Oggi prendo spunto da una segnalazione del mio amico e prezioso infermiere Franco Di Mauro. Mi mostrava un articolo pubblicato su La Sicilia di sabato 30 luglio in cui si parlava del cosiddetto Parco Archeologico di Leontinoi.
Tralascio le questioni di attualità, immagino note a tutti, mentre mi sembra utile una riflessione.
È ormai dal 2005 che il Parco è chiuso al pubblico. Sporadicamente vi si è svolta qualche iniziativa.
È chiaro che tutto ciò ha a che fare con la crisi economica che stiamo attraversando, con i tagli occupazionali che riguardano oramai ogni settore della nostra vita, insomma, con difficoltà che vengono da lontano.
E tuttavia mi sento di dire che ancora più a monte c’è un equivoco che andrebbe sciolto.
Quasi sempre si misura l’importanza di un bene in relazione al ritorno economico (evidentemente, legato al turismo), ma, contraddittoriamente, la sua gestione viene lasciata totalmente in mano alla Sovrintendenza, la quale si occupa precipuamente, della ricerca, della conservazione e della valorizzazione del bene secondo la sua importanza scientifica, storica, documentale. Credo che da questa prima contraddizione qualche problemuccio, alla fin fine, nasca.
Ma c’è una contraddizione ancora più grande. Non tutti i beni ricadenti nell’area provinciale hanno la stessa importanza dal punto di vista scientifico. Non tutte le pietre portate alla luce raccontano brani di storia di uguale interesse.
Per portare un esempio banale e senza toccare neppure la straordinaria Siracusa, vogliamo mettere ciò che raccontano i blocchi di Leontinoi e ciò che racconta il teatro greco, il Bouleuterion, i resti del Tempio di Afrodite e i Santoni di Palazzolo Acreide?
Una sovrintendenza che ha la giurisdizione sugli immensi tesori di Siracusa, su quelli di Palazzolo Acreide e su Leontinoi, se si trova a corto di personale, cosa dovrà sacrificare per primo se non il Parco di Leontinoi?
Allora cosa si fa? Si ribalta tutto. Gli scavi di Leontinoi hanno messo in luce una pagina di storia che per noi che abitiamo questa contrade è di importanza fondamentale. La nostra storia non può essere gestita come una risorsa economica (comunque, non lo diventerà mai) né come un bene tra i tanti della provincia.
Quelle pietre raccontano la storia NOSTRA e noi abbiamo il dovere (e l diritto) di metterci qualcosa di NOSTRO, in termini economici, di volontariato e idee per fruizione.
Dovremmo inventare una soluzione nuova, un organismo che veda insieme, corresponsabili, la Sovrintendenza, la Provincia Regionale, i comuni di Lentini e Carlentini e le stesse popolazioni,attraverso le Associazioni più qualificate.
Non dobbiamo dimenticare che gli scavi di San Mauro furono avviati non solo per volontà delle scienza e delle istituzioni (Sovrintendenza, prof. Rizza, prof. Adamasteanu), ma anche per effetto della formidabile spinta di nostri concittadini (il Centro Studi, il prof. Ciancio, l’avv. Sgalambro, il geom. Carlo Lo Presti, l’ing. Carlo Cicero, ecc. ecc.)
domenica 31 luglio 2011
martedì 26 luglio 2011
Città pulite, friarielli e brontoloni
Io non so prevedere se sarà moda passeggera o se durerà a lungo. Spero, comunque, che generi contagio ed emulazione.
Mi riferisco ai gruppi di volontari civici che sono nati a Napoli e a Palermo, dai nomi fantasiosi, come i “Friarielli ribelli”, programmatici, come i “CleaNap” o identificativi come “Palermo Indignata”.
Essi sono nati per fare il volontariato più difficile: ripulire le loro città.
Studenti, casalinghe, stranieri e pensionati, si danno appuntamento sul web, scelgono l’area su cui intervenire e danno vita ai loro “attacchi pulitivi”. Spazzano ben bene strade e piazze, cancellano le scritte sui muri, sistemano aiuole, piantano fiori, piantine e arbusti.
Dalle foto e dai video si vede quanto sono allegri, gioiosi, fieri di quello che fanno. Sarebbe bellissimo se facessero tendenza.
Forse è così che possono essere salvate le nostre città, con la partecipazione festosa degli abitanti..
D’altra parte la città è la casa di tutti. Le nostre mamme e nonne dei quartieri popolari lo sapevano bene: non aspettavano che il comune mandasse qualcuno a pulire le strade o i cortili di Sopra Fiera, San Paolo, Santa Maria Vecchia o Badia. Tutte le mattine, pulire all’esterno era semplicemente il completamento delle pulizie domestiche. E i loro quartieri brillavano.
A Lentini abbiamo avuto un periodo di crisi nella raccolta dei rifiuti e nella pulizia delle strade, Problemi tra la ditta appaltatrice, i suoi operai e il comune. Non mi aspettavo che qualcuno facesse qualcosa tipo i volontari di Napoli e Palermo, ma le critiche e le accuse al sindaco mi sono sembrate eccessive.
Adesso, con una nuova ditta incaricata, tutto procede benissimo.
Solo il settimanale La Notizia ha manifestato a titoli cubitali il proprio apprezzamento.
Gli ipercritici duri e puri non hanno aperto bocca.
Non è da loro che dobbiamo aspettarci la nascita di gruppi di “friarielli”.
Mi riferisco ai gruppi di volontari civici che sono nati a Napoli e a Palermo, dai nomi fantasiosi, come i “Friarielli ribelli”, programmatici, come i “CleaNap” o identificativi come “Palermo Indignata”.
Essi sono nati per fare il volontariato più difficile: ripulire le loro città.
Studenti, casalinghe, stranieri e pensionati, si danno appuntamento sul web, scelgono l’area su cui intervenire e danno vita ai loro “attacchi pulitivi”. Spazzano ben bene strade e piazze, cancellano le scritte sui muri, sistemano aiuole, piantano fiori, piantine e arbusti.
Dalle foto e dai video si vede quanto sono allegri, gioiosi, fieri di quello che fanno. Sarebbe bellissimo se facessero tendenza.
Forse è così che possono essere salvate le nostre città, con la partecipazione festosa degli abitanti..
D’altra parte la città è la casa di tutti. Le nostre mamme e nonne dei quartieri popolari lo sapevano bene: non aspettavano che il comune mandasse qualcuno a pulire le strade o i cortili di Sopra Fiera, San Paolo, Santa Maria Vecchia o Badia. Tutte le mattine, pulire all’esterno era semplicemente il completamento delle pulizie domestiche. E i loro quartieri brillavano.
A Lentini abbiamo avuto un periodo di crisi nella raccolta dei rifiuti e nella pulizia delle strade, Problemi tra la ditta appaltatrice, i suoi operai e il comune. Non mi aspettavo che qualcuno facesse qualcosa tipo i volontari di Napoli e Palermo, ma le critiche e le accuse al sindaco mi sono sembrate eccessive.
Adesso, con una nuova ditta incaricata, tutto procede benissimo.
Solo il settimanale La Notizia ha manifestato a titoli cubitali il proprio apprezzamento.
Gli ipercritici duri e puri non hanno aperto bocca.
Non è da loro che dobbiamo aspettarci la nascita di gruppi di “friarielli”.
Strane sensazioni
A me sembra che il 20 scorso in Italia sia accaduto qualcosa di importante;
l’accoglimento della richiesta di autorizzazione all’arresto di Alfonso Papa, il non accoglimento della richiesta riguardante Tedesco, l’ira di Berlusconi, la Lega non più alleato fedele e ubbidiente, la crisi di leadership di Bossi; e, nei giorni successivi, il rifiuto di dimettersi da senatore da parte di Tedesco, il caso Penati.
Tutta roba che fino a pochi anni fa avrebbe fatto scattare, almeno all’interno del popolo della sinistra, assemblee, riunioni, dibattiti conferenze e chi più ne ha più ne metta.
Oggi non è più tempo di raduni e incontri tra persone. Oggi i dibattiti si fanno sul web-
A Lentini non mancano maitre a penser impegnati su tutti i fronti del pensiero politico di sinistra. Seguo con interesse i loro argomenti: generalmente parlano di marciapiedi , di piante, di spazzatura. Nei momenti più alti si chiedono se il sindaco Mangiameli è di sinistra e si rispondono che no, quelli di sinistra sono loro e conoscono bene le caratteristiche di chi lo è.
Li ho seguiti convinto che si occupassero di quei temi solo perché il mercato non offriva altro.
Dopo quel rumoroso 20 luglio, però, il loro silenzio mi lascia molto perplesso. Non vorrei che essi sono capaci di ragionare solo di quelle cose e neppure si accorgono di quanto stia a accadendo dieci metri fuori dal perimetro lentinese. Significherebbe che ho perso troppo tempo a seguirli.
l’accoglimento della richiesta di autorizzazione all’arresto di Alfonso Papa, il non accoglimento della richiesta riguardante Tedesco, l’ira di Berlusconi, la Lega non più alleato fedele e ubbidiente, la crisi di leadership di Bossi; e, nei giorni successivi, il rifiuto di dimettersi da senatore da parte di Tedesco, il caso Penati.
Tutta roba che fino a pochi anni fa avrebbe fatto scattare, almeno all’interno del popolo della sinistra, assemblee, riunioni, dibattiti conferenze e chi più ne ha più ne metta.
Oggi non è più tempo di raduni e incontri tra persone. Oggi i dibattiti si fanno sul web-
A Lentini non mancano maitre a penser impegnati su tutti i fronti del pensiero politico di sinistra. Seguo con interesse i loro argomenti: generalmente parlano di marciapiedi , di piante, di spazzatura. Nei momenti più alti si chiedono se il sindaco Mangiameli è di sinistra e si rispondono che no, quelli di sinistra sono loro e conoscono bene le caratteristiche di chi lo è.
Li ho seguiti convinto che si occupassero di quei temi solo perché il mercato non offriva altro.
Dopo quel rumoroso 20 luglio, però, il loro silenzio mi lascia molto perplesso. Non vorrei che essi sono capaci di ragionare solo di quelle cose e neppure si accorgono di quanto stia a accadendo dieci metri fuori dal perimetro lentinese. Significherebbe che ho perso troppo tempo a seguirli.
lunedì 18 luglio 2011
Il draamma e le farse
La settimana appena trascorsa è stata caratterizza dalla manovra economica.
Su tutti i media hanno campeggiato titoli su uno o l’altro aspetto che la riguardava.
Non starò qui ad elencare le cose che tutti sanno, dai tagli, al peso del Presidente della Repubblica, al ruolo giocato dall’opposizione, ecc. ecc., Probabilmente entrerà nella storia come una delle più pesanti. Certamente dà il senso di una situazione che tutti hanno definito drammatica.
Ebbene, mentre si viveva questo momento di altissima tensione, proprio nelle stesse ore, ci è toccato di assistere ad una farsa, recitata da soggetti che dovevano, invece, trovarsi a recitare nel dramma.
Mi riferisco ai rappresentanti della Lega Nord al governo e in particolare quell’uomo coi pantaloni rossi e il ghigno da jocker, che ancora insistiamo a chiamare ministro, il Calderoli. Senza vergogna e senza alcuna concessione all’intelligenza, quell’alieno ha finto di trasferire.,come dichiara sorridendo, tre ministeri a Monza.
Naturalmente non è vero, ma lui alle barzellette preferisce questi scherzi, così per ridere un po’. E per prendere in giro i suoi elettori. Ma i soldi che ha speso, quelli sono veri e sono stati sottratti dalle casse dello stato italiano, quello di tutti e non dei cosiddetti padani.
Altri soggetti, di peso ben maggiore, sempre nei giorni “delle lacrime e del sangue” portavano sulla scena il psicodramma dal titolo “Alfonso Papa, mon amour”. Berlusconi è come impazzito: chiasma, convoca, raduna, invita a cena per convincere tutti i suoi uomini e quelli di Bossi a “salvare il soldato Papa”. Attenzione, non perché ritenuto innocente, ma perché il suo arresto potrebbe costituire un pericoloso precedente..E non dice per chi il precedente potrebbe costituire un pericolo. La sua spalla, stavolta esilarante più che mai, è il solito Bossi: una mattina si alza e dice “noi siamo alleati fedeli, voteremo contro le manette a Papa”. La mattina dopo appena sveglio, raduna i giornalisti per dire “Papa deve andare in galera”, la mattina successiva si affretta a dichiarare che l’arresto di Papa non sarebbe cosa giusta. Forse dipende dalla qualità del vino che beve la sera., sempre diverso. .Il nostro problema è che questi pessimi attori a tempo perso governano anche l’Italia.
Del’orrore di una classe politica che mentre taglia pensionati ed impiegati, inserisce ticket sanitari e super bolli, rosicchia ancora un po’ di speranze e futuro a giovani e meno giovani, non sfiora neppure i costi della politica e i privilegi di politici non ne parlo. Aspettiamo il dibattito in parlamento per capire chi sono gli alieni, gli stranieri, i clandestini messi là per fare loro interessi e chi sono, se ce ne sono, i rappresentanti del popolo.
Su tutti i media hanno campeggiato titoli su uno o l’altro aspetto che la riguardava.
Non starò qui ad elencare le cose che tutti sanno, dai tagli, al peso del Presidente della Repubblica, al ruolo giocato dall’opposizione, ecc. ecc., Probabilmente entrerà nella storia come una delle più pesanti. Certamente dà il senso di una situazione che tutti hanno definito drammatica.
Ebbene, mentre si viveva questo momento di altissima tensione, proprio nelle stesse ore, ci è toccato di assistere ad una farsa, recitata da soggetti che dovevano, invece, trovarsi a recitare nel dramma.
Mi riferisco ai rappresentanti della Lega Nord al governo e in particolare quell’uomo coi pantaloni rossi e il ghigno da jocker, che ancora insistiamo a chiamare ministro, il Calderoli. Senza vergogna e senza alcuna concessione all’intelligenza, quell’alieno ha finto di trasferire.,come dichiara sorridendo, tre ministeri a Monza.
Naturalmente non è vero, ma lui alle barzellette preferisce questi scherzi, così per ridere un po’. E per prendere in giro i suoi elettori. Ma i soldi che ha speso, quelli sono veri e sono stati sottratti dalle casse dello stato italiano, quello di tutti e non dei cosiddetti padani.
Altri soggetti, di peso ben maggiore, sempre nei giorni “delle lacrime e del sangue” portavano sulla scena il psicodramma dal titolo “Alfonso Papa, mon amour”. Berlusconi è come impazzito: chiasma, convoca, raduna, invita a cena per convincere tutti i suoi uomini e quelli di Bossi a “salvare il soldato Papa”. Attenzione, non perché ritenuto innocente, ma perché il suo arresto potrebbe costituire un pericoloso precedente..E non dice per chi il precedente potrebbe costituire un pericolo. La sua spalla, stavolta esilarante più che mai, è il solito Bossi: una mattina si alza e dice “noi siamo alleati fedeli, voteremo contro le manette a Papa”. La mattina dopo appena sveglio, raduna i giornalisti per dire “Papa deve andare in galera”, la mattina successiva si affretta a dichiarare che l’arresto di Papa non sarebbe cosa giusta. Forse dipende dalla qualità del vino che beve la sera., sempre diverso. .Il nostro problema è che questi pessimi attori a tempo perso governano anche l’Italia.
Del’orrore di una classe politica che mentre taglia pensionati ed impiegati, inserisce ticket sanitari e super bolli, rosicchia ancora un po’ di speranze e futuro a giovani e meno giovani, non sfiora neppure i costi della politica e i privilegi di politici non ne parlo. Aspettiamo il dibattito in parlamento per capire chi sono gli alieni, gli stranieri, i clandestini messi là per fare loro interessi e chi sono, se ce ne sono, i rappresentanti del popolo.
giovedì 14 luglio 2011
DA LENTINI A SIENA, di SIMONA TOCCO
Questo dovrebbe essere un breve racconto della mia esperienza e delle mie impressioni a “Se non ora, quando”, la grande manifestazione tenutasi a Siena il 9 e 10 luglio scorso, nella quale donne di tutta Italia si sono radunate per gridare ed esternare le proprie problematiche e per rivendicare i propri diritti, calpestati e volutamente dimenticati nell’Italia di oggi.
In realtà il mio punto di vista è particolare, essendo io parte del comitato “Archeologhe che (r)esistono”, ed è di questo che parlerò, e di come ci sono arrivata e che cosa noi siamo.
Quando mi è saltato in mente di partecipare, dal profondo sud, a questa manifestazione, avevo appena preso un incarico, breve, ma per me dal significato simbolico importantissimo, nella mia città, Lentini. Per me era la prima volta che lavoravo, retribuita, in Sicilia. Lo avevo già fatto, ma in altre regioni.; qui solo scavi a titolo gratuito, non lavoro. Stavo per partire per il nord e mandare al diavolo tutto, e invece mi chiamano qui. Ritrovo l’amore per la mia terra, non solo nel senso di luogo di appartenenza, ma per la terra in senso stretto. La “mia” arenaria, quella in cui sono cresciuta. Le necropoli che ho studiato, i luoghi sui quali ho fatto la mia tesi di laurea. Due giorni di lavoro e cambia tutto. Ho deciso, senza rendermene conto, che era qui che volevo restare, e che questo era il mestiere che più amavo al mondo, nonostante le avversità.
Nel frattempo, un gruppo, su Facebook, a cui avevo preso parte sin dall’inizio, quasi per gioco, comincia a crescere. Si chiama “Archeologhe che (r)esistono”, e raccoglie sempre più adesioni da ogni parte d’Italia. E’ nato a seguito della manifestazione “Se non ora, quando?” Del 13 febbraio scorso a Roma, e si propone di riunire tutte le donne che esercitano questo mestiere meraviglioso e difficilissimo, e che vogliono farsi vedere ed ascoltare.
In Italia il 70 % degli archeologi è donna, ma questo non significa che noi siamo visibili e con un peso sociale e politico. Non abbiamo un albo, non siamo riconosciuti come categoria professionale, i nostri contratti sono spesso fra i peggiori. La massima aspirazione è rientrare nella categoria degli impiegati nel settore dell’edilizia, per usufruire quantomeno di indennità di rischio e di usura, per un lavoro che in cantiere è fra i più logoranti. In genere però, i nostri contratti sono co.co.pro., a prestazione occasionale o con partita iva, e senza un tariffario unico per tutti. In un lavoro nel quale si sta perlopiù in cantieri, e per cui se ad esempio piove non lavori e non percepisci stipendio, questo tipo di trattamento contrattuale è assolutamente deleterio. Una donna che fa questo mestiere è ancora più penalizzata: spesso, benchè altamente specializzata, svolge le stesse mansioni fisiche degli operai, con meno diritti, come quello ad esempio di un bagno chimico, spessissimo assente nei cantieri, e con più rischi. La gravidanza è un tabù, tante colleghe sono costrette a lavorare fino all’ottavo, nono mese, pena la perdita delle giornate lavorative.
Il nostro movimento stava crescendo, e si iniziava a pensare a cosa fare a Siena. Avevamo deciso di esserci, e di portare a conoscenza di tutti la problematica nostra ma anche quella dei nostri colleghi maschi. E a questo punto mi contatta Astrid D’Eredità, la nostra splendida coordinatrice. Io c’ero sin dall’inizio, ma non avevo valutato la possibilità di parteciparvi attivamente. Mi ritrovo fra le fondatrici senza quasi rendermene conto, e capisco che non è un caso. Ci si inizia ad organizzare per Siena, e da un momento all’altro, decido di andarci anche io... sono un’archeologa, anche io ho faticato tanto per esserlo, e se c’è da rivendicare dei diritti voglio farlo anche io!
Il 9 luglio per me è stata una giornata esaltante. Ero partita il giorno prima da Catania, per Roma, e casualmente ero sullo stesso volo di un gruppo di donne del comitato SNOQ di Siracusa. E’ stata una festa ritrovarci insieme. La mattina dopo, un altro gruppo di donne fantastiche, del comitato di Roma, mi offre un passaggio dalla capitale a Siena. Sentire i loro discorsi, il loro entusiasmo lungo la strada, la condivisione degli stessi sogni, sebbene fossimo di età diverse, delle stesse aspettative e visioni della vita, mi ha galvanizzata e fatto capire come stessi per prendere parte a qualcosa di grande, che ci univa al di là delle provenienze e delle professioni di ognuna di noi. Una volta arrivate a Siena, l’incontro con le mie colleghe “(r)esistenti”. E’ stato un ritrovarsi senza conoscerci, un sorridere, abbracciarci e dirci quanto eravamo state brave a venire fin lì, chi dalla Puglia, chi da Roma, chi dalla Sardegna, dall’Abruzzo, dal Trentino. Ci siamo messe una maglia, che una collega aveva disegnato, con il nostro logo, uno striscione con il nostro nome sorretto da delle figurine stilizzate di archeologhe, e siamo andate. In una bottega di Piazza del Campo, la proprietaria guarda la mia maglia, mi dice che è orgogliosa di noi che stiamo andando a dire la nostra, e mi restituisce i soldi dell’acqua che avevo comprato: è un piccolo contributo, aggiunge, ma anche io voglio offrirvi qualcosa!
Piazza Sant’Agostino, luogo scelto per la manifestazione, gremita di donne...se ne conteranno circa duemila. Di tutte le età, di tutte le estrazioni sociali e provenienze. Striscioni rosa ovunque, e tanti sorrisi. Per tutto il giorno si susseguono interventi di 3 minuti ciascuno, di vari comitati: ricordo quello di Locri, che si batte per la legalità in una terra così difficile; l’intervento di una ragazza di Gela, che abita a Roma perchè lì ha trovato lavoro, ma che rivendica a gran voce il proprio sacrosanto diritto a diventare un giorno madre anche lei, in questo paese che non ti permette di sognare un futuro “normale”; la giovanissima e bella rappresentante della rete dei licei, che afferma che la donna deve avere coscienza sin da giovane del valore del proprio corpo e della propria persona in quanto tale, e non in quanto oggetto sessuale, ma soggetto. Prima di noi hanno parlato le donne di SNOQ Siracusa, che hanno fatto proposte concrete, per l’assistenza alle donne vittime di violenza e abusi, e alle madri che spesso, dopo il parto, vengono lasciate sole. Ci sono stati moltissimi interventi, di volti noti, applauditi o fischiati, ma io ricordo soprattutto i sorrisi e la grande forza calma che emanava la piazza.
Poi siamo salite noi sul palco, tutte insieme. Davanti c’era Astrid, un fiore delicato pieno di forza e di passione, con in mano un caschetto da cantiere simbolo del nostro mestiere. E noi eravamo con lei, e permettetemi di dirlo, siamo state grandi. Eravamo incazzate ma gioiose di essere lì, e di esistere, e di resistere. Abbiamo raccontato i nostri problemi con un breve video girato da alcune di noi, amaro ma allegro. Astrid ha parlato brevemente di chi siamo, della passione che ci vuole per fare questo lavoro stupendo ma difficile e terribilmente logorante, fisicamente e psicologicamente, pieno di responsabilità, frustrazioni ma anche gratificazioni. Quando ci ha presentate ha detto: “Siamo qua, siamo venute da Lentini al Trentino, dalla Sardegna, dalla Puglia, all’Abruzzo”. Proprio così, Lentini, senza provincia e senza regione. In quel momento ho compreso che il mio viaggio da così lontano era una simbolica chiusura di un cerchio, fatto di voglia di andarmene e tentazione di cedere al lamento e alla rassegnazione. E se ne apriva un altro. La nuova sfida sarà a quanto pare a novembre, quando ci riuniremo tutte per fare il punto della situazione e vedere che cosa abbiamo fatto di concreto e quali progetti abbiamo realizzato. La nostra azione sarà di essere noi le portavoce dei diritti dei nostri colleghi, maschi o femmine che siano, e di prenderci noi in prima persona la responsabilità di questo. La mia azione, il mio nuovo cerchio, si apre in Sicilia, a Lentini, da dove è partito tutto e dove io avrò il dovere e il piacere di restare, e seminare i fiori del cambiamento nella MIA terra.
In realtà il mio punto di vista è particolare, essendo io parte del comitato “Archeologhe che (r)esistono”, ed è di questo che parlerò, e di come ci sono arrivata e che cosa noi siamo.
Quando mi è saltato in mente di partecipare, dal profondo sud, a questa manifestazione, avevo appena preso un incarico, breve, ma per me dal significato simbolico importantissimo, nella mia città, Lentini. Per me era la prima volta che lavoravo, retribuita, in Sicilia. Lo avevo già fatto, ma in altre regioni.; qui solo scavi a titolo gratuito, non lavoro. Stavo per partire per il nord e mandare al diavolo tutto, e invece mi chiamano qui. Ritrovo l’amore per la mia terra, non solo nel senso di luogo di appartenenza, ma per la terra in senso stretto. La “mia” arenaria, quella in cui sono cresciuta. Le necropoli che ho studiato, i luoghi sui quali ho fatto la mia tesi di laurea. Due giorni di lavoro e cambia tutto. Ho deciso, senza rendermene conto, che era qui che volevo restare, e che questo era il mestiere che più amavo al mondo, nonostante le avversità.
Nel frattempo, un gruppo, su Facebook, a cui avevo preso parte sin dall’inizio, quasi per gioco, comincia a crescere. Si chiama “Archeologhe che (r)esistono”, e raccoglie sempre più adesioni da ogni parte d’Italia. E’ nato a seguito della manifestazione “Se non ora, quando?” Del 13 febbraio scorso a Roma, e si propone di riunire tutte le donne che esercitano questo mestiere meraviglioso e difficilissimo, e che vogliono farsi vedere ed ascoltare.
In Italia il 70 % degli archeologi è donna, ma questo non significa che noi siamo visibili e con un peso sociale e politico. Non abbiamo un albo, non siamo riconosciuti come categoria professionale, i nostri contratti sono spesso fra i peggiori. La massima aspirazione è rientrare nella categoria degli impiegati nel settore dell’edilizia, per usufruire quantomeno di indennità di rischio e di usura, per un lavoro che in cantiere è fra i più logoranti. In genere però, i nostri contratti sono co.co.pro., a prestazione occasionale o con partita iva, e senza un tariffario unico per tutti. In un lavoro nel quale si sta perlopiù in cantieri, e per cui se ad esempio piove non lavori e non percepisci stipendio, questo tipo di trattamento contrattuale è assolutamente deleterio. Una donna che fa questo mestiere è ancora più penalizzata: spesso, benchè altamente specializzata, svolge le stesse mansioni fisiche degli operai, con meno diritti, come quello ad esempio di un bagno chimico, spessissimo assente nei cantieri, e con più rischi. La gravidanza è un tabù, tante colleghe sono costrette a lavorare fino all’ottavo, nono mese, pena la perdita delle giornate lavorative.
Il nostro movimento stava crescendo, e si iniziava a pensare a cosa fare a Siena. Avevamo deciso di esserci, e di portare a conoscenza di tutti la problematica nostra ma anche quella dei nostri colleghi maschi. E a questo punto mi contatta Astrid D’Eredità, la nostra splendida coordinatrice. Io c’ero sin dall’inizio, ma non avevo valutato la possibilità di parteciparvi attivamente. Mi ritrovo fra le fondatrici senza quasi rendermene conto, e capisco che non è un caso. Ci si inizia ad organizzare per Siena, e da un momento all’altro, decido di andarci anche io... sono un’archeologa, anche io ho faticato tanto per esserlo, e se c’è da rivendicare dei diritti voglio farlo anche io!
Il 9 luglio per me è stata una giornata esaltante. Ero partita il giorno prima da Catania, per Roma, e casualmente ero sullo stesso volo di un gruppo di donne del comitato SNOQ di Siracusa. E’ stata una festa ritrovarci insieme. La mattina dopo, un altro gruppo di donne fantastiche, del comitato di Roma, mi offre un passaggio dalla capitale a Siena. Sentire i loro discorsi, il loro entusiasmo lungo la strada, la condivisione degli stessi sogni, sebbene fossimo di età diverse, delle stesse aspettative e visioni della vita, mi ha galvanizzata e fatto capire come stessi per prendere parte a qualcosa di grande, che ci univa al di là delle provenienze e delle professioni di ognuna di noi. Una volta arrivate a Siena, l’incontro con le mie colleghe “(r)esistenti”. E’ stato un ritrovarsi senza conoscerci, un sorridere, abbracciarci e dirci quanto eravamo state brave a venire fin lì, chi dalla Puglia, chi da Roma, chi dalla Sardegna, dall’Abruzzo, dal Trentino. Ci siamo messe una maglia, che una collega aveva disegnato, con il nostro logo, uno striscione con il nostro nome sorretto da delle figurine stilizzate di archeologhe, e siamo andate. In una bottega di Piazza del Campo, la proprietaria guarda la mia maglia, mi dice che è orgogliosa di noi che stiamo andando a dire la nostra, e mi restituisce i soldi dell’acqua che avevo comprato: è un piccolo contributo, aggiunge, ma anche io voglio offrirvi qualcosa!
Piazza Sant’Agostino, luogo scelto per la manifestazione, gremita di donne...se ne conteranno circa duemila. Di tutte le età, di tutte le estrazioni sociali e provenienze. Striscioni rosa ovunque, e tanti sorrisi. Per tutto il giorno si susseguono interventi di 3 minuti ciascuno, di vari comitati: ricordo quello di Locri, che si batte per la legalità in una terra così difficile; l’intervento di una ragazza di Gela, che abita a Roma perchè lì ha trovato lavoro, ma che rivendica a gran voce il proprio sacrosanto diritto a diventare un giorno madre anche lei, in questo paese che non ti permette di sognare un futuro “normale”; la giovanissima e bella rappresentante della rete dei licei, che afferma che la donna deve avere coscienza sin da giovane del valore del proprio corpo e della propria persona in quanto tale, e non in quanto oggetto sessuale, ma soggetto. Prima di noi hanno parlato le donne di SNOQ Siracusa, che hanno fatto proposte concrete, per l’assistenza alle donne vittime di violenza e abusi, e alle madri che spesso, dopo il parto, vengono lasciate sole. Ci sono stati moltissimi interventi, di volti noti, applauditi o fischiati, ma io ricordo soprattutto i sorrisi e la grande forza calma che emanava la piazza.
Poi siamo salite noi sul palco, tutte insieme. Davanti c’era Astrid, un fiore delicato pieno di forza e di passione, con in mano un caschetto da cantiere simbolo del nostro mestiere. E noi eravamo con lei, e permettetemi di dirlo, siamo state grandi. Eravamo incazzate ma gioiose di essere lì, e di esistere, e di resistere. Abbiamo raccontato i nostri problemi con un breve video girato da alcune di noi, amaro ma allegro. Astrid ha parlato brevemente di chi siamo, della passione che ci vuole per fare questo lavoro stupendo ma difficile e terribilmente logorante, fisicamente e psicologicamente, pieno di responsabilità, frustrazioni ma anche gratificazioni. Quando ci ha presentate ha detto: “Siamo qua, siamo venute da Lentini al Trentino, dalla Sardegna, dalla Puglia, all’Abruzzo”. Proprio così, Lentini, senza provincia e senza regione. In quel momento ho compreso che il mio viaggio da così lontano era una simbolica chiusura di un cerchio, fatto di voglia di andarmene e tentazione di cedere al lamento e alla rassegnazione. E se ne apriva un altro. La nuova sfida sarà a quanto pare a novembre, quando ci riuniremo tutte per fare il punto della situazione e vedere che cosa abbiamo fatto di concreto e quali progetti abbiamo realizzato. La nostra azione sarà di essere noi le portavoce dei diritti dei nostri colleghi, maschi o femmine che siano, e di prenderci noi in prima persona la responsabilità di questo. La mia azione, il mio nuovo cerchio, si apre in Sicilia, a Lentini, da dove è partito tutto e dove io avrò il dovere e il piacere di restare, e seminare i fiori del cambiamento nella MIA terra.
FESTA DEL LIBRO E DELLA LETTURA
Immaginate che in una città gli adulti (professionisti, imprenditori, operai, impiegati, pensionati, casalinghe) decidano di fare qualcosa perché i loro giovani concittadini leggano di più, perché circolino più libri, perché un libro in regalo sia considerato un regalo importante.
Immaginate che ognuno di questi cittadini per raggiungere tale scopo sia disposto a regalare un libro ad un a ragazza o un ragazzo sconosciuto.
Immaginate che la città sia Lentini e che questo accada ogni anno con una cerimonia gioiosa, all’Odeon Lo Presti, e con la partecipazione di scrittori nazionali e locali e che durante la cerimonia un adulto legga un brano del suo libro e un ragazzo continui la lettura. Non credete che sarebbe una
GRANDE, UNICA, BELLISSIMA
FESTA DEL LIBRO E DELLA LETTURA?
Per dare vita a questa splendida avventura ci vuole poco.
Cominciamo con l’aderire all’Associazione virtuale
PROGETTO LETTURA LENTINI
1. Donne e uomini adulti di Lentini, di qualsiasi professione ed estrazione sociale, danno vita ad un’Associazione che ha lo scopo di promuovere la lettura e la diffusione del libro nella loro città
2. Per raggiungere tale fine, ognuno degli associati, ogni anno, offrirà un libro. I libri saranno donati a tutti i ragazzi che in quell’anno compiranno 15 anni.
3. Il passaggio del libro e l’invito alla lettura avverrà durante una cerimonia pubblica con la partecipazione del Sindaco e dell’Assessore alla cultura e la testimonianza di autori lentinesi e nazionali l’ultima domenica di ottobre.
4. L’Associazione è aperta anche a Lentinesi non residenti a Lentini, a cittadini italiani o stranieri a enti pubblici o privati e ad aziende, ad associazioni e club service che ne condividono lo spirito e vogliono contribuire alla realizzazione del PROGETTO LETTURA LENTINI.
PROGETTO LETTURA LENTINI è su FACEBOOK. Chiedi l’amicizia
oppure scrivi a me stesso dichiarando che vuoi aderire.
Immaginate che ognuno di questi cittadini per raggiungere tale scopo sia disposto a regalare un libro ad un a ragazza o un ragazzo sconosciuto.
Immaginate che la città sia Lentini e che questo accada ogni anno con una cerimonia gioiosa, all’Odeon Lo Presti, e con la partecipazione di scrittori nazionali e locali e che durante la cerimonia un adulto legga un brano del suo libro e un ragazzo continui la lettura. Non credete che sarebbe una
GRANDE, UNICA, BELLISSIMA
FESTA DEL LIBRO E DELLA LETTURA?
Per dare vita a questa splendida avventura ci vuole poco.
Cominciamo con l’aderire all’Associazione virtuale
PROGETTO LETTURA LENTINI
1. Donne e uomini adulti di Lentini, di qualsiasi professione ed estrazione sociale, danno vita ad un’Associazione che ha lo scopo di promuovere la lettura e la diffusione del libro nella loro città
2. Per raggiungere tale fine, ognuno degli associati, ogni anno, offrirà un libro. I libri saranno donati a tutti i ragazzi che in quell’anno compiranno 15 anni.
3. Il passaggio del libro e l’invito alla lettura avverrà durante una cerimonia pubblica con la partecipazione del Sindaco e dell’Assessore alla cultura e la testimonianza di autori lentinesi e nazionali l’ultima domenica di ottobre.
4. L’Associazione è aperta anche a Lentinesi non residenti a Lentini, a cittadini italiani o stranieri a enti pubblici o privati e ad aziende, ad associazioni e club service che ne condividono lo spirito e vogliono contribuire alla realizzazione del PROGETTO LETTURA LENTINI.
PROGETTO LETTURA LENTINI è su FACEBOOK. Chiedi l’amicizia
oppure scrivi a me stesso dichiarando che vuoi aderire.
martedì 12 luglio 2011
Donne italiane
L’incontro di tante donne italiane a Siena, il 10 e l’11 luglio, per dare un suggello e una direzione alla travolgente manifestazione del 13 febbraio è stata la nota più bella di questa prima parte d’estate.
Quei sorrisi, quei colori, quei suoni, quei volti determinati e pieni di speranza, le parole chiare e consapevoli erano di donne, ma appartenevano all’intera società, almeno alla società che lavora e quella che vorrebbe lavorare, alla società equa e pacifica, quella che non corrompe e non si fa corrompere.
Il fatto che i telegiornali Mediaset, RAI 1 e il GR1 abbiano fatto tanti sforzi per nascondere la notizia ci fa pensare che dall’11 luglio c’è qualche buon motivo in più per stare un po’ meglio in Italia.
Pochi giorni prima di questa boccata d’aria nuova c’era stata una sentenza a mio parere significativa. Quella che condanna il frate francescano Fedele Bisceglia a nove anni di carcere per stupro e violenza continuata su una suora. È importantissimo che la giustizia sia entrata tra le mura spesse e altissime di una casa d’accoglienza. Non possono esserci zone franche per chi viola le leggi. Ma ancora più importante è che una suora si sia affrancata da quella sorta di omertà che sovrintende a tutte le comunità chiuse per chiedere di essere liberata dalla violenza.
Mi viene in mente quella ragazzina di Alcamo che 46 anni fa ruppe il muro dell’omertà e dell’ipocrisia e denunciò il proprio violentatore. Oltre che la vendetta dell’uomo, che nel caso specifico era anche un mafioso, lei sapeva che avrebbe dovuto affrontare quella di una società chiusa e gelosa dei propri turpi segreti.
La suora vittima di Fedele Bisceglia mi ricorda Franca Viola, una piccola grande eroina, e non solo perché anche lei è siciliana, di Barcellona Pozzo di Gotto
Quei sorrisi, quei colori, quei suoni, quei volti determinati e pieni di speranza, le parole chiare e consapevoli erano di donne, ma appartenevano all’intera società, almeno alla società che lavora e quella che vorrebbe lavorare, alla società equa e pacifica, quella che non corrompe e non si fa corrompere.
Il fatto che i telegiornali Mediaset, RAI 1 e il GR1 abbiano fatto tanti sforzi per nascondere la notizia ci fa pensare che dall’11 luglio c’è qualche buon motivo in più per stare un po’ meglio in Italia.
Pochi giorni prima di questa boccata d’aria nuova c’era stata una sentenza a mio parere significativa. Quella che condanna il frate francescano Fedele Bisceglia a nove anni di carcere per stupro e violenza continuata su una suora. È importantissimo che la giustizia sia entrata tra le mura spesse e altissime di una casa d’accoglienza. Non possono esserci zone franche per chi viola le leggi. Ma ancora più importante è che una suora si sia affrancata da quella sorta di omertà che sovrintende a tutte le comunità chiuse per chiedere di essere liberata dalla violenza.
Mi viene in mente quella ragazzina di Alcamo che 46 anni fa ruppe il muro dell’omertà e dell’ipocrisia e denunciò il proprio violentatore. Oltre che la vendetta dell’uomo, che nel caso specifico era anche un mafioso, lei sapeva che avrebbe dovuto affrontare quella di una società chiusa e gelosa dei propri turpi segreti.
La suora vittima di Fedele Bisceglia mi ricorda Franca Viola, una piccola grande eroina, e non solo perché anche lei è siciliana, di Barcellona Pozzo di Gotto
martedì 5 luglio 2011
Due lentinesi (per non dir di Gorgia) a Firenze
“La verità è femmina?” Questa non è solo una domanda intrigante e e vagamente provocatoria. È anche il titolo di un film che la scultrice lentinese-fiorentina Nella Pizzo ha girato proprio a Firenze con la collaborazione degli studenti dell’Accademia delle Belle Arti.
Il film è tratto dalla pièce “Somnium… ovvero opinioni a confronto alla fine di un giorno rovente”, della scrittrice e poetessa Maria Marino, presidente della FIDAPA fino a poco tempo fa assessore alla cultura al Comune di Lentini.
E la presenza lentinese non finisce qua: c’è anche il grande sofista Gorgia, nel ruolo di protagonista, assieme al filosofo Socrate. Il film, infatti, si snoda sui dialoghi tra loro due e tra loro e alcuni personaggi della storia e della letteratura da Ugo Foscolo ad Alessandro Manzoni, da Elena di Troia alla Monaca di Monza e altri ancora.
L’opera, il cui sottotitolo è “Verità = parola astratta, gen. Femminile”.è stata ripresa in Digitale ad Alta Definizione
Il montaggio è opera del regista, soggettista, sceneggiatore e montatore Giuseppe Ferlito.
Sarà presentata per la prima volta all’Accademia delle Belle Arti di Firenze, nell’Aula del Cenacolo per iniziativa della Consulta degli Studenti
Mercoledì 6 luglio.
Inevitabile che presto venga proiettato a Lentini, dove Maria Marino e Nella Pizzo sono apprezzate ed amate in ogni ambiente..
Il film è tratto dalla pièce “Somnium… ovvero opinioni a confronto alla fine di un giorno rovente”, della scrittrice e poetessa Maria Marino, presidente della FIDAPA fino a poco tempo fa assessore alla cultura al Comune di Lentini.
E la presenza lentinese non finisce qua: c’è anche il grande sofista Gorgia, nel ruolo di protagonista, assieme al filosofo Socrate. Il film, infatti, si snoda sui dialoghi tra loro due e tra loro e alcuni personaggi della storia e della letteratura da Ugo Foscolo ad Alessandro Manzoni, da Elena di Troia alla Monaca di Monza e altri ancora.
L’opera, il cui sottotitolo è “Verità = parola astratta, gen. Femminile”.è stata ripresa in Digitale ad Alta Definizione
Il montaggio è opera del regista, soggettista, sceneggiatore e montatore Giuseppe Ferlito.
Sarà presentata per la prima volta all’Accademia delle Belle Arti di Firenze, nell’Aula del Cenacolo per iniziativa della Consulta degli Studenti
Mercoledì 6 luglio.
Inevitabile che presto venga proiettato a Lentini, dove Maria Marino e Nella Pizzo sono apprezzate ed amate in ogni ambiente..
sabato 2 luglio 2011
Il potent e la cameriera
Dominique Strauss-Kahn, ormai lo sanno tutti, è uno degli uomini più potenti del mondo. È stato accusato di stupro ai danni di una cameriera d’albergo. Le sue foto in manette, il suo volto chiuso, il mega appartamento di New York preso in affitto per trascorrervi il periodo degli arresti domiciliari, la bellissima, sorridente e sempre fiduciosa moglie sempre al suo fianco resteranno nella memoria collettiva come l’urlo di Tardelli dopo il gol alla Germania, come l’attacco alle torri gemelle, come il volto di Osama Bin Laden. Tutto ci è stato reso familiare. Fino a ieri per le grandi masse Strauss Kahn più che un nome sembrava un’intimazione, una minaccia oscura, il nome di una razza canina particolarmente pericolosa, oggi ne parliamo come si fa di Maradona, di Vasco Rossi, di Robert Redford. Quando dici quel nome non hai bisogno di aggiungere altro. Strauss-Kahn e sai di chi parlo. Abbiamo familiarizzato: non ci appare più come uno dei padroni del mondo che ritengono di essere padroni anche delle vite degli altri, che considerano le donne di ceto inferiore a loro disposizione come per una gerarchia naturale.
Alcune di quelle immagini di cui parlavo prima (l’uomo in manette) e dei dettagli di cronaca (la cattura sull’aereo in partenza, l’inflessibilità del giudice) divisero l’Italia: da una parte quelli che “ah, che bella l’America, inflessibile anche con i potenti” e dall’altra quelli che “ah, che brutta l’America crudele che incatena”.
Per un po’, giustamente, la vittima della violenza è stata tenuta fuori dai riflettori.
All’improvviso, grazie ai segugi di Strauss-Kahn sappiamo tutto di lei: si chiama Ophelia ed è una mentitrice incallita. È un’immigrata adusa a mentire. Ha dei cattivi parenti ed ha mentito in tante occasioni.
È accertato che in questa vicenda non ha mentito ma cosa importa?
Oltre che donna, nera, immigrata è una che in qualche occasione ha mentito.
E allora cosa vuole? Il focoso Dominique è uno dei padroni del mondo, se gli viene una voglia deve chiedere il permesso a lei?
Fa quello che gli garba e se lei è educata deve dirgli anche grazie.
Conclusione: Strauss-Kahn è libero. Non perché ritenuto innocente, ma perché è Strauss-Kahn ed ha violentato solo una cameriera nera che qualche volta ha mentito. L’ha lasciato libero quella giustizia americana che tanto ci aveva atterrito mostrandocelo in catene.
Ophelia probabilmente perderà il posto di cameriera, l’unica sua fonte di sostentamento e sarà rispedita in Africa.
Chi poteva dubitare dell’intelligenza, della tenacia, della capacità di lottare di uno come Strauss-Kahn? Gliela farà pagare cara a quella “cosa” che ha osato reagire. Colpirne una per educarne cento. Gli uomini così ricchi e potente le donne di più basso rango le prendono o le comprano. Stop.
Quando tornerà in Francia in tanti lo accoglieranno da trionfatore.
Per fortuna in Francia e in America, in Europa e nel modo le donne sono in maggioranza. Solo loro potranno salvarci da questo orrore. Speriamo si incazzino presto.
Alcune di quelle immagini di cui parlavo prima (l’uomo in manette) e dei dettagli di cronaca (la cattura sull’aereo in partenza, l’inflessibilità del giudice) divisero l’Italia: da una parte quelli che “ah, che bella l’America, inflessibile anche con i potenti” e dall’altra quelli che “ah, che brutta l’America crudele che incatena”.
Per un po’, giustamente, la vittima della violenza è stata tenuta fuori dai riflettori.
All’improvviso, grazie ai segugi di Strauss-Kahn sappiamo tutto di lei: si chiama Ophelia ed è una mentitrice incallita. È un’immigrata adusa a mentire. Ha dei cattivi parenti ed ha mentito in tante occasioni.
È accertato che in questa vicenda non ha mentito ma cosa importa?
Oltre che donna, nera, immigrata è una che in qualche occasione ha mentito.
E allora cosa vuole? Il focoso Dominique è uno dei padroni del mondo, se gli viene una voglia deve chiedere il permesso a lei?
Fa quello che gli garba e se lei è educata deve dirgli anche grazie.
Conclusione: Strauss-Kahn è libero. Non perché ritenuto innocente, ma perché è Strauss-Kahn ed ha violentato solo una cameriera nera che qualche volta ha mentito. L’ha lasciato libero quella giustizia americana che tanto ci aveva atterrito mostrandocelo in catene.
Ophelia probabilmente perderà il posto di cameriera, l’unica sua fonte di sostentamento e sarà rispedita in Africa.
Chi poteva dubitare dell’intelligenza, della tenacia, della capacità di lottare di uno come Strauss-Kahn? Gliela farà pagare cara a quella “cosa” che ha osato reagire. Colpirne una per educarne cento. Gli uomini così ricchi e potente le donne di più basso rango le prendono o le comprano. Stop.
Quando tornerà in Francia in tanti lo accoglieranno da trionfatore.
Per fortuna in Francia e in America, in Europa e nel modo le donne sono in maggioranza. Solo loro potranno salvarci da questo orrore. Speriamo si incazzino presto.
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