domenica 31 luglio 2011

Leontinoi

Oggi prendo spunto da una segnalazione del mio amico e prezioso infermiere Franco Di Mauro. Mi mostrava un articolo pubblicato su La Sicilia di sabato 30 luglio in cui si parlava del cosiddetto Parco Archeologico di Leontinoi.
Tralascio le questioni di attualità, immagino note a tutti, mentre mi sembra utile una riflessione.
È ormai dal 2005 che il Parco è chiuso al pubblico. Sporadicamente vi si è svolta qualche iniziativa.
È chiaro che tutto ciò ha a che fare con la crisi economica che stiamo attraversando, con i tagli occupazionali che riguardano oramai ogni settore della nostra vita, insomma, con difficoltà che vengono da lontano.
E tuttavia mi sento di dire che ancora più a monte c’è un equivoco che andrebbe sciolto.
Quasi sempre si misura l’importanza di un bene in relazione al ritorno economico (evidentemente, legato al turismo), ma, contraddittoriamente, la sua gestione viene lasciata totalmente in mano alla Sovrintendenza, la quale si occupa precipuamente, della ricerca, della conservazione e della valorizzazione del bene secondo la sua importanza scientifica, storica, documentale. Credo che da questa prima contraddizione qualche problemuccio, alla fin fine, nasca.
Ma c’è una contraddizione ancora più grande. Non tutti i beni ricadenti nell’area provinciale hanno la stessa importanza dal punto di vista scientifico. Non tutte le pietre portate alla luce raccontano brani di storia di uguale interesse.
Per portare un esempio banale e senza toccare neppure la straordinaria Siracusa, vogliamo mettere ciò che raccontano i blocchi di Leontinoi e ciò che racconta il teatro greco, il Bouleuterion, i resti del Tempio di Afrodite e i Santoni di Palazzolo Acreide?
Una sovrintendenza che ha la giurisdizione sugli immensi tesori di Siracusa, su quelli di Palazzolo Acreide e su Leontinoi, se si trova a corto di personale, cosa dovrà sacrificare per primo se non il Parco di Leontinoi?
Allora cosa si fa? Si ribalta tutto. Gli scavi di Leontinoi hanno messo in luce una pagina di storia che per noi che abitiamo questa contrade è di importanza fondamentale. La nostra storia non può essere gestita come una risorsa economica (comunque, non lo diventerà mai) né come un bene tra i tanti della provincia.
Quelle pietre raccontano la storia NOSTRA e noi abbiamo il dovere (e l diritto) di metterci qualcosa di NOSTRO, in termini economici, di volontariato e idee per fruizione.
Dovremmo inventare una soluzione nuova, un organismo che veda insieme, corresponsabili, la Sovrintendenza, la Provincia Regionale, i comuni di Lentini e Carlentini e le stesse popolazioni,attraverso le Associazioni più qualificate.
Non dobbiamo dimenticare che gli scavi di San Mauro furono avviati non solo per volontà delle scienza e delle istituzioni (Sovrintendenza, prof. Rizza, prof. Adamasteanu), ma anche per effetto della formidabile spinta di nostri concittadini (il Centro Studi, il prof. Ciancio, l’avv. Sgalambro, il geom. Carlo Lo Presti, l’ing. Carlo Cicero, ecc. ecc.)

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