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In questi giorni l’argomento più ricorrente in Italia è quello ch riguarda l’economia, la crisi economica, la inderogabile necessità di risparmiare, di non sprecare nessuna risorsa.
L’argomento più ricorrente a Lentini, invece riguarda la Biblioteca comunalei cui locali sono piccoli, fatiscenti, poco illuminati
Due argomenti così distanti, diversi per importanza e per popolazione interessata trovano il un comune denominatore in una pletora di immobili non utilizzati, ma tutti molto ampi, situati nel centro urbano di Lentini.
Mi riferisco al Palazzo del Fascio, proprio in piazza Duomo, alla ex Caserma dei Carabinieri, in via Arrigo Testa, alla ex Upim, in via Garibaldi e all’ex Istituto tecnico per Geometri e Ragioneri di piazza Raffaello. Nel cortile della Biblioteca c’è un locale grazioso e abbastanza ampio, l’ex AIAS, anche questo sistemato da poco, ma a tutt’oggi inutilizzato.. Ad appena cento metri di distanza da quest’ultimo c’è lo scheletro dell’ex Auditorium dell’Antico Lavatoio comunale. Accanto ad esso ci sono gli enormi magazzini del Consorzio Agrario. Verso l’alto, nel quartiere Badia, abbiamo il Palazzo Beneventano e l’ex Ospedale. Più in alto ancora, dentro il cimitero c’è il convento dei cappuccini, un bello e grande edificio restaurato da poco tempo, scendendo dl cimitero, in via Arimondi c’è il Chiostro della Badia, dove per decenni c’è stata la Scuola Elementare, da poco restaurato. Poi, in via Agnone c’è l’ex Scuola Guglielmo Marconi, che ha un ingresso anche in via Etnea.
Mi fermo qui perché per il discorso che intendo sviluppare mi basta, ma sono certo che ognuno di vo che mi legge o mi ascolta ne potrebbe aggiungere amtri.
Molti dei locali che ho nominato non sono di proprietà comunale: l’ex caserma è della Provincia Regionale, il Palazzo del Fascio è del Ministero delle Finanza, l’ex Upim è di un privato, il vecchio ospedale è della Regione, e così via.
Ma il fenomeno è così vasto che forse merita di essere affrontato in maniera decisa e radicale.
C’è bisogno di un censimento di tutti questi edifici che potrebbero essere di interesse pubblico e che invece da patrimonio si sono trasformati in problema. Mi permetto di azzardare un suggerimento. Il sindaco è stato bravissimo a procurarsi la collaborazione a titolo gratuito di quattro esperti:Censabella per la sanità, Rossitto per la legalità, Cappellano per i servizi socio-assistenziali e Tribulato per l’agricoltura.
Perché non dotarsi di un quinto esperto in grado di affrontare questa questione degli immobili? Si tratterebbe di censire questo enorme patrimonio e definire con gli Enti proprietari un piano di utilizzo.
Sto parlando di una politica del patrimonio dell’edilizia pubblica,
Il comune dovrebbe prendere il controllo del territorio urbano,
dovrebbe poter dialogare, da una posizione di forza, con la provincia, ol ministero, col consorzio, con l Regione e con i privati per dare indirizzi. i.
Io credo che c’è una cosa che grida vendetta: Sta benedetta Biblioteca comunale di cui tanto si parla in questi giorni; Sarà vero che i problemi che la strangolano sono tanti. Ma che senso ha lasciarla nei locali angusti in cui si trova quando a duecento metri, in un posto ancora più centrale di via Aspromonte c’è la caserma dei carabinieri vuota? E che senso ha mantenere uffici comunali in locali in affitto in periferia se in piazza c’è il Palazzo del Fascio? Non sarà facile averli ma intanto obblighiamoli a spiegarci cosa intendono farne e se del caso apriamo un contenzioso. Fra qualche settimana anche quell’immenso edificio che ha ospitato l’ospedale sarà del tutto libero. Di nuovo dobbiamo sopportare che l’ente proprietario lo lasci in abbandono?
Quanti uffici pubblici comunali e non si trovano sparsi in locali in affitto spesso inadeguati, dalla Soat, alla Pubblica Sicurezza, dalla Polizia Stradale al GAL? E se fosse il comune a prendere l’iniziativa per farli trasferire tutti nel vecchio ospedale con enormi risparmi per tutti, non sarebbe opera meritoria e molto vantaggiosa?
mercoledì 30 novembre 2011
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