http://www.lanotizia.tv/index_tg_detail.asp?id=1614
Pare che Lentini ha preso la buona strada.
A partire dall’autunno scorso le iniziative culturali si inseguono l’un l’altra e quasi non passa settimana senza un evento importante.
Addirittura questo fine settimana ce ne saranno tre di notevole livello.
Venerdì 2 marzo, nella sala conferenze dell’Istituto Alaimo, nel plesso Polivalente, si terrà la presentazione di un libro interessante.
Il titolo è “Le gabbie”, l’autore Ettore Limoli e racconta la storia di una transessuale catanese. Un plauso va all’assessore alla cultura Nuccia Tronco che riprende con questo incontro una antica nobile tradizione lentinese, quella degli incontri con gli autori.
Lo stesso giorno, venerdì 2 marzo, la neonata associazione politico-culturale Demopolis terrà una conferenza di estrema attualità, dal titolo: “I diritti dei lavoratori dalle lotte bracciantili ai giorni nostri”
La definivo di estrema attualità, e lo è per due motivi: per il dibattito a livello nazionale che vede al centro la riforma del lavoro e l’articolo 18 e per le recenti manifestazioni dei cosiddetti Forconi che, per i metodi di lotta, qualcuno ha paragonato a quelle bracciantili degli anni ’60.
Anche i relatori sono di estremo interesse:
- Francesco Di Bartolo, autore della pubblicazione “Lavoro, salario, diritti: vent’anni di lotte bracciantili in Sicilia 1948-1968” edita dalla C.G.I.L. Sicilia;
- Fabio Moschella, imprenditore agricolo e vicepresidente nazionale della Confederazione Italiana Agricoltori;
- Giuseppe Berretta, docente di Diritto del Lavoro all’Università “Kore” di Enna e deputato nazionale del Partito Democratico.
Introdurrà il tema Elio Magnano e la conversazione sarà preceduta dal docu-film “Graziella fumava le Alfa”, incentrato proprio su un indimenticato scontro tra braccianti in sciopero e celerini nel ’66 a Lentini. Il docu-film fu realizzato cinque anni fa da Guglielmo Tocco e Alfredo Martines e fu prodotto da Infinity Media.
L’incontro si terrà venerdì 2 marzo alle 17,30 al Sant’Alphio Palace.
La terza iniziativa è di quelle di cui l’intera città dovrà andare fiera.
Sarà a Lentini, purtroppo solo per un giorno. sabato 3 marzo, al Liceo Gorgia, il “Museo Tattile”. È questo una esposizione di riproduzioni di grandi capolavori d’arte da vedere e apprezzare con il tatto. È la geniale idea di alcuni non vedenti che l’hanno realizzata per far conoscere le più importanti opere d’arte dell’umanità a tutti i non vedenti, attraverso il tatto. Io credo che debba suscitare ammirazione e commozione solo questa breve presentazione.
Basti pensare a quanta genialità, a quanta voglia di reagire alla mancanza di un senso importante come la vista, a quanta solidarietà e a quanta civiltà c’è dietro questa idea. Aggiungiamo che in Europa ci son solo due musei tattili, uno è a Parigi, l’altro a Catania. Nella nostra Catania, così spesso nota per altre caratteristiche non così nobili.
L’iniziativa avrà come contorno un dibattito con gli insegnanti del Gorgia e una “cena al buio”, una cena che si terrà al Sant’Alphio Palace a luci spente con camerieri non vedenti. E non servirà solo a fa comprendere meglio i problemi quotidiani del non vedente, al contrario, servirà a mostrare ai vedenti come è possibile, con l’educazione e l’esercizio, sviluppare altri sensi utilissimi anche a chi gode della vista: l’olfatto, il tatto, il gusto, il senso dell’orientamento. Insomma, li chiamiamo disabili ma hanno tanto da insegnarci. E in questa occasione non si preoccuperanno di farci conoscere il loro problemi, ma il delicato mondo senza luce e i mille modi per viverci senza paure né timori.
Bisogna ringraziare per questo il nostro concittadino Enzo Rizzo, vice presidente della stamperia regionale Braille, e il vice presidente nazionale dell’Unione Italiana Ciechi, il catanese avvocato Castronovo, da un lato, e la professoressa Giusy Milanesi e la preside Mangiafico del Gorgia, dall’altro lato.
Guglielmo Tocco
mercoledì 29 febbraio 2012
lunedì 27 febbraio 2012
Candannata l’Italia di Berlusconi e Maroni
La Corteeuropea dei diritti umani di Strasburgo ha condannato all’unanimità l’Italia per i respingimenti versola Libia. L’Italia ha violato l’articolo 3 della Convenzione sui diritti umani, quello sui trattamenti degradanti e la tortura.
Una condanna infamante, almeno per chi ha pudore, principi, senso della solidarietà e per quegli Stati che vogliono vivere nel rispetto delle leggi internazionali e nel rispetto delle popolazioni delle popolazioni e degli individui più deboli.
Strasburgo ha così condannato il nostro governo a versare un risarcimento di 15mila euro più le spese a 22 vittime, complessivamente circa 400 mila euro.
I fatti avvennero nel 2009, Presidente del Consiglio era Berlusconi, Ministro dell’Interno Maroni.
Dopo lo scellerato patto con Gheddafi, il cosiddetto trattato di amicizia, con il quale il dittatore libico si impegnava, dietro lauto compenso a trattenere i migrati che lo spietato governo italiano gli portava nella sua immensa prigione a cielo aperto nel deserto, il 6 maggio 2009, a35 migliaa sud di Lampedusa, in acque internazionali, le autorità italiane intercettarono una nave con a bordo circa 200 persone di nazionalità somala ed eritrea (tra cui bambini e donne in stato di gravidanza). I migranti furono trasbordati su imbarcazioni italiane e riaccompagnati a Tripoli contro la loro volontà, senza essere prima identificati, ascoltati né preventivamente informati sulla loro effettiva destinazione. Naturalmente non ebbero alcuna possibilità di presentare richiesta di protezione internazionale in Italia. Di queste 200 persone, 24 (11 somali e 13 eritrei) hanno avuto successivamente lì opportunità di presentare ricorso dinanzi alla Corte europea dei diritti dell’uomo, due sono morti prima della sentenza.
Due considerazioni. La prima è di ordine etico. Ma dove ci hanno portato questi sciagurati? Per inseguire qualche centinaio di migliaia di voti dei razzisti-xenofobi-tribali delle loro cupe vallate ci hanno coperto di vergogna, ci hanno fatto apparire come un Paese ostile, chiuso, spietato. E anche ridicolo: anche Maroni, condannato dalla l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Onu), dal Consiglio di Stato, dalla Corte di Cassazione, dalla Consulta, dalla Corte di giustizia dell’Unione europea, da Amnesty International, dalla CEI, dalla Caritas, dall’Unione forense per la tutela dei diritti umani ecc, anche Maroni, dicevo, ripete il solito ritornello buono per tutte le occasioni: “Questa è una sentenza politica emessa per colpire noi”. Il capo docet.
La seconda considerazione è di ordine politico. Fino a giovedì sera è certo che Alfano, segretario del PDL, ribadiva che chi sbaglia deve pagare in moneta sonante. Ovviamente si riferiva ai giudici.
A me questa sentenza e i 400 mila euro da sborsare fanno pensare che a pagare per gli errori commessi dovrebero essere per primi i politici.
In questo caso Berlusconi e tutti i suoi ministri, compreso lo stesso Alfano.
E poi aggiungerei una ulteriore pena pecuniaria, qual cosina di simbolico, anche solo un miliardo di euro, per il danno che hanno fatto all’immagine dell’Italia.
Una condanna infamante, almeno per chi ha pudore, principi, senso della solidarietà e per quegli Stati che vogliono vivere nel rispetto delle leggi internazionali e nel rispetto delle popolazioni delle popolazioni e degli individui più deboli.
Strasburgo ha così condannato il nostro governo a versare un risarcimento di 15mila euro più le spese a 22 vittime, complessivamente circa 400 mila euro.
I fatti avvennero nel 2009, Presidente del Consiglio era Berlusconi, Ministro dell’Interno Maroni.
Dopo lo scellerato patto con Gheddafi, il cosiddetto trattato di amicizia, con il quale il dittatore libico si impegnava, dietro lauto compenso a trattenere i migrati che lo spietato governo italiano gli portava nella sua immensa prigione a cielo aperto nel deserto, il 6 maggio 2009, a35 migliaa sud di Lampedusa, in acque internazionali, le autorità italiane intercettarono una nave con a bordo circa 200 persone di nazionalità somala ed eritrea (tra cui bambini e donne in stato di gravidanza). I migranti furono trasbordati su imbarcazioni italiane e riaccompagnati a Tripoli contro la loro volontà, senza essere prima identificati, ascoltati né preventivamente informati sulla loro effettiva destinazione. Naturalmente non ebbero alcuna possibilità di presentare richiesta di protezione internazionale in Italia. Di queste 200 persone, 24 (11 somali e 13 eritrei) hanno avuto successivamente lì opportunità di presentare ricorso dinanzi alla Corte europea dei diritti dell’uomo, due sono morti prima della sentenza.
Due considerazioni. La prima è di ordine etico. Ma dove ci hanno portato questi sciagurati? Per inseguire qualche centinaio di migliaia di voti dei razzisti-xenofobi-tribali delle loro cupe vallate ci hanno coperto di vergogna, ci hanno fatto apparire come un Paese ostile, chiuso, spietato. E anche ridicolo: anche Maroni, condannato dalla l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Onu), dal Consiglio di Stato, dalla Corte di Cassazione, dalla Consulta, dalla Corte di giustizia dell’Unione europea, da Amnesty International, dalla CEI, dalla Caritas, dall’Unione forense per la tutela dei diritti umani ecc, anche Maroni, dicevo, ripete il solito ritornello buono per tutte le occasioni: “Questa è una sentenza politica emessa per colpire noi”. Il capo docet.
La seconda considerazione è di ordine politico. Fino a giovedì sera è certo che Alfano, segretario del PDL, ribadiva che chi sbaglia deve pagare in moneta sonante. Ovviamente si riferiva ai giudici.
A me questa sentenza e i 400 mila euro da sborsare fanno pensare che a pagare per gli errori commessi dovrebero essere per primi i politici.
In questo caso Berlusconi e tutti i suoi ministri, compreso lo stesso Alfano.
E poi aggiungerei una ulteriore pena pecuniaria, qual cosina di simbolico, anche solo un miliardo di euro, per il danno che hanno fatto all’immagine dell’Italia.
giovedì 23 febbraio 2012
Sanremo, Celentano, il mercato dei telespettatori
Il punto di vista di G. Tocco
http://www.lanotizia.tv/index_tg_detail.asp?id=1606
Parlare oggi di Celentano a Sanremo è come sparare sulla croce rossa.
È riuscito a tirarsi addosso l’ira di tutti: Chiesa, giornalisti, telespettatori e (a parole) perfino della RAI.
Inoltre ne hanno parlato tanti ben più qualificati di me che parlarne ancora,oltre che un accanimento potrebbe sembrare la ripetizione di un altro inutile e noioso predicozzo.
Io invece voglio parlare di questa RAI e di questo Festival di Sanremo. Mi sembrano i fratelli ipocriti, ma sempre fratelli, di quel “tipo strano” della Città vecchia di De Andrè, quello che vendeva “per tremila lire sua madre a un nano”
Perché è questo che fa il Festival in combutta con sua sorella e tutrice Rai. Vendono tutto, spazi, logo, storia, aspettative della gente che li segue per denaro. Molto di più di tremila lire ma sempre denaro. Il denaro che portano le grandi agenzie in cambio di occhi e orecchie aperti ai messaggi pubblicitari.
Cercavano il “personaggio” in grado di attrarre un paio si milioni di spettatori in più e lo hanno individuato in Celentano. Badate, non in quanto cantante, ma in quanto personaggio. Se avessero potuto raggiungere il Papa o Putin (una volta non hanno portato Gorbaciov?) o Muhammed Alì o Fidel Castro, li avrebbero ingaggiati a qualsiasi cifra. Uno qualsiasi, purché in grado di fare scalpore. E in quanto a scalpore Celentano non teme rivali. Come maitre-à-penser è confuso e dozzinale, come cantante è formidabile, ma come incantatore di serpenti è un asso. è il numero uno. Ha compreso cosa desideravano veramente i fratelli RAI e Festival e li ha accontentati.
Loro desideravano precisamente questo: una bella polemica che facesse parlare giornali e telegiornali e attirasse altro pubblico in modo che le entrate della pubblicità fossero più alte.
Il mio timore sapete qual è?
Che il prossimo anno o l’altro ancora anziché fare tutta questa fatica (trovare un altro Celentano, pagarlo profumatamente per aumentare l’audience, vendere poi il pubblico alle agenzie e contare i soldi) acuiscono l’ingegno e decidono di vendere direttamente una parte della serata a chi ha soldi per comprarla.
Se con tutta la fatica, per esempio, hanno incassato un milione di euro, e domani Berlusconi ne offrirà tre per fare lui un monologo davanti ad una platea di milioni di telespettatori, pensate che questi rifiuteranno? E perché dovrebbero? Ormai qua si misura tutto con la moneta. Ho sentito amici miei commentare soddisfatti che Sanremo è andato bene perché ha avuto tot spettatori e ha incassato tot milioni. Anche noi seduti in salotto guardiamo ai soldi più che alla qualità delle canzoni, Dimenticando che la RAI è un’azienda i cui “clienti” pagano in anticipo il biglietto d’ingresso, il cosiddetto canone.
http://www.lanotizia.tv/index_tg_detail.asp?id=1606
Parlare oggi di Celentano a Sanremo è come sparare sulla croce rossa.
È riuscito a tirarsi addosso l’ira di tutti: Chiesa, giornalisti, telespettatori e (a parole) perfino della RAI.
Inoltre ne hanno parlato tanti ben più qualificati di me che parlarne ancora,oltre che un accanimento potrebbe sembrare la ripetizione di un altro inutile e noioso predicozzo.
Io invece voglio parlare di questa RAI e di questo Festival di Sanremo. Mi sembrano i fratelli ipocriti, ma sempre fratelli, di quel “tipo strano” della Città vecchia di De Andrè, quello che vendeva “per tremila lire sua madre a un nano”
Perché è questo che fa il Festival in combutta con sua sorella e tutrice Rai. Vendono tutto, spazi, logo, storia, aspettative della gente che li segue per denaro. Molto di più di tremila lire ma sempre denaro. Il denaro che portano le grandi agenzie in cambio di occhi e orecchie aperti ai messaggi pubblicitari.
Cercavano il “personaggio” in grado di attrarre un paio si milioni di spettatori in più e lo hanno individuato in Celentano. Badate, non in quanto cantante, ma in quanto personaggio. Se avessero potuto raggiungere il Papa o Putin (una volta non hanno portato Gorbaciov?) o Muhammed Alì o Fidel Castro, li avrebbero ingaggiati a qualsiasi cifra. Uno qualsiasi, purché in grado di fare scalpore. E in quanto a scalpore Celentano non teme rivali. Come maitre-à-penser è confuso e dozzinale, come cantante è formidabile, ma come incantatore di serpenti è un asso. è il numero uno. Ha compreso cosa desideravano veramente i fratelli RAI e Festival e li ha accontentati.
Loro desideravano precisamente questo: una bella polemica che facesse parlare giornali e telegiornali e attirasse altro pubblico in modo che le entrate della pubblicità fossero più alte.
Il mio timore sapete qual è?
Che il prossimo anno o l’altro ancora anziché fare tutta questa fatica (trovare un altro Celentano, pagarlo profumatamente per aumentare l’audience, vendere poi il pubblico alle agenzie e contare i soldi) acuiscono l’ingegno e decidono di vendere direttamente una parte della serata a chi ha soldi per comprarla.
Se con tutta la fatica, per esempio, hanno incassato un milione di euro, e domani Berlusconi ne offrirà tre per fare lui un monologo davanti ad una platea di milioni di telespettatori, pensate che questi rifiuteranno? E perché dovrebbero? Ormai qua si misura tutto con la moneta. Ho sentito amici miei commentare soddisfatti che Sanremo è andato bene perché ha avuto tot spettatori e ha incassato tot milioni. Anche noi seduti in salotto guardiamo ai soldi più che alla qualità delle canzoni, Dimenticando che la RAI è un’azienda i cui “clienti” pagano in anticipo il biglietto d’ingresso, il cosiddetto canone.
lunedì 20 febbraio 2012
A Dio piacendo…
A Dio piacendo sembra sia finita quell’assurda fase delle sbruffonate come idea portante della politica, delle balle senza ritegno, della filosofia dei sacchi vuoti da fare stare in piedi.
Vi ricordate? Era un continuo gioco d’artificio che aveva il solo scopo di farci sentire sempre in campagna elettorale, effetti speciali per distogliere l’attenzione dal foglio bianco, roboanti panzane per rappresentare un Paese dei balocchi inesistente, promesse che nessuno avrebbe potuto mantenere e che nessuno, comunque, si sognò mai di provarci.
Era uno degli assi portanti di quel modo di fare politica che è stato definito berlusconismo.
Ricordate l’Italia che dalla crisi stava uscendo meglio di tutti, l’Italia che in Europa era prima in tutto, l’Italia ricca perché i ristoranti erano sempre pieni?
E l’Italia che avrebbe avuto il ponte più lungo del mondo e sette centrali nucleari sicure?
E l’Italia dei Ministeri privati a Monza?
E vi ricordate quel’Italia il cui Ministro della Difesa era sempre presente sugli schermi un caccia o su una portaerei, un giorno in tuta mimetica o con giubbotto da pilota? Un divo. Come dev’essere il Ministro della Difesa di un Paese guerriero, d’altri tempi, fascista.
Anche quella era una panzana, ma anche quella serviva.
E vi ricordate quando non passava giorno in cui non si parlasse di “processo breve”, “processo lungo”, magistratura rossa, come se davvero i problemi di Berlusconi fossero i nostri e lui, Ghedini, Paniz combattessero contro il nemico-giustizia nell’interesse di tutti noi?
E l’Italia del bunga-bunga, delle camere da letto, dei regali alle ragazzine, delle Noemi, delle Ruby, ve la ricordate?
E l’Italia divisa e contrapposta. Istituzioni contro istituzioni, Nord contro Sud, maggioranza contro resto del mondo, ve la ricordate?
Ora che tutto questo non c’è non vi sembra di respirare un po’ d’aria più pulita?
Speriamo che l’imbroglio sia finito davvero per sempre.
Vi ricordate? Era un continuo gioco d’artificio che aveva il solo scopo di farci sentire sempre in campagna elettorale, effetti speciali per distogliere l’attenzione dal foglio bianco, roboanti panzane per rappresentare un Paese dei balocchi inesistente, promesse che nessuno avrebbe potuto mantenere e che nessuno, comunque, si sognò mai di provarci.
Era uno degli assi portanti di quel modo di fare politica che è stato definito berlusconismo.
Ricordate l’Italia che dalla crisi stava uscendo meglio di tutti, l’Italia che in Europa era prima in tutto, l’Italia ricca perché i ristoranti erano sempre pieni?
E l’Italia che avrebbe avuto il ponte più lungo del mondo e sette centrali nucleari sicure?
E l’Italia dei Ministeri privati a Monza?
E vi ricordate quel’Italia il cui Ministro della Difesa era sempre presente sugli schermi un caccia o su una portaerei, un giorno in tuta mimetica o con giubbotto da pilota? Un divo. Come dev’essere il Ministro della Difesa di un Paese guerriero, d’altri tempi, fascista.
Anche quella era una panzana, ma anche quella serviva.
E vi ricordate quando non passava giorno in cui non si parlasse di “processo breve”, “processo lungo”, magistratura rossa, come se davvero i problemi di Berlusconi fossero i nostri e lui, Ghedini, Paniz combattessero contro il nemico-giustizia nell’interesse di tutti noi?
E l’Italia del bunga-bunga, delle camere da letto, dei regali alle ragazzine, delle Noemi, delle Ruby, ve la ricordate?
E l’Italia divisa e contrapposta. Istituzioni contro istituzioni, Nord contro Sud, maggioranza contro resto del mondo, ve la ricordate?
Ora che tutto questo non c’è non vi sembra di respirare un po’ d’aria più pulita?
Speriamo che l’imbroglio sia finito davvero per sempre.
giovedì 16 febbraio 2012
Lettera aperta al sindaco
Al sig. Sindaco - Lentini
Caro Sindaco,
ancora una volta ti ringrazio, e lo faccio anche pubblicamente, per l’impegno e l’aiuto concreto tuo e dell’Amministrazione Comunale per la riuscita della XIII dizione del San Valentino in poesia.
Abbiamo, ognuno col proprio ruolo, regalato a centinaia di cittadini il piacere di scrivere, condividere i propri pensieri e la gioia dell’esperienza raffinata e gentile della scrittura poetica ed una serata di incontro nel sorriso e nella conoscenza reciproca.
Certamente tutte cose che fanno bene allo spirito di ognuno ma soprattutto alla coesione tra i cittadini e tra questi e l’amministrazione.
Ho notato nei commenti orali e scritti nei vari social networks anche uno spiccato senso di gratitudine e di orgoglio dell’appartenenza a questa città.
Il dato che più mi ha colpito e che ritengo debba spingerci a fare ancora meglio l’anno prossimo è stata la straordinaria partecipazione dei giovani: oltre ai ragazzi e le ragazze delle scuole, decine di giovani universitari e laureati si sono avvicinati al San Valentino, al Comune e alla poesia.
Tu da sindaco ed io da cittadino anziano possiamo essere felici.
Concludo ricordando quanto importante sia stato l’apporto delle Scuole, in particolare il Liceo Gorgia, l’Istituto Alaimo e l’Istituto Moncada, dell’Istituto Aletta, dell’ass.ne Manuela e Michele, dell’AIDO, del Kiwanis Club e di alcune ditte private (In Media, Plus Program, Rotoflex, F.lli Reale. Royal Flowers) quanto prezioso il sostegno della stampa (La Sicilia, Il giornale di Sicilia, La Gazzetta del Sud, Antenna Uno, La Notizia on line), di molti bloggers e dei tanti amici che mi hanno aiutato con affetto e generosità.
Ancora grazie a te, agli assessori e ai funzionari degli uffici coinvolti.
Con stima e rispetto
Guglielmo Tocco
Lentini, 16 febbraio 2012
Caro Sindaco,
ancora una volta ti ringrazio, e lo faccio anche pubblicamente, per l’impegno e l’aiuto concreto tuo e dell’Amministrazione Comunale per la riuscita della XIII dizione del San Valentino in poesia.
Abbiamo, ognuno col proprio ruolo, regalato a centinaia di cittadini il piacere di scrivere, condividere i propri pensieri e la gioia dell’esperienza raffinata e gentile della scrittura poetica ed una serata di incontro nel sorriso e nella conoscenza reciproca.
Certamente tutte cose che fanno bene allo spirito di ognuno ma soprattutto alla coesione tra i cittadini e tra questi e l’amministrazione.
Ho notato nei commenti orali e scritti nei vari social networks anche uno spiccato senso di gratitudine e di orgoglio dell’appartenenza a questa città.
Il dato che più mi ha colpito e che ritengo debba spingerci a fare ancora meglio l’anno prossimo è stata la straordinaria partecipazione dei giovani: oltre ai ragazzi e le ragazze delle scuole, decine di giovani universitari e laureati si sono avvicinati al San Valentino, al Comune e alla poesia.
Tu da sindaco ed io da cittadino anziano possiamo essere felici.
Concludo ricordando quanto importante sia stato l’apporto delle Scuole, in particolare il Liceo Gorgia, l’Istituto Alaimo e l’Istituto Moncada, dell’Istituto Aletta, dell’ass.ne Manuela e Michele, dell’AIDO, del Kiwanis Club e di alcune ditte private (In Media, Plus Program, Rotoflex, F.lli Reale. Royal Flowers) quanto prezioso il sostegno della stampa (La Sicilia, Il giornale di Sicilia, La Gazzetta del Sud, Antenna Uno, La Notizia on line), di molti bloggers e dei tanti amici che mi hanno aiutato con affetto e generosità.
Ancora grazie a te, agli assessori e ai funzionari degli uffici coinvolti.
Con stima e rispetto
Guglielmo Tocco
Lentini, 16 febbraio 2012
Una bella sorpresa
http://www.lanotizia.tv/index_tg_detail.asp?id=1601
Vorrei parlarvi della serata del San Valentino in poesia all’Odeon.
L’ho organizzato io con l’aiuto prezioso di alcuni amici e dunque dovrei trovare di cattivo gusto parlare di cose che mi riguardano così da vicino. Ma è stata una manifestazione così importante, partecipata e ricca di sorprese che meriterebbe che se ne parlasse a lungo senza formalizzarsi troppo e senza falsi pudori.
Tuttavia c’è qualcosa che a me ha dato una gioia più grande: l’aver constatato l’altissima presenza di lentinesi provenienti dal mondo della scuola (presidi, docenti, studenti universitari e alunni) e lo straordinario numero di giovani futura classe dirigente lentinese.
Posso ben dire che mai fino a ieri avevo assistito a questo interessantissimo fenomeno: lo sbocciare di una generazione che si appresta a diventare protagonista nelle professioni, nell’insegnamento, nell’imprenditoria, nell’arte, nella politica con questo atteggiamento di apertura all’incontro e al sorriso, senza spocchia né pregiudizi. Come altro definire questa splendida leva colta e creativa che prova gioia a condividere con la propria città i sentimenti personali e l’esperienza della scrittura poetica?
Credo che il sottoscritto, il sindaco Mangiameli, gli ex sindaci Raiti, Rossitto e Neri con i loro assessori alla cultura, e il commissario Piccione e le scuole abbiano diritto di essere orgogliosi per aver creato una occasione perché ciò potesse accadere.
Ma, e questo conta di più, credo pure che l’intera città possa guardare con maggiore ottimismo ad un futuro molto vicino in cui a dirigere Lentini saranno donne e uomini abituati a cogliere ed esprimere sentimenti profondi con parole poetiche.
È probabile che sbocceranno anche importanti poeti ma è certo che Lentini sarà più colta, sensibile e gentile
Vorrei parlarvi della serata del San Valentino in poesia all’Odeon.
L’ho organizzato io con l’aiuto prezioso di alcuni amici e dunque dovrei trovare di cattivo gusto parlare di cose che mi riguardano così da vicino. Ma è stata una manifestazione così importante, partecipata e ricca di sorprese che meriterebbe che se ne parlasse a lungo senza formalizzarsi troppo e senza falsi pudori.
Tuttavia c’è qualcosa che a me ha dato una gioia più grande: l’aver constatato l’altissima presenza di lentinesi provenienti dal mondo della scuola (presidi, docenti, studenti universitari e alunni) e lo straordinario numero di giovani futura classe dirigente lentinese.
Posso ben dire che mai fino a ieri avevo assistito a questo interessantissimo fenomeno: lo sbocciare di una generazione che si appresta a diventare protagonista nelle professioni, nell’insegnamento, nell’imprenditoria, nell’arte, nella politica con questo atteggiamento di apertura all’incontro e al sorriso, senza spocchia né pregiudizi. Come altro definire questa splendida leva colta e creativa che prova gioia a condividere con la propria città i sentimenti personali e l’esperienza della scrittura poetica?
Credo che il sottoscritto, il sindaco Mangiameli, gli ex sindaci Raiti, Rossitto e Neri con i loro assessori alla cultura, e il commissario Piccione e le scuole abbiano diritto di essere orgogliosi per aver creato una occasione perché ciò potesse accadere.
Ma, e questo conta di più, credo pure che l’intera città possa guardare con maggiore ottimismo ad un futuro molto vicino in cui a dirigere Lentini saranno donne e uomini abituati a cogliere ed esprimere sentimenti profondi con parole poetiche.
È probabile che sbocceranno anche importanti poeti ma è certo che Lentini sarà più colta, sensibile e gentile
mercoledì 8 febbraio 2012
Politica e antipolitica
http://www.lanotizia.tv/index_tg_detail.asp?id=1598
È ormai chiaro a tutti che il futuro della politica è a rischio. Ma quando la politica finisce o solo si indebolisce eccessivamente non resta un posto vuoto. C’è la dittatura. Altro non è stato ancora inventato. E allora siamo costretti a difendere la politica e combattere i nemici della politica.
Ma chi sono i nemici della politica? Sul piano teorico dovrebbero essere i sostenitori della dittatura o i qualunquisti, come si diceva una volta. Invece, se andiamo a guardare con un minimo di attenzione (giusto un minimo: è sufficiente), ci accorgiamo che chi sta uccidendo la politica sono proprio i suoi interpreti, cioè i politici.
I politici sono cosa diversa della politica. Ne sono gli interpreti, i sacerdoti, ma non sono la politica. Per questo la politica non si sa suicidando ma è vittima di un vero e proprio assassinio. E gli assassini sono i politici.
L’antipolitica non sono quelli come me, che lo dicono, e neanche quei cittadini che ormai vengono colti dall’orticaria quando ne sentono parlare. Neppure Beppe Grillo lo è, pur essendo additato come campione dell’antipolitica. L’antipolitica, cioè gli assassini della politica sono i cosiddeti politici, quelli che vivono di politica, grazie alla politic e, in qualche caso, per la politica.
Non voglio citare i mille casi che ci sono passati sotto gli occhi, da Cosentino, a Milanese, a Romano, a Berlusconi, tutti politici, tutti che vivono nella politica e di politica, tutti gravemente sospettati di qualcosa, tutti consapevoli che la loro presenza in politica costituisce un vulnus per la politica stessa ma nessuno disponibile a mettersi da parte, a tornare a fare il mestiere che faceva prima per salvare la politica, perché tutti convinti che la politica può essere utilizzata come scudo, come paracadute, come salvagente personale.
Ora pensiamo al caso recentissimo dell’ex Margherita, di Lusi, suo cassiere, di Rutelli, suo ex presidente
Lusi era il cassiere di un’associazione di uomini e donne che vive di politica e per la politica. È anche deputato, quindi parte della politica. Costui ha rubato all’associazione che si era fidata di lui tutto quello che poteva rubare. È chiaro che se avesse avuto la possibilità di mettere le mani in un’altra cassa, quella dello Stato, cioè di noi tutti, avrebbe rubato con maggiore convinzione ed efficacia.. Ebbene, questo Lusi non era cassiere della Margherita e deputato per caso. In entrambi i posti era stato messo da altri politici. Persone, nel migliore dei casi, non in gado di distinguere un malfattore da un galantuomo. Quei politici teoricamente potrebbero andare a governare l’Italia. Qualcuno lo ha già fatto. E non sono in grado di distinguere un malfattore da un galantuomo. Ma c’è ancora qualcos’altro da dire: Lusi rubava da cinque anni e si è portato a casa 13 milioni di euro. Di quei grandi politici, che lo hanno nominato e che domani potrebbero governare noi, nessuno si è accorto di niente. Più scemi di così si muore.
Infine, l’ultima osservazione: Ma se Lusi ha rubato tutti quei soldi senza che nessuno se ne accorgesse, dentro la cassaforte della Margherita (ricordiamolo: un partito che non esiste più!) quante decine di milioni c’erano? E da dove provengono qui soldi se nopn dalle nostre tasche?. Ma davvero siamo ancora così gonzi da farci spennare a vista e di nascosto da quesiti ladroni?
Ma davvero abbiamo ancora paura che li assassini della Politica possano chiamarci antipolitici? Ma basta, finiamola. Non votiamoli più. Tutto quel che verrà sarà preferibile a questa indecenza, a questa enorme massa di ladri e di stupidi.
È ormai chiaro a tutti che il futuro della politica è a rischio. Ma quando la politica finisce o solo si indebolisce eccessivamente non resta un posto vuoto. C’è la dittatura. Altro non è stato ancora inventato. E allora siamo costretti a difendere la politica e combattere i nemici della politica.
Ma chi sono i nemici della politica? Sul piano teorico dovrebbero essere i sostenitori della dittatura o i qualunquisti, come si diceva una volta. Invece, se andiamo a guardare con un minimo di attenzione (giusto un minimo: è sufficiente), ci accorgiamo che chi sta uccidendo la politica sono proprio i suoi interpreti, cioè i politici.
I politici sono cosa diversa della politica. Ne sono gli interpreti, i sacerdoti, ma non sono la politica. Per questo la politica non si sa suicidando ma è vittima di un vero e proprio assassinio. E gli assassini sono i politici.
L’antipolitica non sono quelli come me, che lo dicono, e neanche quei cittadini che ormai vengono colti dall’orticaria quando ne sentono parlare. Neppure Beppe Grillo lo è, pur essendo additato come campione dell’antipolitica. L’antipolitica, cioè gli assassini della politica sono i cosiddeti politici, quelli che vivono di politica, grazie alla politic e, in qualche caso, per la politica.
Non voglio citare i mille casi che ci sono passati sotto gli occhi, da Cosentino, a Milanese, a Romano, a Berlusconi, tutti politici, tutti che vivono nella politica e di politica, tutti gravemente sospettati di qualcosa, tutti consapevoli che la loro presenza in politica costituisce un vulnus per la politica stessa ma nessuno disponibile a mettersi da parte, a tornare a fare il mestiere che faceva prima per salvare la politica, perché tutti convinti che la politica può essere utilizzata come scudo, come paracadute, come salvagente personale.
Ora pensiamo al caso recentissimo dell’ex Margherita, di Lusi, suo cassiere, di Rutelli, suo ex presidente
Lusi era il cassiere di un’associazione di uomini e donne che vive di politica e per la politica. È anche deputato, quindi parte della politica. Costui ha rubato all’associazione che si era fidata di lui tutto quello che poteva rubare. È chiaro che se avesse avuto la possibilità di mettere le mani in un’altra cassa, quella dello Stato, cioè di noi tutti, avrebbe rubato con maggiore convinzione ed efficacia.. Ebbene, questo Lusi non era cassiere della Margherita e deputato per caso. In entrambi i posti era stato messo da altri politici. Persone, nel migliore dei casi, non in gado di distinguere un malfattore da un galantuomo. Quei politici teoricamente potrebbero andare a governare l’Italia. Qualcuno lo ha già fatto. E non sono in grado di distinguere un malfattore da un galantuomo. Ma c’è ancora qualcos’altro da dire: Lusi rubava da cinque anni e si è portato a casa 13 milioni di euro. Di quei grandi politici, che lo hanno nominato e che domani potrebbero governare noi, nessuno si è accorto di niente. Più scemi di così si muore.
Infine, l’ultima osservazione: Ma se Lusi ha rubato tutti quei soldi senza che nessuno se ne accorgesse, dentro la cassaforte della Margherita (ricordiamolo: un partito che non esiste più!) quante decine di milioni c’erano? E da dove provengono qui soldi se nopn dalle nostre tasche?. Ma davvero siamo ancora così gonzi da farci spennare a vista e di nascosto da quesiti ladroni?
Ma davvero abbiamo ancora paura che li assassini della Politica possano chiamarci antipolitici? Ma basta, finiamola. Non votiamoli più. Tutto quel che verrà sarà preferibile a questa indecenza, a questa enorme massa di ladri e di stupidi.
venerdì 3 febbraio 2012
Una grande ingiustizia
http://www.lanotizia.tv/index_tg_detail.asp?id=1590
In Italia ogni giorno si perpetra un’ingiustizia nei confronti di centinaia di migliaia d ragazzi da 0 a 18 anni.
Sono figli di immigrati nati e residenti in Italia che chiedono di diventare cittadini del nostro Paese.
È un’ingiustizia barbara, senza senso, senza vantaggio alcuno per l’Italia stessa e per gli italiani.
Non si capisce il perché di questa negazione.
E’ un no che non serve a niente, non ci protegge da niente, non salva niente. Anzi ci fa perdere qualcosa. Sarebbe una negazione meschina e tirchia anche quando servisse a qualcosa. Ma non serve a niente e anzi danneggia un poco anche noi che abbiamo la cittadinanza. Quindi è anche stupida oltre che meschina.
Il problema fu sollevato tre mesi fa dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Egli sollecitò il parlamento ad affrontare la questione. Ma sembra che il parlamento italiano abbia troppe cose da fare e, così come per la modifica della legge elettorale, non dimostra nessuna fretta di affrontare il problema. Tra l’altro ha appena finito di fare lo sforzo sovrumano di ridurre gli stipendi ai parlamentari. Adesso ha bisogno di almeno sei mesi di riposo. Ma a parte i ritmi lavorativi di Camera e Senato c’è un grande ostacolo politico, la fiera opposizione della Lega e el PDL che, come si sa, hanno ancora la maggioranza relativa alla Camera e la maggioranza assoluta al Senato.
Le ragioni del loro no sono quelle note: un razzismo viscerale e una xenofobia tribale da parte della Lega e il tentativo di tenersi caro il Carroccio da parte del PDL.
Nel frattempo, però, è nato un comitato promotore della campagna per i diritti di cittadinanza che ha un nome molto suggestivo: 'l'Italia sono anch'io', il cui portavoce è il sindaco di Reggio Emilia e presidente dell’ANCI, Graziano Del Rio.
Il comitato sta facendo un buon lavoro di mobilitazione sia tra i partiti che tra la popolazione.
Adesso c’è anche un disegno di legge presentato dal democratico Ignazio Marino ma sottoscritto da tutti gli altri partiti.
Insomma, la battaglia è cominciata. È probabile che la forza dei numeri vincerà e dovremo aspettare ancora chissà quanto tempo per poterci presentare al mondo come Paese civile, intelligente ed accogliente.
Per il momento non credo possa definirsi civile, intelligente ed accogliente un Paese che impone una strettoia assurda. Ripeto, stiamo parlando di ragazzi nati in Italia. Oggi per fare richiesta di diventare cittadini Italiani essi devono avere compiuto 18 anni ma non superato i 19 e devono dimostrare di non avere mai lasciato l’Italia nemmeno per una settimana per visitare, per esempio, il nonno morente.
Domenica sera nella trasmissione “che tempo che fa” era ospite la ministra della Giustizia Cancellieri.
Quando Fabio Fazio le ha posto la domanda “Cosa ne pensa del diritto di cittadinanza ai ragazzi nati in Italia” le ha risposto in stile Maroni ai tempi degli sbarchi dei tunisini e dei libici a Lampedusa.
Ricordate? Diceva che sarebbero arrivati a milioni, che avrebbero invaso l’Italia. E per farcelo capire meglio lasciava quei poveracci ammassati sull’isola perché giornali e televisioni ci mostrassero tutto il disagio dei lampedusani.
La ministra Cancellieri, dicevo, da Fazio ha usato termini e concetti che ricordano tanto il terrorismo psicologico di Maroni. Ha detto che dobbiamo stare attenti a concedere la cittadinanza ai ragazzi nati in Italia perché potremmo incoraggiare milioni di stranieri a fare figli qua da noi. Se non cerca di imitare Maroni vuol dire che ha visto troppi documentari di Piero Angela. Quanta fantasia ci vuole per immaginare milioni di donne incinte di qualunque parte del mondo, che partono per depositare i loro figli n Italia per poi scappare via? Come i cuculi che lasciano le proprie uova nei nidi di altri uccelli per farli covare ed adottare da loro.
Viene il sospetto che da qualche parte ci sia un cartello con su scritto: “Se non sono scemi non li vogliamo”.
In Italia ogni giorno si perpetra un’ingiustizia nei confronti di centinaia di migliaia d ragazzi da 0 a 18 anni.
Sono figli di immigrati nati e residenti in Italia che chiedono di diventare cittadini del nostro Paese.
È un’ingiustizia barbara, senza senso, senza vantaggio alcuno per l’Italia stessa e per gli italiani.
Non si capisce il perché di questa negazione.
E’ un no che non serve a niente, non ci protegge da niente, non salva niente. Anzi ci fa perdere qualcosa. Sarebbe una negazione meschina e tirchia anche quando servisse a qualcosa. Ma non serve a niente e anzi danneggia un poco anche noi che abbiamo la cittadinanza. Quindi è anche stupida oltre che meschina.
Il problema fu sollevato tre mesi fa dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Egli sollecitò il parlamento ad affrontare la questione. Ma sembra che il parlamento italiano abbia troppe cose da fare e, così come per la modifica della legge elettorale, non dimostra nessuna fretta di affrontare il problema. Tra l’altro ha appena finito di fare lo sforzo sovrumano di ridurre gli stipendi ai parlamentari. Adesso ha bisogno di almeno sei mesi di riposo. Ma a parte i ritmi lavorativi di Camera e Senato c’è un grande ostacolo politico, la fiera opposizione della Lega e el PDL che, come si sa, hanno ancora la maggioranza relativa alla Camera e la maggioranza assoluta al Senato.
Le ragioni del loro no sono quelle note: un razzismo viscerale e una xenofobia tribale da parte della Lega e il tentativo di tenersi caro il Carroccio da parte del PDL.
Nel frattempo, però, è nato un comitato promotore della campagna per i diritti di cittadinanza che ha un nome molto suggestivo: 'l'Italia sono anch'io', il cui portavoce è il sindaco di Reggio Emilia e presidente dell’ANCI, Graziano Del Rio.
Il comitato sta facendo un buon lavoro di mobilitazione sia tra i partiti che tra la popolazione.
Adesso c’è anche un disegno di legge presentato dal democratico Ignazio Marino ma sottoscritto da tutti gli altri partiti.
Insomma, la battaglia è cominciata. È probabile che la forza dei numeri vincerà e dovremo aspettare ancora chissà quanto tempo per poterci presentare al mondo come Paese civile, intelligente ed accogliente.
Per il momento non credo possa definirsi civile, intelligente ed accogliente un Paese che impone una strettoia assurda. Ripeto, stiamo parlando di ragazzi nati in Italia. Oggi per fare richiesta di diventare cittadini Italiani essi devono avere compiuto 18 anni ma non superato i 19 e devono dimostrare di non avere mai lasciato l’Italia nemmeno per una settimana per visitare, per esempio, il nonno morente.
Domenica sera nella trasmissione “che tempo che fa” era ospite la ministra della Giustizia Cancellieri.
Quando Fabio Fazio le ha posto la domanda “Cosa ne pensa del diritto di cittadinanza ai ragazzi nati in Italia” le ha risposto in stile Maroni ai tempi degli sbarchi dei tunisini e dei libici a Lampedusa.
Ricordate? Diceva che sarebbero arrivati a milioni, che avrebbero invaso l’Italia. E per farcelo capire meglio lasciava quei poveracci ammassati sull’isola perché giornali e televisioni ci mostrassero tutto il disagio dei lampedusani.
La ministra Cancellieri, dicevo, da Fazio ha usato termini e concetti che ricordano tanto il terrorismo psicologico di Maroni. Ha detto che dobbiamo stare attenti a concedere la cittadinanza ai ragazzi nati in Italia perché potremmo incoraggiare milioni di stranieri a fare figli qua da noi. Se non cerca di imitare Maroni vuol dire che ha visto troppi documentari di Piero Angela. Quanta fantasia ci vuole per immaginare milioni di donne incinte di qualunque parte del mondo, che partono per depositare i loro figli n Italia per poi scappare via? Come i cuculi che lasciano le proprie uova nei nidi di altri uccelli per farli covare ed adottare da loro.
Viene il sospetto che da qualche parte ci sia un cartello con su scritto: “Se non sono scemi non li vogliamo”.
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