L’incontro di tante donne italiane a Siena, il 10 e l’11 luglio, per dare un suggello e una direzione alla travolgente manifestazione del 13 febbraio è stata la nota più bella di questa prima parte d’estate.
Quei sorrisi, quei colori, quei suoni, quei volti determinati e pieni di speranza, le parole chiare e consapevoli erano di donne, ma appartenevano all’intera società, almeno alla società che lavora e quella che vorrebbe lavorare, alla società equa e pacifica, quella che non corrompe e non si fa corrompere.
Il fatto che i telegiornali Mediaset, RAI 1 e il GR1 abbiano fatto tanti sforzi per nascondere la notizia ci fa pensare che dall’11 luglio c’è qualche buon motivo in più per stare un po’ meglio in Italia.
Pochi giorni prima di questa boccata d’aria nuova c’era stata una sentenza a mio parere significativa. Quella che condanna il frate francescano Fedele Bisceglia a nove anni di carcere per stupro e violenza continuata su una suora. È importantissimo che la giustizia sia entrata tra le mura spesse e altissime di una casa d’accoglienza. Non possono esserci zone franche per chi viola le leggi. Ma ancora più importante è che una suora si sia affrancata da quella sorta di omertà che sovrintende a tutte le comunità chiuse per chiedere di essere liberata dalla violenza.
Mi viene in mente quella ragazzina di Alcamo che 46 anni fa ruppe il muro dell’omertà e dell’ipocrisia e denunciò il proprio violentatore. Oltre che la vendetta dell’uomo, che nel caso specifico era anche un mafioso, lei sapeva che avrebbe dovuto affrontare quella di una società chiusa e gelosa dei propri turpi segreti.
La suora vittima di Fedele Bisceglia mi ricorda Franca Viola, una piccola grande eroina, e non solo perché anche lei è siciliana, di Barcellona Pozzo di Gotto
martedì 12 luglio 2011
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