mercoledì 4 gennaio 2012

I delitti di dicembre

http://www.lanotizia.tv/index_tg_detail.asp?id=1557

L’anno che si è appena concluso ci ha lasciato tanto amaro in bocca.
Capisco chi, preso dalle preoccupazioni per le difficoltà dell’economia italiana e dalle probabili ripercussioni sulla propria vita quotidiana, non ricorda gli episodi di cui sto per parlare come i più importanti del mese di dicembre.
Secondo il mio punto di vista, invece, quegli episodi sono di importanza straordinaria.
Il primo in ordine di tempo, è la strage di senegalesi di Firenze. Due morti e alcuni feriti, di cui uno ancora molto grave. I morti si chiamavano Mor Diop e Samb Modou. Erano venuti in Italia perché nel loro paese si sta male. Speravano di trovare qui un modo per vivere un po’ meglio, per programmare un futuro senza malattie, con la possibilità di mandare i loro figli a scuola per imparare un mestiere che a loro era stato negato. Insomma, come milioni di italiani andati a cercare un po’ di fortuna in America, in Germani, i Svizzera, in Argentina, in Francia, in Venezuela. Mor e Samb qui non trovarono un lavoro, ma si arrangiavano a vendere cianfrusaglie nei mercati rionali. Non davano fastidio a nessuno, non avevano “rubato”, come dicono i leghisti, alcun posto di lavoro agli italiani. Si mettevano là e se qualcuno desiderava comprare qualcosa da loro si fermava spontaneamente. Altrimenti non succedeva niente. Al massimo andavano a letto senza cena. Loro, non noi italiani. Il 13 dicembre, una bestia travestita da umano, andò in quel mercato, tirò fuori una pistola e prese a sparare. Colpì Mor e Samb, ma poteva colpire Meissa e Madjojo o chiunque altro. Per la bestia importava solo che fossero neri, stranieri, indifesi.
Le bestie così dicono che lo fanno per difendere la razza, l’Italia, i posti di lavoro. Non è vero. Cercano di dare un senso alle loro esistenze vuote e prive di valori. Si richiamano ad una presunta superiorità di razza. E lo fanno anche a nome nostro, del 99 per cento della popolazione. Questo è un delitto sociale. Ognuno di noi deve sentirsi in dovere di fare qualcosa perché non ne accadano più. Ognuno deve prendere una posizione chiara e netta. Per me sono loro i veri stranieri, i veri clandestini, i veri abusivi. I Mor e i Samb, i Messa e i Madjojo, i Sacco e i Vanzetti per me sono fratelli..

La seconda strage è quella di Licodia Eubea, quella in cui hanno perso la vita Stefania Noce, una ragazza ventiquattrenne e suo nonno Paolo Miano è stata definita da molti giornalisti come un delitto passionale. Io dico di no. Dico che anche questa ha qualcosa a che fare con il razzismo. Nel razzismo classico si ciancia di una razza superiore all’altra, qua i motivi che hanno spinto al delitto si richiamano ad una presunta superiorità dell’uomo rispetto alla donna. Una sorta di razzismo sessista.
Io sono l’uomo e tu la donna. Tu, da donna, non hai il diritto di rifiutarmi, di lasciarmi, di cambiare idea. Se non vuoi essere mia non sarai di nessuno. E ti uccido.
Per queste ragioni è un delitto sociale. Nasce da un’idea. Vecchia, assurda, arcaica, tribale, ma un’idea. Fino agli anni ’50 del secolo scorso gli uomini che commettevano questi delitti venivano considerati in Sicilia quasi eroi. A tutt’oggi in molti paesi del medio oriente l’uomo usa l’acido con il quale sfregia permanentemente il volto della donna che lo lo ha lasciato. Così lei diventa orribile e nessuno la vorrà più.
Il delitto di Firenze e quello di Licodia hanno in comune due cose. L’arretratezza e la socialità. Per questo sono pericolosissimi, perché non finiscono là. Il virus si annida anche in altre teste. Le autorità possono intervenire dopo che il delitto è stato commesso. Tutti noi, togliengo qualsiasi copertura morale e ideologica possiamo evitare che altri delitti vengano commessi. Guglielmo Tocco

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