Ho appena parlato al telefono con padre Tarcisio Pazzaglia. Si trova in Italia
perché doveva fare dei controlli. Tutto è a posto. Negli ultimi anni è
stato operato due volte per altrettanti tumori. Ha 76 anni e non
possiede niente. Da quand’era giovanissimo vive in Uganda, è
missionario comboniano. Ha lavorato sempre sodo per la sua famiglia che
è composta da circa 3,000 membri. Sono ragazzi, donne, anziani che lui
aiuta a vivere in tanti modi: Del minicredito della sua parrocchia
usufruiscono circa 1.000 donne. Dice lui che non sanno leggere né
scrivere, ma in matematica sono imbattibili. Con il mini credito
intraprendono piccole attività agricole, artigianali e commerciali. E
appena possono pagano il loro debito. Tra le varie attività per tenere
impegnati i ragazzi c’è quella di far doppiare loro dei film che gli
giungono dall’Italia, dall’Inghilterra o dalla Francia. I ragazzi li
doppiano in swahili e poi li proiettano nei villaggi. La sua parrocchia
è a Kitgun, dove la maggior parte della popolazione vive ancora in
capanne. Mi ha detto che quest’anno ha piovuto e poche persone sono
morte di fame. Mi ha detto che non esiste la pensione, per cui gli
anziani, gli invalidi, i più deboli hanno bisogno di molto aiuto. È
felice perché adesso la guerra civile è finita.
Ha settantasei anni ha
subito due operazioni e cure pesantissime, ma a novembre tornerà in
Uganda. “Finché il Signore me lo permetterà” ha detto “cercherò di fare
il mio dovere”. Guglielmo
mercoledì 26 ottobre 2011
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