunerazione, per senso civico e per generosità.
Censabella, nessuno può negarlo, è uno di questi, un cittadino da additare come esempio
Le riunioni, gli incontri, le manifestazioni, i convegni, i forum sull’ospedale che ha organizzato o a cui egli ha partecipato non si contano.
E’ stato la spina nel fianco di presidenti della Regione e Assessori alla sanità per anni. Mentre la gran parte dei politici e dei cittadini si lamentava o al massimo criticava, lui agiva.. Tutto ciò per almeno vent’anni. E vent’anni sono molto più lunghi del tempo di un mandato al Comitato di Gestione, E tutto questo senza alcun obbligo istituzionale o professionale e senza retribuzione alcuna. E il tempo necessario per questo impegno non lo ha sottratto né alla CGIL di Siracusa, dove lavora, né al suo ruolo politico, ma alla sua famiglia e a se stesso.
A qualcuno può essere antipatico come ad altri è simpatico, ma nessuno può fingere di non conoscere questa semplice verità. Nessuno è autorizzato a negarla.
Anche a me è capitato di non condividere alcune sue posizioni, qualche sua scelta, questo o quel giudizio. Tutto ciò non mi ha annebbiato la vista fino al punto di non vedere l’impegno, la caparbietà, la generosità e l’efficacia con cui si è prodigato perché l’ospedale vedesse la luce..
Se dovessi definire il suo impegno per l’ospedale mi basterebbero solo due parole: “generosissimo ed eroico”.
Viva l’impegno, abbasso bacchette e matite.
mercoledì 26 ottobre 2011
Un eroe grande e sconosciuto
Ho appena parlato al telefono con padre Tarcisio Pazzaglia. Si trova in Italia
perché doveva fare dei controlli. Tutto è a posto. Negli ultimi anni è
stato operato due volte per altrettanti tumori. Ha 76 anni e non
possiede niente. Da quand’era giovanissimo vive in Uganda, è
missionario comboniano. Ha lavorato sempre sodo per la sua famiglia che
è composta da circa 3,000 membri. Sono ragazzi, donne, anziani che lui
aiuta a vivere in tanti modi: Del minicredito della sua parrocchia
usufruiscono circa 1.000 donne. Dice lui che non sanno leggere né
scrivere, ma in matematica sono imbattibili. Con il mini credito
intraprendono piccole attività agricole, artigianali e commerciali. E
appena possono pagano il loro debito. Tra le varie attività per tenere
impegnati i ragazzi c’è quella di far doppiare loro dei film che gli
giungono dall’Italia, dall’Inghilterra o dalla Francia. I ragazzi li
doppiano in swahili e poi li proiettano nei villaggi. La sua parrocchia
è a Kitgun, dove la maggior parte della popolazione vive ancora in
capanne. Mi ha detto che quest’anno ha piovuto e poche persone sono
morte di fame. Mi ha detto che non esiste la pensione, per cui gli
anziani, gli invalidi, i più deboli hanno bisogno di molto aiuto. È
felice perché adesso la guerra civile è finita.
Ha settantasei anni ha
subito due operazioni e cure pesantissime, ma a novembre tornerà in
Uganda. “Finché il Signore me lo permetterà” ha detto “cercherò di fare
il mio dovere”. Guglielmo
perché doveva fare dei controlli. Tutto è a posto. Negli ultimi anni è
stato operato due volte per altrettanti tumori. Ha 76 anni e non
possiede niente. Da quand’era giovanissimo vive in Uganda, è
missionario comboniano. Ha lavorato sempre sodo per la sua famiglia che
è composta da circa 3,000 membri. Sono ragazzi, donne, anziani che lui
aiuta a vivere in tanti modi: Del minicredito della sua parrocchia
usufruiscono circa 1.000 donne. Dice lui che non sanno leggere né
scrivere, ma in matematica sono imbattibili. Con il mini credito
intraprendono piccole attività agricole, artigianali e commerciali. E
appena possono pagano il loro debito. Tra le varie attività per tenere
impegnati i ragazzi c’è quella di far doppiare loro dei film che gli
giungono dall’Italia, dall’Inghilterra o dalla Francia. I ragazzi li
doppiano in swahili e poi li proiettano nei villaggi. La sua parrocchia
è a Kitgun, dove la maggior parte della popolazione vive ancora in
capanne. Mi ha detto che quest’anno ha piovuto e poche persone sono
morte di fame. Mi ha detto che non esiste la pensione, per cui gli
anziani, gli invalidi, i più deboli hanno bisogno di molto aiuto. È
felice perché adesso la guerra civile è finita.
Ha settantasei anni ha
subito due operazioni e cure pesantissime, ma a novembre tornerà in
Uganda. “Finché il Signore me lo permetterà” ha detto “cercherò di fare
il mio dovere”. Guglielmo
giovedì 20 ottobre 2011
A chi andrò a baciare la mano
a chi andrò a baciare la mano
a chi andrò a baciare la mano
Gheddafi non c’è
C’è Putìn ma è troppo lontano
c’è Putìn ma è troppo lontano
c’è Putìn ma è troppo lontano
a chi la bacerò
Saddam Hussein me l’hanno impiccato
Bin Ladèn me l’hanno ammazzato.
Muhammar me l’hanno sparato
a chi la bacerò
Ma perché più non c’è
chi baciar? Povero me.
(Però, a pensarci bene era un bastardo: 500 amazzoni! Vi sembra giusto? Io, pur pagandole profumatamente, non arrivo a 50 puttane)
a chi andrò a baciare la mano
a chi andrò a baciare la mano
Gheddafi non c’è
C’è Putìn ma è troppo lontano
c’è Putìn ma è troppo lontano
c’è Putìn ma è troppo lontano
a chi la bacerò
Saddam Hussein me l’hanno impiccato
Bin Ladèn me l’hanno ammazzato.
Muhammar me l’hanno sparato
a chi la bacerò
Ma perché più non c’è
chi baciar? Povero me.
(Però, a pensarci bene era un bastardo: 500 amazzoni! Vi sembra giusto? Io, pur pagandole profumatamente, non arrivo a 50 puttane)
mercoledì 19 ottobre 2011
L’Ospedale di Guido Grande
http://www.lanotizia.tv/index_tg_detail.asp?id=1508
Ieri è stata una giornata di festa per Lentini, Carlentini e Francofonte. È stata inaugurato il nuovo ospedale in contrada Poggio San Pietro. Un notevole passo avanti a difesa della salute.
La razionalità, la luminosità e la modernità della struttura permetteranno al personale medico e paramedico di esprimere al meglio la loro professionalità, che pure si è notevolmente distinta anche nelle condizioni non ideali del vecchio ospedale.
Credo che se abbiamo potuto vedere la conclusione di questa lunga gestazione, gran parte del merito sia delle nostre comunità: i sindaci attuali e quelli degli ultimi vent’anni, il personale politico, dai parlamentari ai consiglieri, i sindacati. Ma un ruolo fondamentale e consapevole credo l’abbia avuto la popolazione. C’è stata una grande mobilitazione popolare: fatta di manifestazioni, fiaccolate, marce, forum, fiorire di comitati durata un quarto di secolo, Non ho titoli per elargire riconoscimenti ma tre figure mi hanno particolarmente colpito: Una è quella di Paolo Censabella, che per oltre vent’anni, in veste di sindacalista, di consigliere comunale e di assessore, si è battuto con tenacia, intelligenza e spirito di sacrificio. Mi sento proprio di rivolgergli un grazie sincero da cittadino. La seconda è quella di Pippo Nicotra: anche lui ha condotto anni di battaglie e per il nuovo ospedale e per il centro coronarico a Lentini.
La terza figura è quella dell’onorevole Guido Grande. L’uomo che più di ogni altro sognò, lavorò, combatté per la realizzazione di questo Ospedale.
Egli fu il presidente dell’allora Unità Sanitaria Locale di Lentini che firmò la prima delibere dell’86 da cui tutto ebbe inizio.
E colgo questa occasione per ricordare, soprattutto ai più giovani chi fu Guido Grande., scomparso, ahinoi, nel 2000.
Era nato nel 1929. Fin da ragazzino mostrò grande vivacità, forza di carattere, personalità. Scelse subito da che parte stare: con i suoi compagni di lavoro, di peripezie, di difficoltà. Già nel 1948, non ancora ventenne si distinse nella breve ma gloriosa stagione dello sciopero a rovescio, che culminò con gli scontri e gli arresti della Vaddara. Da allora fu sempre in prima fila in tutte le battaglie per il lavoro, per un salario dignitoso, per la giustizia sociale, per la dignità dei braccianti. Fu segretario della Camera del lavoro di Lentini e poi della CGIL provinciale. Nell’86 fu eletto deputato regionale per il Partito Comunista, partito a cui rimase legato tutta la vita. Erano tempi, quelli in cui ci si legava ad un partito per ragioni ideali e lui fu sicuramente un esempio di coerenza, fedeltà, disinteresse, ed onestà. Fu più volte segretario della sezione del suo partito, consigliere comunale ed assessore. Nell’84 fu eletto Presidente del Consiglio di Amministrazione dell’USL. Oltre che alla costruzione del nuovo ospedale il suo nome fu legato all’altra grande opera pubblica degli ultimi decenni: l’invaso del Biviere anche allora, come adesso per l’ospedale, vi furono grandi movimenti cittadini per chiedere la realizzazione dell’opera. Ed anche in quelle esaltanti battaglie Guido Grande fu sempre in testa. Era un bell’uomo e aveva una voce che incantava. Non aveva titoli di studio ma insegnò molte cose a tutti quelli che entrarono in contatto con lui. La sua intuizione e la capacità di cogliere cuore delle questioni erano note a tutti. Per tanti di noi più giovani di lui rimangono indimenticabili le notti, dopo le riunioni, trascorse in piazza a sentirlo raccontare vecchie storie di partito e di Lentini che egli ricordava con precisione e di cui sottolineava sempre gli aspetti più importanti, più comici o più drammatici. A volte, all’alba, andavamo in un forno soprafiera a fare colazione con pane caldo condito con olio, sale e peperoncino. Talvolta si accompagnava a noi Alfio Antico.
Si potrebbe dire che gli ultimi anni della sua vita li trascorse aspettando la nascita del nuovo ospedale con l’apprensione di un padre che aspetta la nascita di un figlio.
Spero di non andare più in un ospedale, ma se capiterà di andare in quello di Lentini, a chi mi chiederà dove mi trovo risponderò “all’Ospedale di Guido Grande”.
Ieri è stata una giornata di festa per Lentini, Carlentini e Francofonte. È stata inaugurato il nuovo ospedale in contrada Poggio San Pietro. Un notevole passo avanti a difesa della salute.
La razionalità, la luminosità e la modernità della struttura permetteranno al personale medico e paramedico di esprimere al meglio la loro professionalità, che pure si è notevolmente distinta anche nelle condizioni non ideali del vecchio ospedale.
Credo che se abbiamo potuto vedere la conclusione di questa lunga gestazione, gran parte del merito sia delle nostre comunità: i sindaci attuali e quelli degli ultimi vent’anni, il personale politico, dai parlamentari ai consiglieri, i sindacati. Ma un ruolo fondamentale e consapevole credo l’abbia avuto la popolazione. C’è stata una grande mobilitazione popolare: fatta di manifestazioni, fiaccolate, marce, forum, fiorire di comitati durata un quarto di secolo, Non ho titoli per elargire riconoscimenti ma tre figure mi hanno particolarmente colpito: Una è quella di Paolo Censabella, che per oltre vent’anni, in veste di sindacalista, di consigliere comunale e di assessore, si è battuto con tenacia, intelligenza e spirito di sacrificio. Mi sento proprio di rivolgergli un grazie sincero da cittadino. La seconda è quella di Pippo Nicotra: anche lui ha condotto anni di battaglie e per il nuovo ospedale e per il centro coronarico a Lentini.
La terza figura è quella dell’onorevole Guido Grande. L’uomo che più di ogni altro sognò, lavorò, combatté per la realizzazione di questo Ospedale.
Egli fu il presidente dell’allora Unità Sanitaria Locale di Lentini che firmò la prima delibere dell’86 da cui tutto ebbe inizio.
E colgo questa occasione per ricordare, soprattutto ai più giovani chi fu Guido Grande., scomparso, ahinoi, nel 2000.
Era nato nel 1929. Fin da ragazzino mostrò grande vivacità, forza di carattere, personalità. Scelse subito da che parte stare: con i suoi compagni di lavoro, di peripezie, di difficoltà. Già nel 1948, non ancora ventenne si distinse nella breve ma gloriosa stagione dello sciopero a rovescio, che culminò con gli scontri e gli arresti della Vaddara. Da allora fu sempre in prima fila in tutte le battaglie per il lavoro, per un salario dignitoso, per la giustizia sociale, per la dignità dei braccianti. Fu segretario della Camera del lavoro di Lentini e poi della CGIL provinciale. Nell’86 fu eletto deputato regionale per il Partito Comunista, partito a cui rimase legato tutta la vita. Erano tempi, quelli in cui ci si legava ad un partito per ragioni ideali e lui fu sicuramente un esempio di coerenza, fedeltà, disinteresse, ed onestà. Fu più volte segretario della sezione del suo partito, consigliere comunale ed assessore. Nell’84 fu eletto Presidente del Consiglio di Amministrazione dell’USL. Oltre che alla costruzione del nuovo ospedale il suo nome fu legato all’altra grande opera pubblica degli ultimi decenni: l’invaso del Biviere anche allora, come adesso per l’ospedale, vi furono grandi movimenti cittadini per chiedere la realizzazione dell’opera. Ed anche in quelle esaltanti battaglie Guido Grande fu sempre in testa. Era un bell’uomo e aveva una voce che incantava. Non aveva titoli di studio ma insegnò molte cose a tutti quelli che entrarono in contatto con lui. La sua intuizione e la capacità di cogliere cuore delle questioni erano note a tutti. Per tanti di noi più giovani di lui rimangono indimenticabili le notti, dopo le riunioni, trascorse in piazza a sentirlo raccontare vecchie storie di partito e di Lentini che egli ricordava con precisione e di cui sottolineava sempre gli aspetti più importanti, più comici o più drammatici. A volte, all’alba, andavamo in un forno soprafiera a fare colazione con pane caldo condito con olio, sale e peperoncino. Talvolta si accompagnava a noi Alfio Antico.
Si potrebbe dire che gli ultimi anni della sua vita li trascorse aspettando la nascita del nuovo ospedale con l’apprensione di un padre che aspetta la nascita di un figlio.
Spero di non andare più in un ospedale, ma se capiterà di andare in quello di Lentini, a chi mi chiederà dove mi trovo risponderò “all’Ospedale di Guido Grande”.
venerdì 14 ottobre 2011
LENTINI CITTA’ DEL LIBRO
In quale altro modo potrebbe definirsi una città che si mobilita in tutte le sue espressioni per una giornata del libro e della lettura, se non “Città del libro”?
L’idea di regalare un libro ad ogni quindicenne della città ha raccolto molte adesioni sia tra i lentinesi che tra gli emigrati e addirittura tra molti non lentinesi, anche stranieri. Ad essi, durante un incontro tenutosi all’Archivio Storico il 12 ottobre, si sono aggiunti l’Archeo Club, il Kiwanis Club, l’AIDO, la FIDAPA, il Coordinamento per lo Sviluppo Sostenibile, l’Istituto per Ragionieri, l’associazione Manuela e Michele. Altri istituti scolastici hanno già anticipato che aderiranno a giorni.
Chiunque può partecipare a questa grande festa che ha l’obbiettivo di contribuire alla crescita culturale della città attraverso la diffusione del libro tra i giovani e l’incentivazione della lettura. Basta portare uno o più libri di proprio gusto alla Biblioteca Comunale con una dedica e la propria firma, entro il 23 di ottobre. Il 10 novembre nell’Aula Consiliare si incontreranno tutti gli adulti che avranno regalato i libri ed i giovani nati nel ’96, a cui i libri saranno consegnati. Sicuramente ci saranno ospiti importanti del mondo letterario, giornalistico istituzionale.
Nessuno deve versare denaro, nemmeno il Comune, il cui patrocinio è gratuito.
Da molte personalità e da operatori culturali di diverse parti d’Italia sono giunti apprezzamenti e richieste di riprendere l’idea. È stato costituito un Comitato Promotore di cui, oltre a Tocco, fanno parte la presidente provinciale dell’AIDO, insegnante Maria Concetta Sambasile, la scrittrice professoressa Brunella Li Rosi, la professoressa Giusy Milanesi, l’ex sindaco Elio Magnano, il professor Paolo Ragazzi, i signori Bruno Gullotta e Salvatore La Fata.
C’è ancora tempo e spazio per tutti coloro, cittadini, insegnanti, studenti, genitori di quindicenni che vogliono partecipare regalando “un libro per migliorare la città”.
L’idea di regalare un libro ad ogni quindicenne della città ha raccolto molte adesioni sia tra i lentinesi che tra gli emigrati e addirittura tra molti non lentinesi, anche stranieri. Ad essi, durante un incontro tenutosi all’Archivio Storico il 12 ottobre, si sono aggiunti l’Archeo Club, il Kiwanis Club, l’AIDO, la FIDAPA, il Coordinamento per lo Sviluppo Sostenibile, l’Istituto per Ragionieri, l’associazione Manuela e Michele. Altri istituti scolastici hanno già anticipato che aderiranno a giorni.
Chiunque può partecipare a questa grande festa che ha l’obbiettivo di contribuire alla crescita culturale della città attraverso la diffusione del libro tra i giovani e l’incentivazione della lettura. Basta portare uno o più libri di proprio gusto alla Biblioteca Comunale con una dedica e la propria firma, entro il 23 di ottobre. Il 10 novembre nell’Aula Consiliare si incontreranno tutti gli adulti che avranno regalato i libri ed i giovani nati nel ’96, a cui i libri saranno consegnati. Sicuramente ci saranno ospiti importanti del mondo letterario, giornalistico istituzionale.
Nessuno deve versare denaro, nemmeno il Comune, il cui patrocinio è gratuito.
Da molte personalità e da operatori culturali di diverse parti d’Italia sono giunti apprezzamenti e richieste di riprendere l’idea. È stato costituito un Comitato Promotore di cui, oltre a Tocco, fanno parte la presidente provinciale dell’AIDO, insegnante Maria Concetta Sambasile, la scrittrice professoressa Brunella Li Rosi, la professoressa Giusy Milanesi, l’ex sindaco Elio Magnano, il professor Paolo Ragazzi, i signori Bruno Gullotta e Salvatore La Fata.
C’è ancora tempo e spazio per tutti coloro, cittadini, insegnanti, studenti, genitori di quindicenni che vogliono partecipare regalando “un libro per migliorare la città”.
domenica 9 ottobre 2011
Verso il futuro
http://www.lanotizia.tv/index_tg_detail.asp?id=1489
La settimana scorsa ha consegnato alla cronaca quattro dichiarazioni molto forti.
La prima è quella dell’elettorato che, con un milione e duecentomila firme per il referendum, laddove ne sarebbero bastate meno della metà, ha urlato in faccia al Governo e ai partiti che il sistema elettorale che li priva del diritto di scegliere non gli va proprio giù e che bisogna abrogarla
La seconda è quella del Presidente della Repubblica per chiarire che per il capo dello Stato non esiste n’Italia e una Padania, ma solo l’Italia, essendo quell’altra cosa un’invenzione che non sta né in cielo né in terra..
La terza è quella del presidente della Conferenza Episcopale, cardinal Bagnasco. Con questa egli rivolge un forte richiamo a chi ricopre cariche istituzionali e politiche importanti e in vista, ad una condotta seria, sobria, morigerata.
La quarta è la lettera aperta che l’imprenditore Diego Della Valle ha indirizzato ai politici italiani attraverso grandi spazi pubblicitari che egli stesso ha comprato sui maggiori quotidiani, per richiamarli all’efficienza, alla competenza, ai fatti.
Su tutti e quattro le dichiarazioni si sono fatti molti commenti.
Anch’io, nel mio piccolo vorrei dire qualcosa. Penso questo: Il Presidente della Repubblica ed il Cardinale hanno detto cose giustissime, quasi ovvie..
La Padania non esiste, la secessione è fuori dalla storia, chi rappresenta la nazione, grande parte della società ed è tanto in vista da costituire, volente o nolente, punto di riferimento per ampi strati della società, deve badare agli esempi che dà, agli insegnamenti che inevitabilmente indirettamente ne derivano. Ma tutt’e due le altissime personalità avrebbero potuto, o forse dovuto, fare un intervento di questo genere da nni. La Lega da anni è al governo di uno Stato che non sente suo e anzi dichiara di combattere, Berlusconi, a cui è innegabile che si riferisca Bagnasco, corrompe giudici e ragazzine da anni.
Della Valle, dal canto suo, quella lettura, con gli stessi argomenti avrebbe potuto scriverla due o tre anni fa.
I firmatari del referendum in altri tempi si sarebbero fermati attorno a 500 mila, non sarebbero andati con tanta gioia così oltre.
Allora mi pongo una domanda: Perché tutti questi eventi eccezionali in una sola settimana?
Secondo me perché chi ha buone antenne “sente” prima degli altri l’aria di temporale. Napolitano, Bagnasco, Della Valle e il milione di firmatari sentono che il regime, un’epoca, la seconda Repubblica, chiamatelo come volete. Sta crollando. E fra qualche mese verrà un’aria nuova, un mondo nuovo personale politico nuovo.
Loro non hanno parlato con ritardo, ma con anticipo, perché si sono rivolti non ai sopravvissuti di oggi, ma ai protagonisti di domani.
La settimana scorsa ha consegnato alla cronaca quattro dichiarazioni molto forti.
La prima è quella dell’elettorato che, con un milione e duecentomila firme per il referendum, laddove ne sarebbero bastate meno della metà, ha urlato in faccia al Governo e ai partiti che il sistema elettorale che li priva del diritto di scegliere non gli va proprio giù e che bisogna abrogarla
La seconda è quella del Presidente della Repubblica per chiarire che per il capo dello Stato non esiste n’Italia e una Padania, ma solo l’Italia, essendo quell’altra cosa un’invenzione che non sta né in cielo né in terra..
La terza è quella del presidente della Conferenza Episcopale, cardinal Bagnasco. Con questa egli rivolge un forte richiamo a chi ricopre cariche istituzionali e politiche importanti e in vista, ad una condotta seria, sobria, morigerata.
La quarta è la lettera aperta che l’imprenditore Diego Della Valle ha indirizzato ai politici italiani attraverso grandi spazi pubblicitari che egli stesso ha comprato sui maggiori quotidiani, per richiamarli all’efficienza, alla competenza, ai fatti.
Su tutti e quattro le dichiarazioni si sono fatti molti commenti.
Anch’io, nel mio piccolo vorrei dire qualcosa. Penso questo: Il Presidente della Repubblica ed il Cardinale hanno detto cose giustissime, quasi ovvie..
La Padania non esiste, la secessione è fuori dalla storia, chi rappresenta la nazione, grande parte della società ed è tanto in vista da costituire, volente o nolente, punto di riferimento per ampi strati della società, deve badare agli esempi che dà, agli insegnamenti che inevitabilmente indirettamente ne derivano. Ma tutt’e due le altissime personalità avrebbero potuto, o forse dovuto, fare un intervento di questo genere da nni. La Lega da anni è al governo di uno Stato che non sente suo e anzi dichiara di combattere, Berlusconi, a cui è innegabile che si riferisca Bagnasco, corrompe giudici e ragazzine da anni.
Della Valle, dal canto suo, quella lettura, con gli stessi argomenti avrebbe potuto scriverla due o tre anni fa.
I firmatari del referendum in altri tempi si sarebbero fermati attorno a 500 mila, non sarebbero andati con tanta gioia così oltre.
Allora mi pongo una domanda: Perché tutti questi eventi eccezionali in una sola settimana?
Secondo me perché chi ha buone antenne “sente” prima degli altri l’aria di temporale. Napolitano, Bagnasco, Della Valle e il milione di firmatari sentono che il regime, un’epoca, la seconda Repubblica, chiamatelo come volete. Sta crollando. E fra qualche mese verrà un’aria nuova, un mondo nuovo personale politico nuovo.
Loro non hanno parlato con ritardo, ma con anticipo, perché si sono rivolti non ai sopravvissuti di oggi, ma ai protagonisti di domani.
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