lunedì 2 aprile 2012

Morti senza lacrima

I suicidi di persone povere non si contano più. Non passa quasi giorno che dalla Sicilia o dalla Puglia, dall’Emilia o dal Veneto non giunga notizia di un artigiano che si è impiccato, di un disoccupato che si è dato fuoco, di un piccolo imprenditore che si è sparato. Chiedo scusa se uso un linguaggio così crudo, ma come si fa ad addolcirlo? E per chi?
Si tratta di persone che fino a ieri hanno vissuto una vita quasi normale, anche se priva di una quel minimo di sicurezza economica che oggi avrebbe potuto dare loro un po’ di coraggio in più. Evidentemente non credevano che con le proprie forze avrebbero potuto mettere la loro vita sui binari giusti.
Si tratta di persone che lasciano mogli, figli, affetti, sogni. Si uccidono perché non vedono sbocchi, futuro. Che rimanga o si cancelli l’articolo 18, che si abbassi o si alzi lo spread, che arrivino investimenti dalla Cina ormai per loro non conta niente. Sarà arrivato tutto troppo tardi.
Questa, signori, si chiama disperazione.
Quand’ero giovane un mio amico mi insegnò che il problema che riguarda una persona è un problema, quello che riguarda dieci persone è una questione politica. Ed ha bisogno di risposte politiche.
E che cos’è una catena di suicidi tutti legati a condizioni economiche precarie, se non una questione politica?
E allora penso a Napolitano e a Monti, alla Fornero e alla Cancellieri, alla Camusso, a Bonanni e ad Angeletti, a Bersani e ad Alfano, a Fini e a Casini, a Di Pietro e a Ventola. Penso anche al Papa e al cardinale Bertone, penso ai giornalisti della carta stampata e a quelli dei salotti televisivi, penso ai Grillo e ai Celentano. Penso alle migliaia di giovani che si stanno avvicinando adesso alla politica e che rappresentano la grande speranza dell’Italia. Penso a ciascuno di noi. C’è un problema politico così drammatico e sconvolgente e non ne parliamo.
Non esiste un grido d’aiuto più forte di quello di chi si suicida, eppure sembra che tutti abbiano le orecchie tappate.
C’è bisogno di fermarsi un attimo per capire se mentre aspettiamo gli effetti benefici delle cure del dottor Monti non ci sia qualche altra cosa da fare subito, senza esitazioni e senza badare a spese, per salvare vite umane dalla morte e noi stessi dall’ignominia.
C’è bisogno di indignarsi, ma anche di piangere

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