SEL Lentini è
orgogliosa di comunicarvi che finalmente il nostro circolo avrà un nome:
circolo "Alfio Scrofani". Alfio Scrofani è stato un involontario eroe
lentinese, morto mentre svolgeva onestamente il suo lavoro. Attraverso il suo
ricordo SEL Lentini vuole manifestare la sua vicinanza alle famiglie delle
vittime sul lavoro e la sua sensibilità nei confronti di questo tema, ahimè,
sempre troppo attuale.
Con queste poche parole, semplici e prive di retorica, il giovane gruppo
dirigente del SEL di Lentini ha annunciato una scelta che, secondo me, ha un
altissimo significato e che rivela una straordinaria sensibilità verso alcuni
dei valori fondamentali ma troppo trascurati della nostra società: la vita, il
lavoro, la famiglia.
Siamo in tempi in cui i partiti (almeno quelli nazionali) sembrano molto
distanti dagli uomini e dalle donne e assomigliano a macchine programmate per
alimentare se stesse; in tempi in cui sembra ci si sia scordato che il fattore centrale
del progresso, della produzione di ricchezza e di innovazione è l’uomo, tempi
in cui il lavoro è considerato solo un componente secondario della produzione e
l’uomo un macchinario come un altro, che si usa se è economico e si butta se
non lo è; tempi in cui sembra tutto dipendere da banche, mercati e mediazione
politica; tempi in cui la vita di un uomo vale quanto quella di una macchina.
Pensate a
quante vite rimangono stroncate nello svolgimento di un lavoro, nel percorso
per andare o per tornare dal lavoro o dalla disperazione per mancanza di
lavoro. E pensate a come si passa oltre rapidamente ogni volta che si inciampa in
una notizia riguardante un incidente di questo tipo.
Nei giorni
scorsi è morto un giovane calciatore: l’Italia, non solo quella sportiva, ha
espresso il proprio dolore in mille luoghi e in mille modi. Così era accaduto
per un giocatore di pallavolo e per un corridore motociclista. Quando muore un
uomo normale mentre svolge il proprio lavoro, o mentre si reca al lavoro o
preso dalla disperazione per mancanza di lavoro, non succede niente. Non ci si ferma,
non si perde tempo per piangere, solo qualche trafiletto sui giornali locali.
È qualcosa
che accettiamo tranquillamene. È una delle possibilità. Eppure si parla di una
vita. Succede che in una famiglia resta una ferita non più rimarginabile, viene
a mancare un punto di riferimento, un reddito (spesso l’unico); programmi,
sogni, obbiettivi, speranze subiscono violenti modifiche.
Battezzando
la loro sezione con il nome di Alfio Scrofani i giovani dirigenti di SEL ci
hanno riportato in un attimo con i piedi per terra, ci hanno riportato alla
dimensione vera della vita, dove c’è rispetto per la persona, capacità di
commuoversi e di piangere, dove il lavoro non è concepito solo come via
necessaria per vivere ma anche come possibilità di realizzarsi e come modo per
rendere la vita dignitosa e degna di essere vissuta, dove ci sono le mogli, i
mariti, i compagni, i figli, i fratelli, i genitori che piangono la scomparsa
di persone care, dove il lutto nel cuore, nell’anima, nel volto è autentico,
dove esistono problemi quotidiani come fare la spesa e comprare i libri per fare
studiare i ragazzi.
Un plauso
e un abbraccio ai dirigenti e ai militanti del SEL di Lentini.
Lentini
che fra pochi giorni scoprirà una targa in ricordo di Placido Rizzotto e di
tutti quegli altri eroi che negli anni ’40 e ’50, per un pezzo di terra da
lavorare, per il lavoro, per una vita dignitosa andarono consapevolmente
incontro alla morte di lupara mafiosa.
Lentini,
che si ritrova e cresce nella cultura dell’uomo, del lavoro e della libertà.
Io ho
avuto modo di conoscere Alfio Scrofani. Era un artigiano industrioso,
intelligente, instancabile. apprezzato ed amato dal suo socio, dai suoi
collaboratori, dai suoi clienti. Ed anche da chi, come me, aveva solo un
rapporto di amicizia. Un giorno d’estate, andò via da casa di mattina presto,
come sempre, senza neppure salutare i figli per non svegliarli. Si sarebbero
incontrati e salutati la sera, attorno al tavolo della cena. Là si parlava egli
accadimenti lieti e tristi della giornata, dell’andamento degli studi dei
ragazzi, a volte di politica.
Quella
sera non poté salutare la propria moglie, i propri figli. Si fermò per sempre
sul lavoro.
Grazie,
ragazzi, per averci ricordato Alfio Scrofani e i mille altri che non possono
più tornare a casa. E grazie, soprattutto, per averci ricordato il valore della
vita umana, degli affetti e del lavoro.
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