Undici anni fa moriva Graziella Vistrè: una femminista ante litteram che Lentini preferisce non ricordare Forse è inutile sperare che Lentini voglia ricordare Graziella Vistrè. Essa è tra le poche città d’Italia che da due legislature non riesce ad eleggere una donna in Consiglio Comunale. Né ne ha alcuna in Giunta. Graziella Vistrè, invece, fu consigliere comunale per quasi vent’anni e assessore per una decina. Ma per tutti gli anni in cui rimase a Lentini (fino all’82) fu principalmente e senza interruzioni sindacalista e operatrice di patronato. Una presenza scomoda, insomma. Un esempio pericoloso. Giunse a Lentini, da Bagheria, nel 1962, lo stesso anno in cui, a dicembre, compì cinquant’anni. Un’età in cui a quell’epoca una donna era considerata (e si considerava) vecchia, ormai inadatta a qualsiasi attività. E fu un ciclone. Dedicò tutte le sue energie all’emancipazione delle donne lavoratrici (le “’ncattatari”). Si batté contro il loro sfruttamento nei magazzini e per l’equiparazione salariale, per i servizi igienici riservati alle donne (oggi è difficile perfino immaginarlo, un problema di questo tipo, vero?), contro le molestie sessuali, contro le violenze nell’ambito familiare. Nel film “Graziella fumava le alfa” Luigi Boggio racconta di avere assistito a “lezioni” che la Vistrè teneva per le donne lavoratrici, alla Camera del Lavoro, sul Piano Regolatore Generale, nei primi anni ’70. Molti la ricordano ancora, con la voce roca e la sigaretta senza filtro sempre in bocca. Fumava le alfa, forse per fare capire agli uomini che non si sentiva inferiore a loro neanche sul piano fisico. Sarà per questo che tra gli uomini (anche politici) di allora non godeva di grandi simpatie, mentre le donne la adoravano. È comprensibile. È meno comprensibile che anche molti uomini (politici) di oggi continuino ad avere tanta paura da non accogliere l’invito a dedicarle una via. Ancora meno comprensibile è il fatto che quelle poche donne che si occupano di politica oggi a Lentini non riescano a provare sentimenti di affetto, di gratitudine, di solidarietà nei confronti di una donna che faceva la stessa cosa in tempi difficilissimi, da mosca bianca, con dentro un grande senso di solitudine. Graziella nacque a Gela nel 1912 da famiglia bagherese. Morì a Palermo, ospite del fratello. Ma lei si dichiarava bagherese e lentinese. È seppellita a Bagheria. Sulla sua modestissima tomba c’è scritto “Le lotte in difesa del lavoro sono una garanzia per la conquista del diritto ad una vita civile”. Domenica 13 aprile cadrà l’undicesimo anniversario della sua morte. A Bagheria si è già deciso di intestarle una via e, per l’occasione, proiettare per la seconda volta il film di cui è protagonista e tenere un convegno su di lei, sui suoi tempi, sulla questione femminile in Sicilia. La coincidenza delle elezioni ha fatto slittare tutto al mese di maggio. A Lentini pare ci sia la volontà diffusa di fare dimenticare una donna scomoda, combattiva, senza paura. Diffusa negli ambienti politici, all’interno dell’amministrazione comunale, tra tanti ex sindacalisti, tra le poche donne che si occupano di politica a Lentini. Qui da un anno giace senza alcuna risposta il suggerimento di dedicarle una via. Troppo combattiva e senza paura, Graziella. E, per molti, anche sgradita “pietra di paragone”.
(Pubblicato su "Murganzio")
mercoledì 25 giugno 2008
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
1 commento:
Perche non:)
Posta un commento