giovedì 17 novembre 2011

Due feste in tre giorni

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La scorsa settimana a Lentini è accaduto qualcosa di speciale: è nata una nuova festa laica. La festa del libro e della lettura. Ma si potrebbe chiamare anche la festa delle quindicenni e dei quindicenni, O anche la festa dell’incontro tra giovani e adulti. Oppure la festa dell’amicizia o la festa sei giovani talenti lentinesi. O in tanti altri modi. La prima edizione di questa festa, quella che si è tenuta il 10 novembre nell’Aula Consiliare è stata tutte queste feste messe insieme. Lo spunto era semplice: gli adulti regalano un libro ai quindicenni. Da qui tutte le implicazioni immaginabili, perché c’era dentro l’idea del regalo, l’idea del libro, l’idea di diverse generazioni che si incontrano e dialogano, l’idea di una città che viole crescere sul piano culturale. L’idea di Lentini città gentile. Poi ne sono sorte altre. La caduta di divisioni ideologiche e politiche, la partecipazione di club e associazioni importanti, la partecipazione di associazioni e semplici cittadini di Carlentini, Catania, Siracusa, Firenze, Pisa, Parma, Novara e perfino degli Stati Uniti e del Canada. Abbiamo avuto modo di scoprire giovanissime e bravissime scrittrici, come Giulia Corsino, poetesse e poeti quindicenni, come quelli del Liceo Gorgia, lettrici di alto livello, come Katia Cava e Ginevra Cicatello, abbiamo goduto della musica jazz del Salvo Amore Quartet e dei canti etnici dell’Encelado superbo di Pippo Cardelo. Abbiamo avuto conferma della estrema sensibilità dei lentinesi e dei tanti autori di questa città, dai notissimi Alfio Siracusano e Pippo Cardello alle per ora meno note Brunella Li Rosi
E Carmela Vacante, quest’ultima instancabile viaggiatrice e fotografa autrice di libri-documentario di straordinario vigore. Non dimenticando che l brillante sarto che ha cucito tutto è stato il solito splendido –silvio Breci, più brillante e agile che mai. Insomma, una festa vera, rica, sapida da istituzionalizzare.

Anche gran parte dell’Italia ha festeggiato la settimana scorsa. Ha festeggiato la discesa di Berlusconi. Non la siscesa in campo ormai mitica ma la discesa dal governo.
Molte persone per bene e in buona fede che lo hanno votato e che per lui nutrono un sentimento che ricorda molto il tifo da stadio, non l’hanno presa bene e forse non accetteranno mai l’idea che il loro idolo sia stato costretto a dimettersi pur essendo capo di un partito che a tutt’oggi ha la maggioranza assoluta. Debbono prenderne atto. Il Berlusconi degli ultimi anni non ha niente a che vedere con quello che hanno votato. È un uomo che, come diceva lui stesso in una telefonata, governava a tempo perso, che si addormentava davanti a tutti al Parlamento e in incontri ufficiali, che non capiva più che il suo ruolo pubblico gli imponeva degli obblighi di stile, di eleganza, di frequentazioni. E alla fine è stato indotto alle dimissioni da tutto il composito arcipelago della destra italiana ed europea di cui egli fa parte. Lo hanno spinto fuori da Palazzo Chigi Merkel e Sarkozy, entrambi di destra, i tanto vituperati Fini e Casini, non certo di sinistra, La Confindustria e la Confederazione Episcopale, non certo rivoluzionari. Insomma, il suo declino fisico e mentale e il degrado dei suoi comportamenti lo hanno reso incapace di affrontare un periodo particolarmente difficile e lo hanno reso incompatibile con il ruolo che ricopriva.

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