Scene varie di tre giorni di follia a Lentini
- Chiudi subito o ti bruciamo il negozio (raccontato su face book dal proprietario di un piccolo bar che npn ha nascosto volto, nome e cognome).
- Signora lasci subito questo panificio, da questo momento è in sciopero. Se per oggi lei non mangia non fa niente. (Detto da un gruppo di manifestanti appena entrati in un panificio di Lentini, nei confronti di una persona anziana che conosco bene, unica cliente in quel momento, che ha dovuto lasciare il sacchettino coi suoi due panini)
- Adesso esco e vado allo sciopero. Che faccio in casa? (Detto a me da un anziano parente)
- Si vergogni, i suoi concittadini a bloccare le strade sotto la pioggia e lei in casa a dormire (scritto a me da un’amica di face book, vera “pasionaria” del movimento),
Sono piccoli episodi. Mi hanno già spiegato che non fanno testo e che i violenti sono ovunque.
Ma ci sono anche tante famiglie, anche con bambini e persone malate, obbligate a rinunciare alla spesa, alla bombola del gas per la cucina o per la stufa. E decine di piccoli negozianti, fornai, edicolanti e artigiani obbligati a chiudere, a rinunciare all’introito di quel giorno e a volte a buttare il pane per cui avevano investito denaro e sonno della notte, conteggiati, beffardamente come scioperanti volontari. Il loro sacrificio a qualcosa è servito: a far vedere al sig. Ferro che sugli energumeni locali si può contare. Alle prossime elezioni li vedremo nelle liste di Ferro. Lo hanno conquistato sul campo. Mentre lui sarà in parlamento o nell’Assemblea Regionale come rappresentanti di un nuovo partito che si richiamerà all’ordine, alla disciplina, alle gerarchie. Grazie al piccolo sacrificio del barista, della signora del pane, di quelli che fanno i presidi sotto la pioggia.
Sarà così perché è stato sempre così, in Italia e all’estero.
Una ventata di violenza e follia, che ha preso spunto da un disagio reale ma che non propone niente per uscire dalla crisi.
Che ha saputo incantare anche studenti e anziani ai quali sa indicare solo come bruciare una bandiera o trascorrere un paio d’ore in compagnia. Che ha bloccato il rifornimento dei carburanti e quello delle bombole d’ossigeno per gli ammalati, ma anche la raccolta degli agrumi e la loro vendita nei mercati del nord. Ebbene, signora, non mi vergogno di non andare anch’io. Non è vero, come lei dice, che quegli “eroi” si battono anche per me. Io per me non voglio che soffra nessuno, né che si danneggi l’economia, né che si umili alcun lavoratore dipendente o autonomo che sia.
Se serve, signora, rinuncio perfino a dirmi siciliano. Io sono incompatibile con la violenza dissennata, con le guerre contro i poveri e con i tentativi di scalate politiche attraverso la sofferenza degli altri.
sabato 21 gennaio 2012
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