L’avvocato
Aldo Failla, sempre lui, sempre grande, ha lanciato un grido di dolore per lo
stato di abbandono in cui si trova la chiesetta rupestre di San Giuseppe il
Giusto, qualche centinaio di metri sopra il cimitero di Lentini (contrada
Ciricò) ma sul territorio comunale di Carlentini.
Qualcuno
ha raccolto con serenità questo grido, qualcun altro non ha perso l‘occasione
per utilizzarlo per le proprie strumentalizzazioni politiche (peraltro fuori
luogo, visto che il sito è in stato di abbandono da circa settant’anni),
degradando un sogno a misera arma contundente per colpire l’oggetto della sua
acredine.
A Lentini
dobbiamo sopportare con pazienza questi soggetti, ma in compenso abbiamo altri personaggi, in
primis proprio Aldo, grazie ai quali qualcosa si combina. Aldo, per esempio, è
quello che ha messo su un’associazione per comprare la scrivania di Giovanni
Falcone, altrimenti perduta, senza perdere tempo a criticare chi non l’aveva
fatto prima di lui; poi c’è Enzo Caruso con i ragazzi dell’associazione
P.A.C.E., che dapprima hanno avviato un magnifico lavoro di volontariato in
difesa dei randagi, poi hanno installato la statua di Gaetano e infine hanno
“adottato” piazza Taormina, facendola diventare un gioiellino; poi ci sono
questi splendidi ragazzi che di notte vanno a sistemare la aiuole di Lentini,
fino ad arrivare ai giovanissimi Giorgio Franco, Danilo Daquino, ecc. E gli esempi non finiscono qua.
Quello che
voglio dire è questo: troppo spesso i brontoloni senza costrutto, i
“mi-lamento-di-tutto quindi esisto”, quelli che “Lentini fa schifo”, i
rancorosi, gli inaciditi, troppo spesso questi soggetti, dicevo, si tirano
dietro altri senza personalità e senza autonomia di pensiero.
Io sono
tra quelli che hanno scelto da tempo ben altri maestri, quelli che FANNO: ieri
Carlo Lo Presti, Carlo Cicero, l’avvocato Sgalambro, il professore Ciancio e C.,
oggi Maria Arisco, Pippo Cardello, Elio Cardillo, Enzo Caruso, Aldo Failla, i giovani
“friarielli” di Lentini, Enzo Laezza.
I
pessimisti dicono che Lentini è quella dei primi, io dico che è quella dei
generosi, dei sorridenti, dei sereni, dei senza mugugni e dei costruttori di
serenità e bellezza..
E allora
dico: facciamo come questi ultimi: SAN GIUSEPPI U GIUSTU RECUPERIAMOLO NOI.
Anche
perché non c’è nessun altro in grado di farlo: non il comune di Lentini, perché
non cade nel suo territorio, né quello di Carlentini, perché con i suoi
abitanti non c’entra niente.
SOLO NOI
POSSIAMO E SOLO NOI DOBBIAMO lavorare per il suo recupero.
Almeno per
tre ragioni che sintetizzo così: i Templari, il sommacco, S. Eligio.
I Templari
perché furono essi ad innalzarla, nel XIII secolo (Pisano Baudo . Storia di
Lentini), dopo avere ottenuta la concessione di pescare nel fiume Lentini (oggi San Leonardo).
Il
sommacco perché è una pianta che dal 1600 al 1800 portò molta ricchezza in
Sicilia (dalla corteccia e dalle foglie si estraeva il tannino, necessario per
la tintoria e per la concia delle pelli), di cui si fece larghissima
esportazione, specialmente in Inghilterra. Attorno alla chiesetta ce n’è una
rigogliosa piantagione prepotentemente sopravvissuta ai tentativi di
sostituirla con un agrumeto.
S. Eligio
è il nome della stupenda vallata che divide il colle S. Mauro da quello di
Ciricò, e dalla chiesetta può essere ammirata in tutta la sua commovente
bellezza.
Assieme ad
Aldo Failla ho creato questo gruppo con la speranza che siano in tanti ad avere
l’opportunità di fare qualcosa di storico e di importante per Lentini.
Aderite e
scrivete tutto quello che volete: domande, suggerimenti, idee, critiche,
indicazioni, ricordi, racconti, leggende, poesie,canzoni. E mandate foto, tutte
le foto che avete.
Stiamo per
fare qualcosa di storico, faremo in modo che non sia dimenticato.