sabato 17 settembre 2011

Una risata per salvarci

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c’è una bellissima fiaba di Andersen che ha per titolo GLI ABITI NUOVI DELL’IMPERATORE
Ve la voglio raccontare con parole mie, è molto breve.
C’era, in un paese del nord nel medioevo, un Re. Per certuni dei suoi sudditi egli era un buon re, per altri un cattivo re. Ma c’era un aspetto di questo re su cui le due fazioni non litigavano mai: la vanità. Sia i suoi sostenitori che i suoi denigratori erano d’accordo sul fatto che al mondo non c’era altro re vanitoso come lui.
Naturalmente il suo palazzo era frequentato da sarti, parrucchieri, gioiellieri, venditori di stoffe e forse anche chirurghi estetici e
trapiantatori di denti e di capelli.
Un giorno bussò al palazzo reale un sarto venuto da lontano. Portato al cospetto del sovrano, si presentò e gli disse
“Sire, sono venuto in possesso di una stoffa così preziosa che al mondo sole sua Maestà è degno di indossare.
“Ah, si?” disse il re “e cos’ha di speciale codesta stoffa?”
“E’ una stoffa che possono vedere solo le persone intelligenti” rispose il mercante “Se Sua Maestà indosserà un abito con essa confezionato potrà scoprire chi è intelligente e chi è sciocco, secondo se commentano il suo abito o se vedono le sue eccellenti nudità”
Il re ci pensò qualche minuto e decisa.
“Bravo, sarto. Mi piace. Ma ad una condizione: che nessun altro al mondo ne indossi uno uguale.” “Certo, maestà”
“Stai attento perché ne va di mezzo la tua testa.”
“Sono tranquillo maestà, nessuno al mondo vestirù mai un abito come il vostro. “
“Allora mettiti subito al lavoro perché domenica prossima ho una cerimonia pubblica e voglio indossare l’abito nuovo”
Il sarto richiese un appartamentino tutto per se, bene illuminato, il cui ingresso fosse vietato a chiunque.
Il re, come abbiamo detto era molto vanitoso e non resistette alla tentazione di parlare del suo nuovo vestito con la moglie, le figlie, il primo ministro, il primo cameriere, la prima guardia e il cappellano. Come fu e come non fu in quei pochi giorni la notizia si sparse in utto il reame.
La domenica mattina il Re uscì dal palazzo tutto impettito. Tutti a dire ma quant’è bello! Premurandosi di compiacere il re ma soprattutto di non far vedere agli altri di essere scemi. In quest’atmosfera gioiosa accade l’inimmaginabile: un bambino che nessuno aveva avvertito e che non aveva ragioni per apparire intelligente, con la sua vocina stridula cacciò un urlo, meravigliato: “Mamma, papà, ma perché il re è nudo? “
A quel punto scoppiò una risata generale. Tutti avevano visto che il re era nudo, ma nessuno voleva passare per sciocco e si fingevano ammirati di quella stoffa. Anche il re si era accorto di essere nudo, ma se lo avesse detto davanti a tutti quegli intelligentoni che figura avrebbe fatto?
In realtà era accaduto che il sarto aveva fatto un pessimo scherzo al re e tutti, chi per convenienza, chi per paura, lo avevano assecondato.
Il bambino non aveva paure né pensava a tornaconti e disse la verità.
Credo che oggi in Italia ci troviamo come in quel reame: Ci governano dei comici da avanspettacolo e cortigiani e avversari, per paura o per convenienza, non glielo dicono, Li trattano con rispetto e serietà. E in Italia va sempre peggio.
Vogliamo provare a vedere cosa succede se cominciamo a fare i bambini della fiaba e cominciamo a ridere, sghignazzare, spernacchiare ogni volta che aprono bocca?

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